bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

lunedì 31 gennaio 2011

stilla

caldo
intimo
rilassante
aria blu quasi azzurra
respiro liquido poi denso
battito
solitudine profumata e levigata
pelle bambina porosa liscia
accudimento
gocce di sudore balsamico
nuda guardo tocco accarezzo
saponi unguenti tessuti umidi caldi
capelli unghie curve seno fianchi cosce
desiderio masturbazione
il mio corpo dentro, me viscerale, le mie mucose, ovunque, sangue e cuore
mio interno da sentire penetrare
godimento
introflessioni del corpo le mucose sensitive
uomo fuori donna dentro
uomo esterno donna interna
io dentro, tutti i sensi.
batte il cuore accelerazione eccitazione da batticuore
decelerazione pausa
una pausa
pause di godimento arresto del pensiero
concentrazione non esclude il pensiero
momento senza mente
solo uno, quello.
trattamento del sultano
regalo sublime
spuma di sapone acqua di rose e petali corpo mani e piedi
orgia di sensazioni
venuta di attenzioni


"È da molto che sogno di andare all'hammam. Faccio la doccia ogni mattina, ho una cura quasi ossessiva della mia igiene personale, eppure mi sento sporco. Mi manca l'hammam. Più che nostalgia dell'infanzia, anni avvolti nel vapore e intrisi di immagini sfocate, un tempo in cui l'innocenza ci permetteva di accompagnare le nostre madri in quei luoghi di ambigua intimità, il bagno moresco è uno spazio privilegiato, una specie di segreto che ogni bambino marocchino custodisce gelosamente nella propria memoria." (Tahar Ben Jelloun, Hammam)

mercoledì 26 gennaio 2011

fellinianamente donna

come dire, un sogno ad occhi aperti, di quelli magici indimenticabili sedimentati in memoria.
la più grande illusione la dice Guido (un inarrivabile Mastroianni), malato di sogni, immerso nei sogni, confuso con i suoi sogni, calato nella vita quasi per caso, indolente e inerme, sostenuto solo dallo sguardo delle donne:
"Mie care, la felicità consiste nel poter dire la verità senza far mai soffrire nessuno".
e naturalmente, lo sappiamo, questo è veramente un sogno: la felicità non si basa sulla verità caso mai sul compromesso con l'ignoto, quasi sempre. non insorgano i moralisti bacchettoni a dirmi che la verità esiste. ognuno la traveste a proprio modo, mascherandosi dietro i propri sintomi, in compagnia di fantasmi e sotterfugi. ogni relazione, anche e soprattutto quelle felici, si fonda sul mistero del non detto.
ma forse Fellini si riferisce all'onestà di essere ciò che siamo.

qui le donne sono donne. solo donne e infinitamente donne.
belle brutte magre grasse cellulite e smagliature eleganti straccione pazze metodiche intelligenti svampite sofisticate grossolane.
donne.
grazie Fellini, incondizionatamente grazie.
apprezzo infinitamente l'onestà di una visione che non nasconde l'universo maschile dietro compromessi inverosimili e, di fatto, introvabili. l'uomo vive di molte donne, le donne desiderate dell'infanzia, la madre le balie e il sogno erotico primordiale, la Saraghina, che tutto è, nell'immaginario sessuale e carnale, tranne che bella, le donne angelicate trasparenti di una bellezza eterea -una stupefacente Claudia/Claudia Cardinale- le donne mogli che assolvono il dovere dell'assistenza e dell'insofferenza, le donne amanti svampite ma sempre disponibili, le donne degli altri, le donne avute e che si avranno. le donne della vita di un uomo.
nella vita di una donna c'è un uomo. una donna cerca un uomo nel completamento della sua totalità in un rapporto esclusivo.
nella vita di un uomo ci sono molte donne, perchè l'uomo vive in modo parcelizzato mai totalizzante investendo solo parzialmente. la donna, per l'uomo, è un simbolo e non la totalità, un pezzo mancante non l'interezza. all'intelligenza delle donne saperlo, accettarlo e apprezzare la parte che compete loro. questo è gioco delle parti, inutile cambiarlo, inutile appiattirlo, inutile sembrare uguali. l'eros si nutre della differenza, della diversità e del contrasto, della mascolinità opposta e complementare alla femminilità, non della parità dei sessi.


Claudia: Della storia che mi hai raccontato non ho capito quasi niente. Ma scusa, un tipo così, come tu l'hai descritto, che non vuol bene a nessuno, non fa mica tanta pena sai? In fondo è colpa sua. Che cosa pretende dagli altri?
Guido: Perché? credi che io non lo sappia? Come sei noiosina, anche tu.
Claudia: Ah ma non ti si può dire proprio niente! Quanto sei buffo con quel cappellaccio truccato da vecchio! Io non capisco, incontra una ragazza che lo può far rinascere, che gli ridà vita e lui la rifiuta?
Guido: Perché non ci crede più.
Claudia: Perché non sa voler bene.
Guido: Perché non è vero che una donna possa cambiare un uomo.
Claudia: Perché non sa voler bene.
Guido: E perché soprattutto non mi va di raccontare un'altra storia bugiarda.
Claudia: Perché non sa voler bene.
 
siamo diversi, sentimentalmente e sessualmente diversi. la vera forza delle donne è non dimenticarlo mai e non sembrare diverse da ciò che sono. Guido Anselmi è solo, unico, è il giocoliere mentre le donne sono tante, molte, miriadi, alla fine meravigliosamente applaudite nella parata circense finale, alla fine tutte appagate nel ruolo che sosterranno nel grande unico film finale, quello della vita.


Ma che cos'è questo lampo di felicità che mi fa tremare e mi ridà forza, vita? Vi domando scusa dolcissime creature non avevo capito, non sapevo, com'è giusto accettarvi, amarvi, e com'è semplice. Luisa, mi sento come liberato, tutto mi sembra buono, tutto ha un senso, tutto è vero. Ah, come vorrei sapermi spiegare... ma non so dire. Ecco, tutto ritorna come prima, tutto è di nuovo confuso, ma questa confusione sono io, io come sono non come vorrei essere, e non mi fa più paura. Dire la verità, quello che non so, che cerco, che non ho ancora trovato. Solo così mi sento vivo e posso guardare i tuoi occhi fedeli senza vergogna. È una festa la vita, viviamola insieme. Non so dirti altro Luisa né a te né agli altri. Accettami così come sono se puoi, è l'unico modo per tentare di trovarci. (Guido Anselmi)

sabato 22 gennaio 2011

la fortuna non esiste

Anthony Suau, Cleaveland, World Press Photo of the Year 2008

sembra una scena di guerra.
non lo e'.
e' il controllo, da parte di un poliziotto, della completa evacuazione di una casa, negli stati uniti, dopo l'abbandono, anzi l'allontanamento forzato, da parte della famiglia che ci abitava. motivo: la crisi immobiliare iniziata nel 2007 che, in un anno soltanto, ha strappato due milioni di americani dalle abitazioni in cui vivevano. con il 2009 le famiglie che hanno perso la proprieta' o che hanno ricevuto la lettera di pignoramento sono arrivate a 6 milioni.
la potenza di questa foto -Anthony Suau, Cleaveland, World Press Photo of the Year 2008- è nei suoi contrasti, letti e materassi rovesciati, carte sparse sul pavimento, un quadro appeso e oggetti rotti o accatastati  come in una catastrofe. un agente armato, circospezione e sensazione di pericolo. e nell'equivoco: parebbe la foto di un conflitto ma si tratta solamente dell'espulsione degli occupanti di una casa. la famiglia sembra scappata di corsa, invece ha solo abbandonato miseramente cio' che non avrebbe potuto portare con se'. "La guerra entra ora nelle case della gente che non può più rimborsare i propri mutui".
sono informazioni che ho appreso leggendo La fortuna non esiste, di Mario Calabresi, giornalista corrispondente estero di repubblica anche durante la campagna presidenziale e l'elezione di Barack Obama. il libro è naturalmente in stile giornalistico e informativo, spinto da una carica ottimistica di rinascita derei whitmaniana, forse troppo filoamericano nello spirito, ma certamente animato da una convinzione contagiosa, almeno nella teoria, che, alla fine, ce la si fa sempre. sempre?
"non esiste la fortuna, esiste il momento in cui il talento incontra l'occasione", cita Calabresi da Seneca. nel libro troverete storie incredibili per caduta e rimbalzo in piedi, per disfatta di povertà e miseria e capacità di reinventarsi, per dolore, con la perdita di gambe in un'operazione militare in Iraq o paralisi poliomelitica dall'infanzia, e riconquista della dignità umana e anche oltre, per abbandono di speranze e nuovo impianto su terreno fertile in cui mettere nuove radici.
Paul Claudel la chiama resilienza, il ripristino di una forma originaria dopo una deformazione, la flessibilità adattativa:
"Nel temperamento americano c'e' una qualità, chiamata resiliency, che abbraccia i concetti di elasticità, di rimbalzo, di risorsa e di buon umore. Una ragazza perde il patrimonio, senza stare a commiserarsi si metterà a lavare i piatti e a fabbricare cappelli. Uno studente non si sentirà svilito lavorando qualche ora al giorno in un garage o in un caffè. Ho visitato l'America alla fine della presidenza Hoover, in una delle ore piu' tragiche della sua storia, quando tutte le banche avevano chiuso i battenti e la vita economica era ferma. L'angoscia stringeva i cuori, ma l'allegria e la fiducia splendevano nei volti di tutti. Ad ascoltare le frasi che si scambiavano si sarebbe detto che era tutto un enorme scherzo. E se qualche finanziere si gettava dalla finestra, non posso impedirmi di credere che lo facesse nella ingannevole speranza di rimbalzare. "

insomma io vorrei, avere la resilienza, tutta intera, ma temo che le deformazioni mi trasformino e gli schiacciamenti mi rimpiccioliscano e temo, anzi pavento, che una volta modificata dalla sofferenza la mia capacità di tornare a una forma quo ante richieda tempi vertiginosamente lunghi di elaborazione.
in verità l'adattabilità a un cambiamento rovinoso e destrutturante è una dote che mi sembra di vedere raramente, e mi domando, dopo aver letto il libro, quanto sia un problema strutturale, di personalità, e quanto possa incidere anche una valenza culturale, un'attitudine temperamentale di un popolo intero. la scena della foto è paradigmatica, indica una guerra interna, una deupauperizzazione di risorse ma al contempo non è quello che sembra. è la fine di un'epoca, forse quella della speculazione insensata, ma, probabilmente, anche l'inzio di una nuova, forse quella della ricostruzione operosa. almeno per gli Stati Uniti.

mercoledì 19 gennaio 2011

full metal jacket


la scena: il soldato Jocker  uccide la cecchina bambina vietnamita, la finisce per pietà, per evitarle sofferenze atroci, già dimentico di quelle da lei stessa inflitte ai suoi compagni pochi minuti prima.

la frase: "I miei pensieri vanno di nuovo ai capezzoli eretti, alle eiaculazione notturne, ai sogni bagnati di Mary Jane Ficarotta, alle fantasie dell'immensa scopata al ritorno a casa. Sono proprio contento di essere vivo, tutto d'un pezzo, e prossimo al congedo... certo vivo in un mondo di merda, questo sì, ma sono vivo... e non ho più paura". (soldato Joker)

uno strano vietnam quello di kubrick, senza giungla ma edifici sventrati targati oriente.
me lo ricordavo violento inguardabile, l'ho rivisto con altri occhi, la violenza ha soggiogato seviziato stuprato i nostri occhi.
mi colpisce di più la velocità della morte, e la pernanenza della vita. la paura della carne maciullata che scivola via e ridisegna la traccia, prepotente, indelebile della vita. voglia di scopare che ti ricorda, cazzo duro, che sei vivo, che ci sei. tutto negli ultimi venti minuti di film.


sabato 15 gennaio 2011

in morte di Isabelle Caro

oliviero toscani non mi e' mai piaciuto, sono sempre stata fermamente convinta della sua ambigua volgarita'.
non ho mai capito se per ingenuita' -ah ah- o per ignoranza non abbia mai dubitato che le sue presunte foto "verita' e informazione" perdessero qualsiasi senso autentico e comunicativo data la loro ineluttabile associazione a un marchio di vendita. e' solo pubblicita', furba e peggiore delle altre perche' si veste di importanza e presuntuosa prosopopea comunicativa. pubblicita'. punto.
la cultura e l'educazione sono svincolati dal commercio dei vestiti di benetton, o nolita.
la cosa peggiore che ho letto e' stata in occasione della recente morte di Isabelle Caro, la modella anoressica che poso' nuda per lui, una foto indimenticabile per violenza inutilita' volgarita' e pericolosita' sociale, associata, appunto al ben noto marchio per abbigliamento nolita. che dubito si batta per divulgazione conoscenza e lotta al problema dell'anoressia. piuttosto per l'immagine vincente della bellezza ben vestita. pubblicita'. punto.
ho letto che Toscani  abbia ritenuto, ora, dannosa quella foto, che la notorieta' abbia schiacciato la ragazza, e pensa, mioddio pensa, che forse in quella posa ci fosse dell'autocompiacimento. si stupisce che la foto produsse nulla in tema di elevazione delle coscienze ma molto di esaltazione di fama da starlette della modella. lui non voleva farla diventare un simbolo. conclude la sua profondissima riflessione sul tema dell'anoressia individuando il problema in: se non sei magro sei sfigato.
beh tanto di capello.
ma giura toscani, ma davvero sei arrivato a pensare tutto questo? ma quando hai scattato la fatidica foto non ti sei informato dell'atteggiamento psicotico morboso autocompiaciuto di un'anoressica nel mostrare il proprio corpo che assomiglia a quello di un  cadavere alla prima fase di decomposizione? nessuno ti ha informato della posizione agghiacciante che quella foto avrebbe preso nella mente di milioni di ragazze? EMULAZIONE E COMPETIZIONE. non vedevi che la modella ammicca? come se fosse in una posizione sexy? non vedevi nell'obiettivo la boccuccia protesa, come avrebbe fatto merlyn? e la posizione della gambe? lei era li' per la sua causa, e non quella dei sani di mente, era li' a pubblicizzare la potenza dell'anoressia nel mondo. e che successo!!

http://browse.deviantart.com/?q=anorexia&order=9&offset=48#/d1rwxj4

pensa invece, te lo dico io, che la suddetta povera ragazza si riteneva bella. non pensava certo di allarmare il mondo per la tortura della sua mente. lei non si vedeva malata, quello era il suo corpo immolato alla causa dell'anoressia, l'apoteosi della sovranità della magrezza su cartelloni pubblicitari a santificare il potere del controllo della mente sulla fame, il piu' primordiale degli istinti. cosa ce' di piu' grande al mondo di una forza cosi'?
l'anoressia esprime la più elevata forma di controllo sul desiderio. e può diventare esaltante come una droga.
vi invito a fare un giro nei blog delle anoressiche, anche un idiota capirebbe che ANA e MIA sono delle divinita'. dee della morte adorate come in un rito satanico, iniziatico, mistico. la follia ha una forza devastante, se varchi il confine, se apri quella porta, devi sapere cosa stai maneggiando.

"..NoControl..

Ho perso il controllo...per 3 giorni ho perso il controllo..non ci credo!!..mi sono vergognata perciò sono sparita..vi ho tradito e tradito anche lei..e lei non andrebbe mai tradita..ma io l'ho fatto..
Mi vergogno di questo!!
ANA perdonami..non avrei dovuto..lei mi vuole bene..lei ci vuole aiutare..a stare finalmente bene!! a farci perdere tutto questo grasso..io non lo voglio più..sono stufa!..stufa di tutto questo grasso di cui è formato il mio corpo..solo di GRASSO.
Ho mangiato mi sono abbuffata come non mai..solo perchè la bilancia non scendeva..ma non farò più cosi..il CONTROLLO sarà l'unica cosa a cui dovrò pensare..perchè con lui comanderò tutto..e riuscirò a vincere!!..Tutte voi ci riuscirete..
ANA è CONTROLLO

Non esiste provarci, esiste solo RIUSCIRCI!!"
proanapersempre.blogspot.com 

se entrate nel blog sopracitato ne troverete altri venti collegati. anche senza saper leggere, anche analfabeti di ragionevolezza e ciechi di pensiero, basta navigare.



mi domando come la gente faccia il proprio mestiere, come un bufalo o un'ameba. o con un minimo di consapevolezza, umile, della portata dei propri gesti.
penso che toscani dovrebbe rispondere, a me, alla gente e alla divinità della ragione e del pensiero, della sua nefandezza, che sono l'ignoranza e la presunzione. e come lui tutta quella massa oceanica di gente che supporta campagne pubblicitarie pensando di fare informazione.
siamo noi che facciamo il nostro tempo, i tempi e le epoche, e il nostro e' quella della desertificazione psichica.
la pubblicita' e' commercio. punto.
l'anoressia non va pubblicizzata. punto.
nessuno venga qui a cercare di dimostrami il contrario. punto.

mercoledì 12 gennaio 2011

I met in the street a very poor young man...

... who was in love. His hat was old, his coat worn, his cloak was out at the elbows, the water passed through his shoes, - and the stars through his soul.

Victor Hugo

 Steve McCurry

il mio corso è finito.
il mio capo ha gradito le mie foto, quelle in BN.
nel momento in cui doveva visionarle, davanti alla "classe", mi batteva fortissimo il cuore.
alla mia età mi emoziono come una liceale, non so cosa pensare, forse che è tempo di crescere.
all'uscita dalla scuola, saluti, baci, propositi di un aperitivo, due parole e poi in macchina.
quando ripasso davanti al portone vedo Manuele, ne ho parlato in un post, Berliner Mauer, giovane ragazzo di Savona trapiantato a Milano e dal cuore ancora incontaminato dalla pesantezza delle polveri sottili, che abbraccia, e bacia, Federica, compagna di corso, presente anche lei in occasione di quella mostra fotografica e probabilmente, da allora, mai lasciata sull'uscio di casa senza un pensiero di ritorno.
da soli, quasi di nascosto, alla fine della giornata, alla fine del corso.
sono contenta, provo un po' di gioia, ci si incontra a un corso di fotografia, lui la abbraccia come nel bacio di Doisneau, e soprattutto, l'audacia, la fiducia, l'intraprendenza e la semplicità vincono.
vincono l'amore. questo penso, immaginando chissàche.

 Steve McCurry

domenica 9 gennaio 2011

c'era una volta il west

"Chi ne ha accoppati quattro ci mette poco a fare cinque."
che film, che film, che film.
tra i regali di natale, il babbo con barba baffi e tanto di renne e slitta, mi ha portato un po' di film d'autore...che idea geniale!
tra questi, c'era una volta il west.
spianate assolate e...lentezza, attesa, respiro, campi lunghi, visioni, previsioni e magnifico gioco di uomini veri, donne inarrivabili, polvere, duelli, crudeltà, la nuova ferrovia che spazza via senza pietà, costruendo e arrotando, il vecchio mondo di cavalieri senza macchia e senza fatica.
nutrito di ironia sottile e irresistibile..
"Era proprio necessaria quella strage? Ti avevo detto solo di spaventarli. (Morton)
Chi muore è molto spaventato. (Frank)"
.. gioca sul filo del rasoio tra convinzione e rimando nostalgico a ruoli ormai demodè

un film di una bellezza assoluta. antica e perduta.

è consolante sapere che prima di questa nostra odierna velocità impazzita senza sosta e senza pensiero, anche e soprattutto al cinema, riflesso di realtà dei tempi moderni, ci fosse una lentezza sana, creativa e magica, capace di incantare e far sospirare. capace di aspettare il momento dell'azione attraverso la paziente costruzione di un'atmosfera di calma apparente, assolata e sconfinata. un film dove ogni azione ha il suo peso, un pulviscolo di polvere con la forza di un ciclone.

ma
forse
la
vera
autentica
meraviglia
del film
è

la musica.

Ennio Moricone, ci regala una colonna sonora che evoca immaginari mitici e mi instilla un sentimento quasi vergognoso.
la sento e mi commuovo. la sento e sogno. la sento e volo, sono altrove, dove non sono.



babbo natale è ancora in giro, prima che scompaia del tutto provate a chiedergli un ultimo favore...

giovedì 6 gennaio 2011

il figliol prodigo: il museo del novecento

sono andata a vedere il novello museo del novecento.
palazzo dell'Arengario.
piazza del Duomo.
Milano.

una lodevole iniziativa.
(forse milano aveva gia' tutto questo ma il nostro sindaco ama farsi fotografare come una vera beniamina della citta'.)
si sviluppa su molti piani. fino su, in alto in alto.

a volte gli spazi sono stretti e angusti e le sale piccole e strette.
a volte pensi che la disposizione non sia ottimale.
a volte pensi che manca qualcuno in questo museo, manca Savinio per la miseria, e questo prorio non lo capisco.

ma pensi che sei a milano e questo spazio educativo ha un senso.
guardi fuori e vedi i palazzi adiacenti vicini vicini e questo spazio è dentro una città culturale, almeno potenzialmente.
guardi le opere che sono state raccolte e immagini sforzi e progetto di esposizione d'arte al pubblico.

queste, tra le opere che ho visto, quelle che mi sono piaciute di piu'.


Giorgio de Chirico, Il figliol prodigo

Renato guttuso, L'uomo che dorme
Umerto Boccioni, Forme uniche della continuità nello spazio


infine, uno spettacolo.

sono arrivata all'ultimo piano e ho visto le luci di  Lucio Fontana sul soffitto e un panorama sul duomo, la piazza e palazzo reale che mi hanno perfino fatto pensare che milano qualche volta sa farsi guardare.

lunedì 3 gennaio 2011

la donna allo specchio


 sono stata colta da un incantamento.
una giovane donna che si guarda riflessa attraverso lo specchio, che si proietta nel suo futuro di sposa e lascia alle spalle il passato di donna libera, mi ha portata per mano, complice il suo sguardo, nel mondo fatato della femminilita' e dei suoi infiniti misteri.


"Egli la mira intentamente e rimira con infingevole occhio, e per tutte le sue fattezze discorrendo, con vaghezza solo da gli amanti conosciuta, ora risguarda la bella treccia, più simile ad oro che ad altro...Vede dopo questi le morbide guancie, la loro tenerezza e bianchezza con quella del latte appreso rassomigliando, se non in quanto alle volte contendono con la colorita freschezza delle matutine rose...Oltre a ciò quella parte del candidissimo petto riguardando e lodando, che alla vista è palese, l'altra che sta ricoperta loda molto più ancora maggiormente, con acuto sguardo mirandola e giudicandola: mercé del vestimento cortese, il quale non toglie perciò sempre a' riguardanti la vaghezza de' dolci pomi che, resistenti al morbido drappo, soglion bene spesso della lor forma dar fede, mal grado dell'usanza che gli nasconde." (Pietro Bembo- Gli Asolani)

ciò cui ci è dato assistere è un atto privato, intimo e riservato e non avremmo potuto accerdervi altrimenti, se non tramite gli occhi di Tiziano. è un atto in cui tutto sembra svolgersi sotto i nostri occhi ma tutto è avvolto dal segreto, noi vi assistiamo come fossimo voyeur incolpevoli ma compiaciuti di una scena intima, solo per poco. è un atto in cui si consuma un enigma, quella della seduzione erotica, fra modella e spettatore. tutto si raccoglie in uno sguardo, perchè in fondo gli specchi si riflettono ma non ci fanno vedere niente, ciò che vibra all'interno del quadro non è lo specchio ma lo sguardo, lo sguardo di lei, lo sguardo di lui su di lei, lo sguardo del mondo, il nostro, su di lei.
"je me voyas me voir, sinueuse, et dorais
De regards en regards..."
(Paul Valery, La jeune Parque).
Lacan, psicanalista francese, individuava nello sguardo un nodo cruciale, in quanto lo sguardo costituisce in sè uno degli oggetti che causano desiderio. La nostra dama vuole vedersi riflessa di spalle, come se ci fosse un osservatore che la coglie da dietro, che scruta una sua parte nascosta. In quel punto cieco dello specchio, in cui qualcosa si intravede ma di fatto nulla si delinea, si svolge quella soddisfazione femminile di sapersi guardata a condizione che non la si veda.
ecco il desiderio e la sua genesi, mi guardi ma non mi vedi, mi puoi intuire ma non mi svelo.

anche Caravaggio riporta Marta con la sorella Maddalena intente in una discussione sul da farsi: cosa dici marta mi metto cosi', sto bene no? lo dice anche lo specchio... ma dai maddalena, anche tu, lascia stare, sempre a metterti nei guai...vuoi proprio sembrare una cortigiana? vogliamo pensare a un futuro più decoroso?
discorsi da donne però, in questo caso lo sguardo non è mistero ma indagine, seppure sempre sensuale con luci ed ombre che sottolineano l'incarnato chiaro del seno, nascondono la curva del collo, evidenziano ad arte le mani vezzose di maddalena e quelle severe, rigorose, dimostrative di marta.
questo è un discorso, non un incantesimo nè un enigma inconoscibile.
sempre quello specchio convesso a farci da riflesso, a noi donne, che sia l'amplificazione a tutto tondo, grandangolare, della nostra vezzosita', della nostra vanita', della nostra seduttivita' a renderlo cosi' complice del nostro mistero?
"e se tu scruterai a lungo un abisso, anche l'abisso scrutera' dentro te" (F. Nietzsche): nello specchio lo sguardo cade su noi come corpo e forma ma risuona anche dentro di noi, in un rimando continuo.
lo specchio ci dice che siamo belle ma anche che la bellezza è un vestito che si indossa, corruttibile dal tempo. quello stesso specchio un giorno ci dirà molto altro su di noi, e allora ci rimanderà ben altro mistero della nostra bellezza.
ha origini lontane quello specchio, e si è spostato molto lontano, anche Van Eyck, quasi cent'anni prima, lo aveva usato nel mostrare la coppia di sposi:

anche in quel caso lo specchio funzionava da amplificatore di un disegno, quello della casa, della famiglia, del progetto matrimoniale (Jan Van Eyck, Ritratto dei coniugi Arnolfini).
nel caso della nostra bellissima tizianesca figura,  tutto e' ancora da stabilire, rispetto al futuro sentimentale.
chi e' quell'uomo che le porge lo specchio quadrato davanti mentre lei si riflette e si ammira di spalle nello specchio convesso dietro? nessun uomo, che non sia il marito, puo' assistere alla profumazione dei capelli, alla preparazione privata, alla messa a punto dell'acconciatura e del vestito. e la nostra dama non e' sposata...no, l'anello al mignolo lo mostra chiaramente.

ebbene si, lo ritroverete in molti quadri, le donne libere portano l'anello al mignolo, come la Venere allo specchio dello stesso Tiziano


mentre una donna sposata, l'anello lo porta all'anulare, come la sposa qui abbracciata teneramente dal proprio marito (Paris Bordon, Gli sposi e il compare d'anello).
chi e' dunque quell'uomo che assiste alla preparazione di questo rito di passaggio?
il barbiere. può parere strano ma allora il barbiere svolgeva anche ruoli intimi e domestici, acconciava i capelli e estraeva i denti. nessun altro uomo avrebbe potuto avere accesso all'intimita' celata della nostra bellissima dama, assorta nel suo passato e speranzosa sul suo futuro, intrisa di sguardo, di sguardi, di sguardo in sguardo..

sono stata colta da un incantamento e mi fa sognare tanta sensualita' intima e calda, mi fa guardare con sospetto alla svendita odierna dell'immagine, mi fa guardare con rispetto e ammirazione alla consacrazione rituale del mistero in un attimo, su una tela, senza necessità di reiterazione infinita del godimento, alla rappresentazione della piu' magica bellezza femminile oltre il tempo. oltre lo spazio, oltre l'impudico, ma con sguardo devoto mai soddisfatto, mai appagato .

domenica 2 gennaio 2011

anche quest’anno sarà come gli uomini lo faranno

http://browse.deviantart.com/?qh=&section=&q=sand+and+snow#/d1oimpt

L’anno nuovo
Indovinami, indovino
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto, o metà e metà?

“Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo del lunedì
avrà sempre un martedì.

Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno”.

(Gianni Rodari “ Filastrocche in cielo e in terra”)