bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 30 maggio 2019

il Cartone di Raffaello



il cartone di Raffaello
preparatorio per l'affresco La scuola di Atene, Stanze Vaticane




“Tutte le nostre scelte di allestimento, a partire dalle sequenze di avvicinamento al grande Cartone, sono pensate per preparare il pubblico alla visione di un’opera che trattiene – intatta – in sé una mirabile congiunzione di significati, essendo al tempo un’opera finita e tuttavia destinata a preparare un’opera conclusiva”. Ha commentato così Stefano Boeri l’allestimento della nuova Sala del Cartone di Raffaello nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano realizzato dal suo studio. 
Aperta al pubblico dal 27 marzo scorso, la stanza è concepita per ospitare il Cartone preparatorio per l’affresco della Scuola di Atene ai Musei Vaticani, un disegno realizzato interamente per mano del maestro urbinate e tornato visibile dopo quattro anni di restauro. L’opera è protetta da una grande teca con lastra di vetro unica antiriflesso e ha di fronte un tavolo didattico in legno di quercia massello ricavato da un tronco unico vecchio di 150 anni. “Abbiamo voluto”, spiega Boeri, “che nella sala fosse presente anche un grande tavolo di legno massello perché volevamo che la contemplazione dello straordinario disegno che rappresenta una Scuola diventasse esso stesso lo spazio di una Scuola. Il tavolo didattico trasforma infatti la sala 5 della Pinacoteca Ambrosiana in una scuola silenziosa e potente, dove il pubblico potrà alternare la visione del Cartone e la lettura dei testi storici che ne spiegano l’origine, la storia, il significato profondo”


i protagonisti principali sono Platone (in centro, con la mano destra che indica in alto) e Aristotele, con il palmo questa volta rivolto verso il basso. ai loro piedi, c’è il solitario Diogene il Cinico. Attorno, i grandi pensatori del mondo antico. Tra cui, nel consesso di filosofi sulla destra, il fondatore dell’astronomia Zoroastro (l’uomo con la barba che regge il globo celeste) intento a parlare con Tolomeo (la persona di spalle con una corona); poco distante Euclide col suo fedele compasso; e, a sinistra, Pitagora rapito dalla scrittura, con tre ragazzi che simboleggiano le tre età nelle quali si deve insegnare la matematica ai giovani. vi è pure Socrate, distinguibile per le sue fattezze.
nel cartone non sono presenti tutti i personaggi poi figurati nell'affresco, certamente manca tutta la struttura architettonica bramantesca con i punti prospettici di fuga, manca l'autoritratto di Raffaello e la figura di Eraclito seduto pensoso in primo piano, con il volto di Michelangelo.

il cartone è composto da circa 210 Fogli Reali  tagliati a metà e uniti insieme sopra i quali fu data una mano di colla animale e disegnate le figure a carboncino e biacca per mano di Raffaello. in molti punti è bucherellato per servire allo spolvero, sebbene non sia stato posato direttamente a parete ma sopra altri fogli utilizzati per realizzare i contorni della pittura muraria realizzata nella Stanza della Segnatura in Vaticano nel 1508 per papa Giulio II. probabilmente è servito anche come anteprima da mostrare al committente.

detto tutto tutto ciò la visita è molto emozionante, dotata di uno strepitoso allestimento, curato e riflessivo, dedicato e venerante.
è un'opera d'arte perchè si avverte il talento del grande maestro, perchè è ancora più vicino dell'affresco, perchè le figure sono lì, disegnate e segnate, pensate e tratteggiate, perchè è lavoro da artigiano, è costruzione di bellezza in una sapienza straordinaria e infinita. è un miracolo di arte e di restauro.

mercoledì 29 maggio 2019

Di Maio povero cristo

potrei dire che mi fa pena per la sua inettitudine ma non è vero. 
penso che il povero cristo non abbia capito un granché e la sua insipienza, che non è un male in sé ma se ci governa invece si, è tanto grande quanto la sua ignoranza e cecità politica, é tanto più grave quanto più noi la paghiamo carissima. 
il reietto in ginocchio della politica italiana non comprende che questo governo in tandem con il dittatore dello stato libero di bananas è ciò che gli ha consentito di ottenere questo risultato planetario, altrimenti improbabile. é l'associazione ai 5 stelle, immaturi ed incapaci, che consente al panzone di esercitare il suo potere tonante con il vangelo in mano, è l'azione di schiacciamento di un alleato così inetto che gli permette di emergere come vincente. come un vero bullo, ma alle scuole medie, direi alla buona. 
re erode non mollera' mai un contratto così proficuo, che fa tanto bene alla lega di ferro quanto fa male agli associati, anzi già lo incentiva sulle ceneri degli umiliati arsi vivi dal fuoco di Drakaris, un'alleanza che gli porta voti e gloria e man bassa su tutto, che gli garantisce di non lavorare al ministero che gli spetterebbe per stipendio ricevuto e di far propaganda e show cooking in stato permanente, di profetizzare chiusure e confini d'acciaio come se non ci fosse un parlamento. 
da solo al governo non avrebbe modo di esibire questa boria che gli viene presentata su un piatto d'argento da un alleato in stato di opposizione cronica, pure con se stesso. 
salvini vince perché i frollini perdono, brilla di luce riflessa, piace perché i topolini annegano, cammina sulle acque perché inventa confini in mare, si ciba di scarti, quelli della grande paura che coltiva magistralmente ogni giorno, emerge arrogante, zitti tutti!, alle grida di indignazione delle opposizioni (e basta con le petizioni e raccolte firme, gli facciamo solo un piacere...). 
salvini vince e stravince in questo governo, e solo in questo, e quanto bene lo sa, e i frullini di grillo perdono voti da emorragia irrefrenabile, ciechi e ignoranti di politica, stritolati da chi sa far buon uso della voce forte, dalla politica securitaria che piace tanto, per ora, a una parte, comunque una parte, degli italiani. 
ho sempre pensato che sarebbero stati solo di passaggio, seppure incravattati e botulinizzati in sorriso permanente, gli stellari moriranno agonizzanti tra breve, già corrotti dal sapore del potere che li avvelena fino a morirne. come Geoffrey che agonizza alle sue nozze, una morte infame, già scritta al suo apparire. 
datevela a gambe, cari stupidi ragazzi, uscite da questo governo. svegliatevi. siete bullizzati: ai corsi base a scuola lo dicono, reagire e denunciare, alzarsi e andarsene, pena l'annientamento.

go Majorino go

BUON CAMMINO ​
Per capire le ragioni della bella affermazione elettorale di Pierfrancesco Majorino a queste elezioni Europee basta guardargli le scarpe: ha le suole sempre consumate, per il suo girare costante, ostinato e appassionato per tutti i quartieri di Milano, ad ascoltare le voci di chi si trova in difficoltà, a misurare l'estensione delle faglie di esclusione sociale ed economica che attraversano il territorio urbano, a verificare quanto efficaci siano le azioni che vengono attuate per ricucire, includere, accogliere, riscattare. I territori d'Europa sono troppo vasti per essere esplorati come Pier ha percorso le strade della città, ma sicuramente saprà indirizzare il Parlamento Europeo a mettere lotta alla povertà, contrasto ai disagi e soprattutto inclusione sociale finalmente in cima all'agenda delle cose, concrete e immediate, da fare per un'Europa delle persone. Non so chi siederà vicino a lui in Aula, ma a me, che sono stato suo compagno di banco in Giunta in tutti questi anni di lavoro con Giuliano Pisapia e con Beppe Sala, resta l'orgoglio di avere condiviso scelte giuste e coraggiose... e un po' di nostalgia per quelle scarpe, con le suole sempre consumate. Buon cammino in Europa Pierfrancesco! 
Filippo Del Corno
(da Sinistra Italiana)

lunedì 27 maggio 2019

un Pisapia della madonna



io volevo vedere gli ultimi dati delle elezioni perchè sono piena di orgoglio per la mia città che vota alla grandissima Pisapia (71.000 preferenze, primo a Milano che stacca il panzone flaccido con la felpa e il berretto di 15.000 voti) e brucia in velocità i marrani stolti come Salvini e Berlusconi, alla faccia degli illusi bifolchi che stamattina gridavano a Sala -zorro for ever- che il tempo delle lega era ormai compiuto e che se ne andasse a casa.
invece, miei cari, Milano tiene duro, città unica in italia, mon amour, con il PD al 36% che fa ciao ciao con la manina ai leghisti codardi con il rosario in mano. 
dovrete pregare la madonna per poter governare qui.

e invece trovo il video di Soldi di Mahmood interpretato nella lingua dei segni da Hanneke de Raaf.
la dedico alla mia città del cuore, l'unica in cui potrei vivere.
e forza Majorino, ti lascio andare solo perchè so che farai bene.

un abbraccio
Rossa

venerdì 24 maggio 2019

Là dove tu non sei, là c'è la felicità!

pianocity rovinato dalla pioggia.
indubbiamente.
non ho messo piede ai giardini della GAM, sentire i concerti in piedi e con l'ombrello non mi è sembrato divertente.
in compenso, previdente sul meteo!, ho ascoltato la terza e quarta sinfonia di Brahms all'Auditorium (con discreti effetti di estasi generalizzata) e, comunuque, mi sono concessa alcuni concerti.
qualche boiata l'ho sentita, al simpatico locale Colibrì, ero solo di passaggio forunatamente, una coppia, tipo M.M.Duo, di simpatiche ragazze mi ha letteralmente stesa al suolo per l'imbarazzo, due scolarette al saggio di fine anno avrebbero fatto meglio, pensavano di suonare invece era un calesse.
mi sono decisamente consolata domenica, in una strepitosa sala della Casa degli Atellani, con la piano lesson di Roberto Prosseda sugli improvvisi di Schubert op.90.
due ore di ascolto ragionato, lo splendido pianista ci ha accompagnato nel linguaggio della musica, che non conosco e me ne rammarico moltissimo ormai fuori tempo massimo della mia vita, in particolare ha preso per mano me e mi ha condotto in una strada senza uscita, la musica del primo improvviso mi ha scosso in modo irrimediabile procurandomi una sensazione di angoscia invincibile.
la musica mi parlava, e io la capivo, sono stata malissimo, ho provato una tristezza infinita, mi sono sentita senza scampo, perduta, la vita era altrove e io non l'avrei mai più riavuta per me.
mi sono profondamente vergognata delle mie lacrime e dei miei singhiozzi, ero fuori di senno, con un pesantissimo fardello sulla coscienza, uno sfregio dei sentimenti.
io so cos'è, e Schubert me lo ha ricordato. 

Der Wanderer (Il viandante), op. 4 n. 1, D. 489
Lied per voce e pianoforte
Musica: Franz Schubert (1797 - 1828)

... lo vago silenzioso, infelice,
e sempre mi domando sospirando: dove?
E sempre: dove?
Una voce misteriosa mi risponde:
«Là dove tu non sei, là c'è la felicità».

con la luna nuova arrivò Enea

Con la luna nuova arrivò Enea. Strano che Marpessa non dormisse nell’atrio, come sarebbe stato suo dovere. Gli vidi il viso solo per un attimo, quando con un soffio spense la fiamma che nuotava in un bagno d’olio accanto alla porta. Il nostro segno di riconoscimento fu e rimase la sua mano sulla mia guancia, la mia guancia nella sua mano. Ci dicemmo poco più che i nostri nomi, non avevo mai udito una poesia d’amore più bella. Enea Cassandra. Cassandra Enea. Quando la mia pudicizia incontrò la sua timidezza, i nostri corpi persero ogni freno. Non avrei mai potuto immaginare come avrebbero risposto le mie membra alle domande delle sue labbra, quale sconosciuta sensazione mi avrebbe donato il suo odore. E di che voce sarebbe stata capace la mia gola. Ma non era opportuno che l’anima di Troia stesse a Troia. Il mattino dopo se ne andò con una schiera di armati.

Cassandra, Christa Wolf

giovedì 23 maggio 2019

PFM canta De Andrè

IL TESTAMENTO DI TITO
Tito:
"Non avrai altro Dio all'infuori di me,
spesso mi ha fatto pensare:
genti diverse venute dall'est
dicevan che in fondo era uguale.

Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.

Non nominare il nome di Dio,
non nominarlo invano.
Con un coltello piantato nel fianco
gridai la mia pena e il suo nome:

ma forse era stanco, forse troppo occupato,
e non ascoltò il mio dolore.
Ma forse era stanco, forse troppo lontano,
davvero lo nominai invano.

Onora il padre, onora la madre
e onora anche il loro bastone,
bacia la mano che ruppe il tuo naso
perché le chiedevi un boccone:

quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.
Quanto a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.

Ricorda di santificare le feste.
Facile per noi ladroni
entrare nei templi che rigurgitan salmi
di schiavi e dei loro padroni

senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.
Senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.

Il quinto dice non devi rubare
e forse io l'ho rispettato
vuotando, in silenzio, le tasche già gonfie
di quelli che avevan rubato:


ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri nel nome di Dio.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri nel nome di Dio.

Non commettere atti che non siano puri
cioè non disperdere il seme.
Feconda una donna ogni volta che l'ami
così sarai uomo di fede:

Poi la voglia svanisce e il figlio rimane
e tanti ne uccide la fame.
Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore:
ma non ho creato dolore.


Il settimo dice non ammazzare
se del cielo vuoi essere degno.
Guardatela oggi, questa legge di Dio,
tre volte inchiodata nel legno:

guardate la fine di quel nazzareno
e un ladro non muore di meno.
Guardate la fine di quel nazzareno
e un ladro non muore di meno.

Non dire falsa testimonianza
e aiutali a uccidere un uomo.
Lo sanno a memoria il diritto divino,
e scordano sempre il perdono:

ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.

Non desiderare la roba degli altri
non desiderarne la sposa.
Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi
che hanno una donna e qualcosa:

nei letti degli altri già caldi d'amore
non ho provato dolore.
L'invidia di ieri non è già finita:
stasera vi invidio la vita.

Ma adesso che viene la sera ed il buio
mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di là delle dune
a violentare altre notti:

io nel vedere quest'uomo che muore,
madre, io provo dolore.
Nella pietà che non cede al rancore,
madre, ho imparato l'amore".

non capita spesso di ascolare La buona Novella di De Andrè
tanto più dalla voce poco potente ma simbolica di Franz Di Cioccio.
ma io c'ero ad ascoltare
per De Andrè, per la PFM

e mi sono divertita.
mi sono commossa.
ho cantato.
ho colorato.

non il misfatto, ma il suo annuncio fa impallidire

Sempre la stessa musica: non il misfatto, ma il suo annuncio fa impallidire, anche infuriare gli uomini, lo so dalla mia esperienza. E so anche che preferiamo punire colui che nomina il fatto, piuttosto che colui che lo compie: in ciò siamo tutti uguali, come in tutto il resto.
Cassandra, Christa Wolf

nella prefazione cita Saffo
Già torna a scuotermi Eros
che scioglie le membra,
doceamara, indomabile, oscura
belva.

il libro lo sto ascoltando, letto da Manuela Mandracchia.
l'ho comprato inconsapevole, ho visto anni fa Medea, della Wolf, a teatro.
lo ascolto ma ho stampato nella testa la copertina del libro. so di averlo.
sono certa.
è verde mi dico.
a casa c'è.
non so perchè ma a casa mia c'è.
l'ho preso dai libri della casa paterna?
ma non so perchè.
non so niente.
ma so che ce l'ho e che è in casa.
forse l'ho comprato per questo.
ho iniziato ad ascoltarlo e sono rapita, sono anche in difficoltà inizialmente perchè è un flusso di parole, e che parole, e richiede un'attenzione potente nell'ascolto.
ogni volta che rientro a casa mi dico, lo devo cercare.
e mi dimentico.
lo devo tovare.
e non mi ricordo.
lunedì finalmente lo faccio.
lo trovo.
ha una copertina verde.
mi siedo.
lo apro.
in prima pagina c'è una dedica.
di mio padre, ma non a me.
si firma Enrico, altrimenti sarebbe stato: papà
non so perchè questo libro sia qui, a chi è dedicato, perchè l'ho comprato, come mai lo sto leggendo.
non poteva capitarmi niente di più bello.

venerdì 17 maggio 2019

tango glaciale, nuovo mondo

ero una ragazza, avevo 19 anni.
e Tango Glaciale di Martone, gruppo Falso Movimento, Licia Maglietta, Tomas Arana e Andrea Renzi, mi fece esplodere.
non ricordo cosa vidi allora
nemmeno quel che ho visto adesso mi ricorda qualcosa.




non ho una gran memoria (mi perdoni Annie Ernaux), nè di me nè degli altri insieme a me.
la memoria del passato è un esercizio che non compio mai.
e non ricordo, ovviamente.
dimentico.
non coltivo la memoria ma un'esplorazione alternativa, personale, non attivata dal ricordo ma dall'indagine interiore.
questo spettacolo ha contato per me, frequentavo un gruppo di teatro al liceo, al 4° anno, abbiamo fatto uno spettacolo, guidato da Antonio Sixty (allora Out Off), ho visto decine di spettacoli teatrali, guidati dalla professoressa Brunetta (?, non sono sicura), mi ricordo, l'anno successivo al nostro spettacolo, di un tentativo di costruzione di una rappresentazione che a Tango Glaciale di ispirava con fumetti, storia noir, pistole e movimenti tableau vivant. poi il progetto naufragò, ma non la mia voglia di teatro.
devo ringraziare, genuflettermi, davanti a chi mi ha fatto, insieme ai miei genitori, il dono dell'amore per il teatro.
ieri l'ho celebrato al Teatro Parenti. rammento, allora, un senso di sorpresa, il teatro si fa anche così, luci suoni corpo musica. anche i nomi, le parole, mi attanagliavano, tango glaciale falso movimento. cos'é? lo voglio fare anch'io, anche io voglio fare parte di questo nuovo mondo. era il mio, credevo, nuovo mondo.

«Tango glaciale» costituiva l’abbandono del «paesaggio strettamente metropolitano» caratteristico degli spettacoli che fin lì aveva messo in scena, collocati nell’ambito della «nuova spettacolarità», e il passaggio a «un campo di frequenze mentali estremamente vasto, sia dal punto di vista spaziale che da quello temporale»
Mario Martone




mille di questi giorni, Tango glaciale



alpini adottatemi

non saprei come definire l'esperienza.
esaltante
commovente
umana
calorosa
vivificante
arricchente
non so.
è stato bello, davvero bello, un onore, avere gli alpini a Milano.
ero ad accoglierli in piazza Cairoli, ma li ho visti ovunque in città, accampati in ogni giardino, cordiali e allegri, collaboranti e attivi, li ho salutati al mercato, per starda, con una birra in mano, al parco Sempione alla Triennale, ovunque.
mi sono scorticata le mani per applaudirli, ho perso la voce con i miei viva!
ho raccolto sorrisi e ringraziamenti, una cosa che non mi succede mai.
mi hanno accolto con un viva la mamma e si sono fatti fotografare con me, mi hanno prestato un cappello con la sua luccicante penna nera, mi sono sentita una bambina felice.

alpini adottatemi, io ho bisogno di voi.

schizofrenia ipodopaminergica

un congresso di psichiatria, una desolazione. un flop totale di partecipanti, scarsissimi.
Ata hotel expo, postaccio, finto lusso in un casermone informe.
una segreteria organizzativa di basso livello, una boria a tratti odiosa, al telefono, alle mie proteste sui punti ECM, ho sentito cose irripetibili.
costi esorbitanti di partecipazione, mai sentiti prezzi così, per un numero di punti ecm irrisori, una vergogna, una truffa. infatti gli psichiatri non sono venuti, se non invitati. molti studenti, ma loro entrano gratis.
caffé 2 euro, un'insalata 18 euro, un corso extra "ad alta formazione" 78 euro.
tutto così.
consegno un questionario, del tutto volontario, un contributo alla grande causa della psichiatria italiana, e la hostess lo controlla con sufficienza. come mai? devo verificare che ci sia tutto, risponde acida. altre dopo di lei non saranno così sgarbate, per fortuna.
sala conferenze lurida, sulla moquette ci sono colonie di vermi che camminano, anche loro ubriachi di orrori psichiatrici.
e via dicendo.
la psichiatria si affanna ormai da molto nel darsi uno statuto di scienza esatta, soffre da sempre di una sindrome di inferiorità rispetto alle altre discipline mediche, cerca categorie dove non ci sono, cerca regole che non si applicano, cerca denominazioni ad aspetti imprendibili e indefinibili.
è inutile, psichiatria, la tua scienza è destinata all'approssimazione, siamo di fronte al soggetto, non a un cancro alla sua stadiazione, e il soggetto sarà ogni volta un'esperienza e avrà ogni volta una risposta diversa. psichiatria sarebbe, potrebbe essere, arte, se non fosse che gli psichiatri non sono artisti ma gente approssimativa, sbrigativa, paradossalmente la categoria medica che più dovrebbe saper vedere e leggere ed è invece cieca e ignorante.
giusto Mario Maj, super psichiatra napoletano che gode della mia stima, si interroga e finalmente scopre che esistono schizofrenie ipodopaminergiche, parla di diagnosi sovradimensionale. tradotto: lo psicotico non sempre delira. ma anche se non delira psicotico è. la psicosi ordinaria, direbbe Lacan. che grande scoperta: la dissociazione non passa solo dall'allucinazione uditiva, dalle voci, ma farlo capire, farlo passare, sarà dura.
ad oggi, se dici ad un collega di un pz psicotico - ma senza sintomi produttivi- lo sguardo prima sarà vacuo poi giudicante: ma cosa dici? quello non è uno psicotico. è un border è un isterico. parole cerotto.
ne ho sentite di ogni, ma so che Maj da solo non farà la differenza.
lunedì assisto a un corso sulle dipendenze ridondante di cose dette e ripetute che perdono senso, e  di noia.
unica gioia.
parla il farmacologo. c'è sempre un farmacologo che parla agli psichiatri.
e la luce si diffonde alta e chiara.
finalmente una relazione lucida e composta .
finalmente una logica dimostrativa.
finalmente delle idee, formalmente ben esposte.
giovedì di farmacologi non se ne sono visti, e la giornata è stata un naufragio.

è così mi divido tra la scienza dei farmaci e l'indeterminatezza del soggetto.
e infatti non mi capisce nessuno.

sabato 11 maggio 2019

piccole storie della vita - abuso

vado ai corsi dell'ordine dei medici per racimolare punti ECM, pena la radiazione dall'albo.
i corsi sono diversamente abili, a volte interessanti a volte imbarazzanti.
la mia attenzione non è volta però alla competenza dei provider dell'ordine, ma a chi li frequenta.
settimana scorsa ho sacrificato il mio riposo del sabato a un corso -di quelli imbarazzanti- sui disturbi dell'alimentazione in quello che è probabilmente il centro peggiore di tutta Milano, ovvero l'ospedale San Paolo. seduta davanti a me ci sono quella che devo ritenere essere un dottoressa, ma è solo la sua presenza al corso che mi fa supporre che lo sia, e un bambino.
un bambino, non avrà più di 8 o 9 anni, vestito in modo desueto, di fianco a quella che credo sia sua madre, ma solo la prossimità a quella che ritengo potrebbe essere una dottoressa è ciò che mi fa supporre che quella dovrebbe, o potrebbe, essere sua madre.
i temi del corso ve li lascio supporre, non è difficile, anoressia bulimia dimagrimento vomito dita in bocca pratiche di evacuazione e di svuotamento gastrico ricoveri contenimenti angoscia morte percentuale di mortalità genitorialità malata consunzione privazione cachessia e anche, ovviamente, qualche bella bella foto.
la domanda ce la siamo poste in alcune di noi della fila posteriore: è il caso di portare un bambino, per circa 4 ore, ad ascoltare temi che non sono propriamente adatti alla sua età? dottoressa madre abbandonata che deve aggiornarsi e non sa a chi lasciare il bambino? questa è la migliore delle ipotesi possibili. ce ne sono altre ma sono rimaste, in quella occasione, sospese.
questa mattina ho ancora abusato della mia pazienza e mi sono portata strisciando a un altro corso di aggiornamento: abuso fisico e sessuale di minori. ospedale Buzzi, aula magna.
devo specificare i temi trattati: violenza abuso maltrattamenti morsi botte cinghiate pedofilia sesso perversione ematomi fratture craniche e vertebrali sindrome da scuotimento morsi bruciature di sigarette, ma ancora non è tutto, si sa. non entro nei dettagli delle foto.
sulle ginocchia mi trascino verso una delle prime file ma, nonostante stia per morire, il mio sguardo si posa sulla fila dietro la mia.
indovina.
la mamma dottoressa e il suo bambino.
mi alzo, la forza dell'indignazione!, e la fisso.
la fisso a lungo, molto a lungo.
qualcosa mi si rivolta dentro e sento salire una rabbia inconsulta.
potrei davvero aggredirla verbalmente ma mi trattengo per via del bambino.
penso di non potermi sedere lì e mi allontano imprecando.
mi siedo ma mi dico che non posso nemmeno pensare di poter ascoltare queste lunghe ore di traumi infantili in presenza di un bambino e mi dico: cosa fare?
oltre alla denuncia di madre abusante e maltrattante e di trascuratezza psicologica, otre alla radiazione dall'albo dei medici, oltre alla ritrovata consapevolezza che la demenza e l'idiozia e l'incuria e il disadattamento risiedono in una laureata in medicina come in una emarginata con scolarità elementare,  mi chiedo se l'uditorio, fatto di donne pediatre navigatissime che da anni si occupano di abusi e violenza sui minori in ps e reparto, lasceranno correre.
so che, se lo faranno, lo so per certo, mi alzerò per dire che non si può fare lezione con un bambino in sala. non potrei sopportarlo, sono certa che mi verrebbe uno sbocco di sangue e una tachicardia a rischio infartuale con scompenso della mia povera malata valvola mitralica.
qualcosa mi salva dall'intervento a scena aperta e dal ricovero, ovvero l'invito della povera demente travestita da madre e da medico, ad alzarsi dal posto e sedere e di prendere il bambino con sé per parlare con le responsabili del convegno.
la signora con deficit cognitivo non sembra affatto turbata, alla fine dell'incontro, serena e contenta, pure sorridente, si siederà al suo posto fatto salvo che il bambino, a tende tirate, starà per tutto il tempo nell'area adiacente in compagnia dei ragazzi del desk a strafarsi di cellulare e di stronzate telematiche per altre 4 ore della sua vita e anche per le passate e future ore della sua triste esistenza in compagnia di una minorata mentale.
ecco, le ipotesi sospese sono cambiate e spero che si sia proceduto con la denuncia di caregiver colpevole di maltrattamento con segnalazione ai servizi sociali.

venerdì 10 maggio 2019

Milano per Gaber

Gaber, o meglio Giorgio Gaberščik.
ne parlavano ieri all'auditorium Gaber, appunto, la figlia di Guccini, legato da forte amicizia con Gaber, e il nipote di Gaber, Lorenzo Loporini, figlio di Dalia Gaberščik e di Roberto Luporini.
la vista di Gaber produce in me una commozione immediata. qualsiasi cosa faccia dica o canti o canti recitando.
con lui piango e rido molto, un ventaglio inaspettato di emozioni.
mi fa ridere da morire, le sue espressioni, come le sue mani, sono comiche divertenti esilaranti meravigliose.
ogni volta che ascolto il Conformista in video mi compiaccio del genere umano.
siamo capaci, noi umani, di mettere al mondo gente così.
io no, io faccio schifo, ma qualcuno ha messo al mondo Gaber.
sono devastata quando lo vedo invecchiato, le ultime immagini del 2001, le ho viste ieri, mostrano un uomo invecchiato male, trasfigurato, gonfio, brutto, devastato dall'età, e dalla malattia.
in quelle immagini si incarna l'invecchiamento drammatico e sfortunato, la trasformazione di una faccia straordinaria in una maschera di segni e di fossati deturpanti.
di Milano per Gaber ho ascoltato al Piccolo l'intervista con Paolo Conte ma purtroppo il giornalista parlava troppo, noiosamente, ha detto il doppio, il triplo, di più, delle parole di Conte, le uniche che mi interessavano.
ho ascoltato la presentazione del libro di Luciano Ceri al Chiostro Nina Vinchi.
ma ciò di cui sono affamata sono video, parole, immagini di Gaber.
ho avuto modo di vedere registrazioni di archivio in cui Gaber canta con Mina.
e questa coppia mi travolge e incuriosisce.
la loro diversità è così potente e scuotente che mi manda in confusione. vedo lei così diva, così magnifica, cosi appariscente, così dominante e vedo lui al contrario moderato, comico, intonato, ammiccante, intelligente e sfumato. cosa fanno insieme? si piacevano? cosa condividevano? come si pone la personalità cauta sottotono ma forte di Gaber con l'apparenza regale e divina di Mina?
non lo so.
il loro contrasto mi affascina.
penso che Gaber sapeva bene cosa faceva, lo ha saputo fino all'ultimo dei suoi respiri. nei suoi modi umili ed eleganti c'è un messaggio di libertà invincibile. Mina no, proprio no, sebbene strabiliante è dimessa, in quel confronto.

Lei non aveva parlato spinta dall’odio contro mio padre o il suo; aveva solo riso di loro, stesa sul mio letto circondata dai suoi capelli dorati.

Rebecca West è una meravigliosa scrittrice.
certamente, questa volta, Alessandro Baricco ha avuto ragione.
non so se La famiglia Aubrey è il migliore romanzo del 900 ma certamente è un bel romanzo.
ci si muove sull'onda di una narrazione intelligente e ricca, colma di spirito e di musica, in moto continuo tra un tempo della narrazione e il tempo immaginato di chi scrive, con un'andatura piacevolissima che punteggia la lettura di domande sul passato, poi sul presente, sul tempo del romanzo e di chi legge, tra annotazioni argute e dialoghi audaci.
una splendida inaspettata scoperta.

«Che papà giudiziosi devono aver avuto quelle signore». 
«Ma come fai a dirlo?», chiesi. 
«Non avrebbero potuto avere tutti quei meravigliosi vestiti e quei gioielli e quelle piume e quei mantelli, né avere quell’aria così serena e soddisfatta, se i loro papà non fossero state persone tranquille e non avessero provveduto a tutte queste cose». 
Questa era un’idea nuova per me, e ne fui colpita. Per temperamento ero portata ad accettare il patriarcato come qualcosa di naturale. «Ma i papà hanno così tante cose a cui pensare», dissi vagamente. «Davvero?», ribatté lei. «Si riservano poco tempo per pensare, fanno una tale questione di ogni cosa. Oh, davvero», disse ridendo, «sono così stanca di tutto questo. È come con i tori. Perché mai un toro dovrebbe muggire e battere a terra gli zoccoli e soffiare dalle narici e inseguire i poveretti che attraversano il campo solo perché è un toro? Non credo ci siano più difficoltà a fare il toro di quante ce ne siano a fare la mucca». Sollevò i piedi e si sdraiò sul letto, i ricci dorati che si riversavano sul mio cuscino, e rise rivolta a me. «Sciocchi papà, davvero sciocchi». 
«Ma la mamma dice che la mente degli uomini è completamente diversa dalla nostra, non migliore, ma diversa, e sanno fare delle cose che noi non siamo in grado di fare». «Oh, non sto parlando del loro lavoro», disse Rosamund, «sono le situazioni in cui si mettono. Tuo padre continua ad agitarsi per il mondo che è destinato alla rovina. Ma cosa significa se non che un mucchio di gente vivrà come lui ha fatto vivere te e la tua famiglia? E se mio padre è così cupo perché la vita è terribile, perché fa così poco per renderla meno terribile per la mia mamma e me? Se è così indignato al pensiero di tante brutture, come mai non gli viene in mente che la mamma e io abbiamo le stesse probabilità di esserne toccate di chiunque altro e non fa in modo di farci vivere serenamente?». «Sì, sono orribili, se ci pensi davvero», dissi io. «Ma non possono fare altrimenti. Nessuno insegna ai tori a muggire e a scalpitare, è una cosa innata. Ora però dobbiamo andare. La mamma ci sta chiamando». Non diede il minimo accenno ad alzarsi, e continuò: «E pensa a quanto sembreranno stupidi col passare del tempo». «Quando? Perché?», chiesi, con una certa asprezza. Avevo l’impressione che fossero discorsi irriverenti. «Be’, stando a quel che dicono il mondo è destinato ad andare sempre peggio», spiegò. «Sia il tuo papà che il mio sono molto intelligenti. Quindi la vita non è così dura oggi come lo sarà quando saremo cresciute. Ma i nostri papà se la stanno cavando molto bene nel presente. Qualcuno arriva sempre a salvare tuo padre all’ultimo momento, e il mio guadagna un mucchio di soldi. Ma per quel che riguarda te e me, e Cordelia e Mary e Richard Quin, tutti i problemi che i nostri padri hanno previsto si abbatteranno su di noi. Saremo noi che dovremo sopportare le prove più dure e compiere gesti eroici». Proruppe in una risata che era maliziosa, ma aveva una nota di dolcezza. «E allora i papà sembreranno solo dei gran pasticcioni». 
Ero stupefatta mentre scendevamo le scale. Non era una conversazione tanto sorprendente per un periodo in cui il femminismo si stava diffondendo come un incendio in una foresta, anche in famiglie come la nostra, dove veniva violentemente contestato dai padri e le madri avevano troppo da fare per pensarci, famiglie nelle quali non arrivava alcun genere di letteratura di propaganda. Dopo tutto, solo un anno o due ci separavano dall’età in cui saremmo potute andare all’università, se ne avessimo avuta l’intenzione, ed era probabile che molte universitarie all’epoca parlassero dei loro padri con la stessa mancanza di rispetto, anche se non con quella noncuranza. Ma io ero sbalordita come alla festa di Nancy, quando Rosamund, che tutti credevamo priva d’orecchio musicale, si era voltata verso di me facendomi notare che il piano era leggermente scordato. Non criticava mai nessuno. I suoi commenti erano invariabilmente benevoli. Quando noi ci eravamo scagliati contro Cordelia per il suo modo di suonare il violino, lei ci aveva sempre fatto notare (cosa che in seguito si dimostrò essere il vero nocciolo della questione) che era molto affascinante quando suonava, e quasi nessuno aveva dei bei gomiti mentre i suoi erano bellissimi. Ma ora Rosamund aveva inferto un colpo d’ascia alla radice di un albero che io non mi curavo di identificare; e mi dava anche fastidio che lei si prendesse gioco di quel che provocava il suo sdegno. Nella nostra famiglia, quando si odiava lo si faceva senza alcun senso dell’umorismo, e ora penso che quello sia l’unico modo leale di combattere. Non si colpiscono le persone sotto la cintola né le si priva della loro dignità. Ma dovevo ammettere che in questo caso era diverso. Lei non aveva parlato spinta dall’odio contro mio padre o il suo; aveva solo riso di loro, stesa sul mio letto circondata dai suoi capelli dorati. 

giovedì 9 maggio 2019

Tadao Ando, acqua e luce

chiesa di luce







Tadao Ando.
in queste chiese vorrei pregare anch'io.
la croce l'acqua la luce gli spazi, tutti simboli dello spirito, oltre qualsiasi connotazione religiosa.

chiesa di acqua