bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

lunedì 29 agosto 2011

bufera



LA FRANGIA DEI CAPELLI...

La frangia dei capelli che ti vela
la fronte puerile, tu distrarla
con la mano non devi. Anch'essa parla
di te, sulla mia strada è tutto il cielo,
la sola luce con le giade ch'ài
accerchiate sul polso, ne tumulto
del sonno la cortina che gl'indulti
tuoi distendono, l'ala onte tu vai,
trasmigratrice Artemide ed illesa,
tra le guerre dei nati-morti; e s'ora
d’aeree lanugini s'infiora
quel fondo, a marezzarlo sei tu, scesa
d'un balzo, e irrequieta la tua fronte
si confonde con l'alba, la nasconde.



Montale.
mi sono persa nella sua Bufera quest'estate.
scenari senza speranza e immagini salvifiche.
come questa.
il suo angelo, la sua Clizia, passa tra le guerre dei nati-morti.
ma scesa d'un balzo la sua fronte irrequieta si confonde con l'alba, luminosa illuminandola.
ora Clizia è la trasmigratrice Artemide e illesa portatrice di luce e di coraggio nel buio infernale della guerra.
guerre reali o metafisiche, simboliche o immaginarie
...
Come quando
ti rivolgesti e con la mano, sgombra
la fronte dalla nube dei capelli,
mi salutasti - per entrar nel buio.
ognuno cerca uno sguardo oltre quel buio.

martedì 23 agosto 2011

fammi abbracciare una donna che stira cantando


allora: tornando domenica, sola in macchina, musica -quella che passava il convento- a palla.
e l'abitacolo si inonda di umberto tozzi.
"il guerriero di carta igienica", si mormora nel testo.
il testo: ti amo.
un miracolo di canzone.
in gergo, dalle mie parti, dicasi un'insalata di parole. disorganizzazione del pensiero.
machissenefrega. ammore e loggica non combaciano mai, no??
e vai a squarciagola. la so a memoria, e chi se la dimentica più...
"se viene testa vuol dire che basta: lasciamoci". ovvero?
"oggi ritorno da lei (ti amo, ti amo, ti amo, ti amo) primo maggio, su coraggio!"
te ne vai? per motivi sindacali?
no no, non è come sembra,
"nel letto comando io. ma tremo davanti al tuo seno", e ti dirò di più
"l'amore che a letto si fa (ti amo, ti amo) rendimi l'altra metà."
a questo punto sarei anche confusa, e preoccupata di averla combinata grossa, ma
"dammi il vino leggero che hai fatto quando non c'ero (e le lenzuola di lino...)" e
"fammi abbracciare una donna che stira cantando"
mi restituiscono alla fine il senso di tutta una vita d'amore.
e non sto scherzando.
ci sarebbe anche
"dammi il sonno di un bambino. (ti amo, ti amo, ti amo, ti amo)
che "ta" sogna cavalli e si gira (e un po' di lavoro)"
a rendere di nuovo tutto nebuloso e ambiguo, ma non mi sembra il caso di perdersi dietro a dettagli che non aggiungono nulla a questo immenso melodico mondo.
cantavo e cantavo a voce stonata e altissima, come solo io e io rigorosamente da sola so fare, e mi chiedevo se un mio guerriero avrebbe mai potuto abbracciare una donna che guida cantando...



lunedì 22 agosto 2011

il confine

c'è qualcosa di misterioso nella vita che me la rende a volte attraente, a volte paurosa in modo così scuotente. ho vissuto nel bello, palpabile e godibile, per giorni interi ma attraversata da un'inquietudine strisciante della catastrofe che mi ha avvelenato e inquinato e amareggiato. mi sono chiesta...ma cosa mi succede? cosa? cosa? perchè ho paura di tutto?
il rientro in reparto è stato così spaventoso, così scioccante, così perturbante che mi ha dato il senso reale della catastrofe, della morte, della fine. un paziente si è suicidato impiccandosi in bagno, lo conoscevo, lo seguivo. io so chi era. io lo so.
io credo di sapere cosa sia successo, a quel paziente e a questo reparto. lo vedo così chiaramente da starne male. lo vedo così chiaramente da domandarmi come sarà possibile uscire da questa lucidità assassina. lo vedo così chiaramente da dirmi che sono dannata. lo vedo così chiaramente da dirmi che questo lavoro, appena iniziato, è già finito. non in termini reali, ma simbolici. devo ricominciare da capo. la catastofe che ho immaginata, senza nessun soggetto nè materia, ora si concretizza e mi chiedo dove sia il confine.