bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

mercoledì 30 luglio 2008

primavera di Praga-dal 5 gennaio al 20 agosto 1968

ne avete mai sentito parlare?
una primavera. pochi mesi, di socialismo "dal volto umano". conclusosi davanti agli occhi del mondo nel '69 in piazza Venceslao con il sacrificio umano di Jan Palach, immolatosi bruciando vivo, e dopo di lui molti altri, per protestare davanti al mondo della fine della storia, della libertà, della corsa folle della Cecoslovacchia verso il proprio autonomo disegno politico, prima dell'arrivo dei carri armati russi.
C'è una mostra, a Milano, racconta questa storia.



sono le fotografie di Josef Koudelka.
sono una storia e sono storia. ordinaria storia di sopraffazione.

martedì 29 luglio 2008

Derek Walcott. Ora saldamente nelle mie mani



l'ho comprato. è nelle mie mani. "Mappa del nuovo mondo" di Derek Walcott.
conosciuto per caso, è ormai un compagno di sogni assolati per sempre.
Nasce a Saint Lucia...sapete dov'è? io ci sono stata. nella periferia marina dei CARAIBI.



Con Walcott si viaggia, si perde il centro, la rotta, poi ci
si ritorna, bruciati da sole e incantati dai tramonti.
"Sono nessuno o sono una nazione", diceva.
Strano, mi ricorda qualcun'altra, altro genere, altra era, altro sesso.
Anche Virginia Woolf recitava così:
"as a woman I have no country,
as a woman I want no country,
as a woman, world my country is the whole world".
Il genio sconfina. sempre



Mezza estate, Tobago

Larghe spiagge lastricate dal sole

Calore bianco.
Una fiumana verde

Un ponte,
gialle palme bruciacchiate

giù dalla casa in letargo estivo
appisolata per tutto l'agosto.

Giorni che ho stretto,
giorni che ho perduto,

giorni diventati troppo grandi, ormai, come figlie,
per rifugiarsi nel porto delle mie braccia.



Arcipelaghi

Alla fine di questa frase, comincerà la pioggia.
All'orlo della pioggia una vela.

Lenta la vela perderà di vista le isole;
in una foschia se ne andrà la fede nei porti
di un'intera razza.

La guerra dei dieci anni è finita.
La chioma di Elena, una nuvola grigia.
Troia, un bianco accumulo di cenere
vicino al gocciolar del mare.

Il gocciolio si tende come le corde di un'arpa.
Un uomo con occhi annuvolari raccoglie la pioggia

e pizzica il primo verso dell'Odissea.



Il pugno

Il pugno stretto intorno al mio cuore
si allenta un poco, e io respiro ansioso
luce; ma già preme di nuovo.
Quando mai non ho amato
la pena d'amore? Ma questa si è spinta

oltre l'amore fino alla mania. Questa
ha la forte stretta del demente, questa
si aggrappa alla cornice della non-ragione, prima
di sprofondare urlando nell'abisso.

Tieni duro allora, cuore; così almeno vivi.

qualcosa- che si chiama "across the universe"

si parlava di cose...di cose senza nome.
ma c'è qualcosa, c'è un something, qualcosa che si capisce bene che cos'è...



Something
- Beatles

Something in the way she moves
Attracts me like no other lover
something in the way she woos me

I don't want to leave her now
You know I believe her now

Somewhere in her smile she knows
That I don't need no other lover
Something in her style that shows me

Don't want to leave her now
You know I believe her now

You're asking me will my love grow
I don't know, I don't know
You stick around now it may show
I don't know, I don't know

Something in the way she knows
And all I have to do is think of her
Something in the things she shows me

Don't want to leave her now
You know I believe her now


GUARDA IL VIDEO....GUARDALO...
http://it.youtube.com/watch?v=a9njdTKhs2c

Chi ha visto "Across the Universe"? o meglio chi non lo ha visto?
ebbene chi non lo ha ancora fatto si alzi ora, dico ora, dalla sedia, prenda la borsa, si metta le scarpe e vada a vederlo.
visionario, immaginifico, evocativo, penetrante.
qualcosa c'è di sicuro, come quel "something" dei beatles.
Le canzoni sono piene di something...ma e' sempre una sola cosa soltanto...


All you need is love - Beatles
Love, Love, Love.
Love, Love, Love.
Love, Love, Love.

There's nothing you can do that can't be done.
Nothing you can sing that can't be sung.
Nothing you can say but you can learn how to play the game.
It's easy.

Nothing you can make that can't be made.
No one you can save that can't be saved.
Nothing you can do but you can learn how to be you in time.
It's easy.

All you need is love.
All you need is love.
All you need is love, love.
Love is all you need.

Nothing you can know that isn't known.
Nothing you can see that isn't shown.
Nowhere you can be that isn't where you're meant to be.
It's easy.

All you need is love.
All you need is love.
All you need is love, love.
Love is all you need.

GUARDA ANCHE QUESTO...
http://it.youtube.com/watch?v=9GkgDZ28T00

Si certo, sono canzoni dei beatles. tutto qua? ma no... non è, come qualcuno, mi domando come, mi aveva detto, la storia "meno nota" dei beatles...ma dai...è una storia costruita sulle parole, i personaggi, le emozioni, le evocazioni, i nomi, le note delle canzoni dei Beatles.
un'operazione riuscita, soprattutto per un motivo. non sono i beatles che cantano, ma i personaggi del film. cantano le canzoni in modo naive, semplicemente, sentimentalmente, coralmente legati alla trama dei film. il risultato è esaltante. le parole sgorgano dal cuore, raccontano un mondo, raccontano l'amore e l'amicizia across the universe.


Naturalmente, ascoltatela. la colonna sonora. chi non lo avesse ancora fatto si alzi ora, dico ora, dalla sedia, prenda la borsa, si metta le scarpe e vada a comprarla. Strawberry fields forever....

lunedì 28 luglio 2008

cose




le cose. le cose da fare. ho da fare delle cose. mi è successa una cosa. non so che cosa fare. scusa ma non so cosa dire.
ma le cose esistono se ci sono delle persone, persone le che le fanno, che le condividono, che le realizzano con gusto e passione, che le vivono poi le raccontano e le ascoltano queste benedettissime cose.
allora quelle cose diventano qualcosa. diventano un avvenimento, un accadimento, un'esperienza, un'emozione.
basta cose, diamo un nome alle cose. ogni cosa ha il suo nome.

domenica 27 luglio 2008

let me in

sabato sera.
concerto dei REM.
un avvenimento, speciale, lunare, unico, per cui vale la pena scrivere ripensare e riflettere.
ma quando?
ora sembra che non ci sia il tempo, il tempo di vivere. non c'è.
se non rari, brevi, sfuggenti momenti di intensità. si sfuggente intensità.

http://www.youtube.com/watch?v=UNkPjAlxXWw

domenica 20 luglio 2008

incontri



qui si, il colore ci sta.
lavanda.
colore calore profumo silenzio.
scalata di colore
scie di calore
canali di profumo
la voce del silenzio.

"Ci sono cose in un silenzio
che non m'aspettavo mai,
vorrei una voce
ed improvvisamente
ti accorgi che il silenzio
ha il volto delle cose che hai perduto".
Tenco, la voce del silenzio.

http://it.youtube.com/watch?v=hpVtgJyCtkk

Percorsi.
quanti percorsi facciamo nella nostra vita?
rivedo foto dei miei genitori e mi perdo nei percorsi della mia memoria, quello che sento si impadronisce di me, mi fa sentire perduta e sola. penso al loro percorso, insieme, prima e dopo di me. un percorso finito, concluso. ma un percorso si conclude mai veramente? o il cerchio non si chiude mai?
Incontri.
quanti incontri facciamo nella nostra vita?
alcuni ci segnano per sempre e tracciano il solco dei percorsi della nostra esistenza.
ne ho fatto uno un anno fa che mi ha fatto sentire la forza del legame e dell'autentica vicinanza e ora temo di vederlo sciogliersi perdersi svuotarsi della sua sostanza. "ci sono" mi dice, ma esserci non vuol dire pensare insieme, immaginare e sognare insieme? ci sei? allora pensa con me. l'amicizia, come l'amore, ha bisogno di continuita': si alimenta e cresce di sostanza affettiva mentale emotiva vitale, si nutre di notizie di informazioni di parole di incontri di rinnovamenti. altrimenti non si sostanzia piu'. poi ci si dice "sto bene" ma non ci si e' detto niente, perche' dell'altro non si sa piu' niente e niente sa l'altro di te. si diventa come tutti, come tutti quelli che di te non sanno. non hai paura che succeda questo?
ne ho fatto uno piu'di dieci anni fa. definitivamente perduto, cosi' pensavo, si rivelava con flash mnemonici di luce, mi dava il senso concreto delle cose belle che si perdono senza saperne il motivo. un abbandono improvviso che, in me e nel mio ripensare, non ha mai trovato una spiegazione. succede. ora la vita mi riporta casualmente vicino e mi fa sognare. si mi fa sognare. incontro ancora, imprevedibilmente, e nel momento in cui mi sento abbandonata mi dice distrattamente "non credere che mi sia dimenticato di te". e io sogno. sogno di nuovo l'alleanza, sogno la presenza che quell'incontro mi ha dato, piu' di dieci anni fa. non tornera', quell'incontro, secondo me, ma lo sogno. ma sul serio. di notte, lo sogno.
incontro un nuovo amico, mi stupisco della sua semplicita' nello starmi a fianco, ne ritrovo uno antico, mi crogiolo nel suo farmi sentire bella, desiderabile.
incontro una vecchia amica, persa un anno fa, e ora casualmente ritrovata. senza rabbia senza rancore, facile e bello risentire la sua voce brillante che racconta la sua vita in una serata giapponese.
ho sulla scrivania, da giorni, il numero di un centro, porta il nome, tra i responsabili da contattare, di un amore, il mio primo grande amore. e' il mio lavoro, mi dico che devo telefonare. no, per ora non telefono. perche' non e' una questione irrisolta. e' passata, e' spenta, e' sciolta, e' superata. ma sarebbe un nuovo incontro con un qualcuno che ha gia' segnato il mio percorso. indelebilmente e ora appartiene alla mia memoria silenziosa, non chiede di essere richiamato alla realta' della mia vita quotidiana.
c'e' un incontro che ormai ha la sua età, un suo spessore. e mi ci perdo ancora confusa come se li', invece, il tracciato si insabbiasse ogni volta. e ogni volta si ricomincia da capo, ognuno, credo, con la sensazione che non possa mai finire. e' un cammino che fa crescere pensare e molto sentire.
c'e' l'Incontro, quello, quello che ha generato gli affetti indelebili della mia vita. quello che credo a volte credo, immagino e posso immaginare, a volte dubitando, ma non lo facessi sarei un'incauta, che sia l'incontro che segna la direzione del mio solco e del mio percorso.

Un'arancia sulla tavola
il tuo vestito sul tappeto
E nel mio letto tu
Dolce presente del presente
Freschezza della notte
Calore della mia vita.
Jacques Prevert

e poi. poi c'e'molto altro ancora.
gli incontri mi segnano. segnano la mia esistenza e la scavano dentro. per me un incontro e' per sempre. e' una scia un profumo un calore un colore un odore che si fissano indelebili nel percorso della mia vita, con la voce penetrante del silenzio.
e di questi tempi devo starci attenta, a incontri ed emozioni, perche' mai sono stata tanto vulnerabile.
quindi "se questo e' l'effetto sul tuo morale ti consiglio di mollare la psicoterapia". ma l'effetto sul morale, l'effetto del bene-stare, del bene-essere non sono di pertinenza degli incontri, dell'amore e dell'amicizia? io penso di si.
quello della psicoterapia e' un percorso di conoscenza interiore, e' la ricerca della propria domanda, e' uno sguardo nello specchio della propria memoria. e' sedersi a tavola con se stessi e rivedere un album di foto, e' ritrovare il valore del proprio DESIDERIO.


Amore dopo amore

Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell'altro,

e dirà: Siedi qui.Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato

per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d'amore,

le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. E' festa: la tua vita è in tavola.

Derek Walcott
("Mappa del nuovo mondo" Adelphi 1992)
premio Nobel per la letteratura nel 1992

e' un posto speciale, questo luogo senza spazio e senza tempo che e' l'analisi. un luogo dove ogni parola ha il suo valore, ma, al tempo stesso, lo perde, dove ogni esperienza fatta oggi, in questo minuto, si sovrappone a quella fatta dieci venti mille anni fa, anche prima che nascessi, riprende vita, si rivive in quell'istante. una dimensione dove si prova dolore e poi sollievo, dove la mia pelle assume colori e temperature diverse, dove si disegna del mio umore, della mia tristezza e della mia speranza. è un luogo dove tutto sta sullo stesso piano, senza giudizio, sogni e domande.
è un posto che fa un po' paura a pensarci.
perche' c'è liberta'. c'è solitudine, c'e' ricerca, c'è tempo. c'e' il proprio tempo.
e' li che rinascono e rivedo i miei incontri, ritrovo l'origine del mio linguaggio affettivo -che si illude che l'intensità sia un bene desiderabile per tutti-, interrogo la mia memoria, interpreto il mio personalissimo percorso.

mercoledì 16 luglio 2008

se stasera sono qui...conoscete la canzone? la cantava mina

volevo scrivere.
di incontri.
ma non ci riesco.
non posso.


Benchè l'onda delle parole ci sovrasti sempre,
le nostre profondità sono sempre silenti.


Kahlil Gibran
Sabbia e schiuma

di solito il profondo non si avverte, non parlo del profondo dell'anima, anche se qualcuno non sente nemmeno quello, parlo del profondo del nostro corpo. viviamo, funzionamo, respiriamo, camminiamo con muscoli e sangue e cuore, ma non li avvertiamo.
ma.
avete idea di quando avete la tosse? e sentite, insolitamente, di avere dei bronchi e dei polmoni? bruciano.
avete idea quando avete mal di stomaco, e vi accorgete, mai come prima, di avere uno stomaco? brucia.
ecco, la malinconia fa cosi'. ti accorgi che il cuore ha un suo posto. pesa. mmaledettamente pesa.
e io non posso scrivere. il peso che sento me lo impedisce, le parole restano dentro, le emozioni implodono.
notte.

domenica 13 luglio 2008

uomini e donne. ma siete sicuri?




Quante cose che non sai di me
Quante cose che non puoi sapere
Quante cose da portare nel viaggio insieme

Quante cose che non sai di me
Quante cose devi meritare
Quante cose da buttare nel viaggio insieme

C'è un principio di energia
Che mi spinge a dondolare
Fra il mio dire ed il mio fare
E sentire fa rumore
Fa rumore camminare
Fra gli ostacoli del cuore

Ligabue-Elisa, Gli ostacoli del cuore


M. mi dice: non posso rispondere ai tuoi post.
peccato. perche'?
M. mi risponde: se tu poi mi rispondi e scarico la posta davanti alla mia fidanzata succede un casino.
peccato. ci ripenso e mi dico che i conti non mi tornano. scusa sai ma non ho capito. proprio non ho capito. apri la TUA posta davanti alla tua fidanzata? non e' la TUA posta?
non la faccio lunga. pongo il mio quesito e poi anche le mie considerazioni. e poi, uomini e donne, vedete un po' voi...
mediamente e' cosi' che succede. lui ha il cellulare. lui ha il suo account di posta. roba sua. momenti suoi. lui e' fidanzato. lui non puo' piu' parlare neanche avvicinarsi neanche vagamente relazionarsi con un'altra donna se non eventualmente, ma proprio per via del tutto eccezionale, per motivi di lavoro o stretta necessità. E BASTA, non si discute.
immagino, ma forse con un po' meno morbosa ossessione, si possa immaginare spesso anche il fenomeno opposto. Il tuo uomo sono io, il resto è fuori.
LEI: tutto il sesso femminile inizia e finisce con me.
LUI: tutto il sesso maschile inizia e finisce con me.
Posso dirlo? imbarazzante limitante fastidioso poco dignitoso morboso perverso.
come se tutti noi qui dentro non sapessimo che tutto questo e' falso. il mondo va oltre i nostri fidanzati, il mondo esiste anche se siamo fidanzati, il mondo ci penetra e ci attrae anche se siamo fidanzati e far finta che non sia cosi' non ci preserva dalla fine dell'amore e, allo stesso tempo, accettare che sia cosi' non significa che non amiamo i nostri fidanzati.
ma siete sicuri? veramente a ogni sms dovete rispondere alla domanda chi e'? ogni sms? e leggete la VOSTRA posta del VOSTRO personalissimo account in presenza dei vostri fidanzati? e il resto del mondo, maschile o femminile, si conclude, termina, non esiste più dal momento in cui vi fidanzate?
ma che concezione avete del rapporto di coppia? stare vicini e condividere vuol dire farsi i cazzi dell'altro? vuol dire spiare e indagare e controllare e verificare con chiamate e domande insistenti su chi telefona e chi chiama? vuol dire controllare la sua posta magari anche leggerla e vederla di nascosto? mioddio! vuol dire verificare ogni passo mattina e pomeriggio, figuriamoci la sera?
ma siete sicuri che tutto questo faccia parte di un rapporto di coppia? non e' che magari siano possesso a mancanza totale reciproca di autonomia mentale affettiva? voi pensate veramente che sapere tutto dell'altro vi permetterà di possederlo e comprarlo e assicurarvelo vicino tutta la vita?
non e' che, magari, avere ognuno la PROPRIA vita, i propri amici e amiche, ANCHE NUOVI magari anche conosciuti dopo aver incontrato LEI/LUI cioe' dopo aver varcato la soglia definitiva della fine del mondo, i propri momenti di sms e di posta, i propri segreti magari non necessariamente del tutto svisceratamente completamente condivisi con l'altro, qualche piccolo segreto tutto nostro, i propri interessi, e non quelli dell'altro, le proprie passioni, e non quelle dell'altro, le proprie uscite, e non sono quelle con l'altro, non e' che magari, invece, ci rendono meravigliosamente indipendenti e straordinariamente piu' accattivanti per l'altro? Io sono, vivo, mi relaziono, penso oltre l'altro. ed e' me che sceglie ogni giorno non perchè non ha altra scelta, perchè sono io che gli permetto di scegliere. non e' meglio che obbligarlo ogni giorno con la nostra compulsiva e patetica ossessione? e' facile passare dall'amore all'obbligo e dall'obbligo alla noia e all'odio. più facile di quanto pensiate.
Non pensate che essere comunque capaci di preservare noi stessi, la nostra vita, il nostro essere indipendentemente dalla relazione amorosa, mantenere e coltivare la nostre passioni amicizie relazioni viaggi pensieri -che cose straordinaria saper pensare da se' e non acquisire i pensieri dell'altro facendoli penosamente passare come propri- non sia un modo fantastico per renderci attraenti e sempre nuovi per l'altro e stimolare la sua curiosita' verso di noi? noi che siamo, esistiamo, e cresciamo con l'aiuto, la presenza, la costanza e la vicinanza dell'altro e non con il suo possesso di ogni cm di spazio e di istante neuronale di noi?
non fraintendete. certo che poi c'è tutto ciò che CON l'altro ha inizio. ci sono cose in comune c'è la vita insieme ci sono le cose che insieme si scoprono e che insieme danno un 'infinita gioia. non sto contemplando una vita da separati in casa...non fate finta di non capire. è anche vero che non siamo tutti fatti e finiti, non siamo tutti così tempestivamente completi, siamo fragili in qualcosa e più strutturati in altre. tante cose si cominciano insieme e insieme si cambiano, insieme si impara. ma certe cose, se si lasciano fare, siete voi che le avete permesse, siete voi che le avete concesse e avvallate, siete voi che non avete saputo scegliere. perché i vostri compagni li scegliete no? o vi capitano così come una sventura di cui non avete avuto nessun controllo?
io ve lo dico. io non vi capisco. io non vivo cosi'. io sono io, gli sms sono per me e da me per qualcun altro, uomo o donna che sia, e il cellulare non si tocca. l'account di posta e' mio e nessuno oltre me lo legge e se solo ci prova lo fulmino e se dovessi scoprire che lo fa, di nascosto da me -ma i vostri fidanzati possiedono anche la password e il pin del cellulare?- sono già uscita di casa e ho cambiato indirizzo. vedo le mie amiche e i miei amici, anche conosciuti un mese fa, vado fuori da sola, penso da sola, coltivo la mia passione per la poesia cinema teatro lettura da sola e poi poi poi, pensate, ebbene si, la condivido. scambio quello che ho con l'altro. l'altro mi guarda contento e curioso, qualche volta stupito e un po' ammirato...ancora!, e io lo stesso con lui. esisto per me, anche senza di lui,e lui, ne sono certa, me ne e' meravigliosamente grato. anche se ne conoscerà un'altra -perché, signore e signori, accade anche se li pedinate per strada e li chiamate ogni ora del giorno e della notte- forse e' ancora da me che vuole tornare a parlare e confrontarsi. perché io ho coltivato un senso di me che l'altro riconosce e che lo riconosce come un soggetto e non come un oggetto di possesso. perché il mondo fuori mi fa crescere e pensare ed è arricchita che torno dentro la coppia.
il possesso non e' la via verso la presenza e la vicinanza. e' possesso e' solo l'espressione di un bisogno, non di amore, è la paura di rimanere soli.

giovedì 10 luglio 2008

il giornale di lotta comunista e il pitonato di just cavalli. contraddizioni di un giovedi' sera qualunque

suona il campanello. potrei dire insistentemente. ma non è del tutto esatto. brillantemente direi. quasi garrulo.
sono in tuta, sto cucinando.
apro ma è chiaro che ho un punto interrogativo stampato sulla faccia. e il suo sguardo sulla mia tuta lo conferma.
chi è? chi è.
giovane, sbarbato, faccia simpatica, un po' leninista (facile direte voi con il senno di poi) ma vi giuro un po' leninista, camicia azzurra. quasi a posto, solo stropicciata da fine giornata 32 gradi medi all'ombra. la cravatta è il primo punto di domanda. rossa, ma molto rossa, quasi arancione, di seta, quindi squillante. scendo. pantalone...mmmhh quasi un jeans ma nero, scendo ancora....orlo non fatto, pantalone ripiegato più volte su stesso. botta finale. la scarpa: puma nera all'ultimo stadio di sopravvivenza. era partito come un impiegato di banca, è finito come il solito sbarbato.
però. mi sorride con una faccia da schiaffi, è brillante, mi anticipa, battuta sul comunismo ormai morto, sarà mica morta anche lei? vivo o morto x?
mi presenta l'oggetto della sua visita.

LOTTA COMUNISTA, organo dei gruppi leninisti della sinistra comunista. Le ideologie della nuova FASE STRATEGICA.



sono morta, si, stesa, attonita. mi domando da che pianeta viene, dove sia la sua astronave. me lo vende, convinto senza fanatismi-una combinazione rara e introvabile-, ci crede. è spiritoso, credo si aspetti il peggio, la tenuta è da bravo ragazzo ma la scarpa tradisce fughe rapide al cospetto di psiconani all'assalto o leghisti dell'ultima ora. lui non sa, povero, che io ho il cuore morbido accogliente e molto molto rosso. sono impietrita e intenerita. compro e gli lascio dei soldi, uno spoposito. dario, il suo nome è dario. ciao. io sono R. lo avrei baciato, teneramente e appassionatamente come Diane Keaton bacia Warren Beatty in REDS. naturalmente.


per un attimo sono contenta, mi sento meno sola, al mondo c'è ancora qualcuno come me, dopo una giornata di lavoro, mal di testa da annientamento neuronale, spesa, multa, qualcuno, sua maestà il mio amico P., che mi invita a mollare l'analisi dati i scarsi risultati e mi ribadisce che esagero, sempre e per sempre esagero, insomma quando guarisci?
andrebbe tutto bene se non fosse che a un certo punto un visitor si appropria di me, una sorta di creatura prima albeggia poi sale impetuosa e alla fine mi mangia. si chiama senso di colpa. la mia anima comunista si è per un attimo risvegliata ma mi viene in mente che giusto ieri, per consolarmi di un compleanno che, non esagero se qualcuno mi crede, mi crea un forte turbamento di premonizione menopausale, quella stessa anima è stata momentaneamente sopraffatta da un gagliardissimo e minimale costume pitonato firmato Just Cavalli, in saldo ma non per questo regalato, che non aspettava altro che me. la mia contraddizione, la contraddizione di tutti noi milanesi sempre in pista sempre all'altezza della situazione. prima che sia irrimediabilmente troppo tardi. per il costume, per le mie curve, per la mia seduttività in odore di premenopausa, per la mia personalissima lotta comunista, per continuare a esagerare sempre. Ma sono Rossa, modero gli altri per mestiere ma non sono capace, mi dicono, pare, ancora di moderare me stessa.

mercoledì 9 luglio 2008

guaranteed-Into the wild

è vero. queste canzoni sono struggenti, penetranti. portano via la testa, fanno pensare.
e anche questa, insieme alle altre, musica e testi, è poesia.




On bended knee is no way to be free
Lifting up an empty cup, I ask silently
All my destinations will accept the one that’s me
So I can breathe…

Circles they grow and they swallow people whole
Half their lives they say goodnight to wives they’ll never know
A mind full of questions, and a teacher in my soul
And so it goes…

Don’t come closer or I’ll have to go
Holding me like gravity are places that pull
If ever there was someone to keep me at home
It would be you…

Everyone I come across, in cages they bought
They think of me and my wandering, but I’m never what they thought
I’ve got my indignation, but I’m pure in all my thoughts
I’m alive…

Wind in my hair, I feel part of everywhere
Underneath my being is a road that disappeared
Late at night I hear the trees, they’re singing with the dead
Overhead…

Leave it to me as I find a way to be
Consider me a satellite, forever orbiting
I knew all the rules, but the rules did not know me
Guaranteed


Quello che penso, ascoltando e rivisitando le immagini con la mente, è che "into the wild" è un film onesto. non dice bugie.Il protagonista non è un eroe, sembra a volte solo un ragazzo sperduto. non libero, sperduto, perduto nei suoi nodi irrisolti.
A me dice che la libertà, la libertà assoluta coincide con la solitudine, l'estrema solitudine. e, a volte, ha un prezzo altissimo: la morte. anzi la solitudine estrema parla con la morte, non solo metaforicamente. Essere completamente liberi, e soli, vuol dire non esserci per nessuno, solo per se stessi.
Ma alla fine, anche lui, stremato e senza via d'uscita, lo scopre, scopre che:
“Happiness only real when shared”.
Quando pensi di avere la risposta, ecco la risposta non è quella che cercavi. la consapevolezza finale è che la felicità è reale solo quando è condivisa.
alla fine, folgorato dalla luce del sole che apre lo spazio alla speranza, l'attimo prima di spegnere la coscienza, il pensiero va al nodo irrisolto, ai genitori, all'amore non condiviso.
forse non era libertà. era fuga. come per tante altre cose penso che si può vivere intensamente, un amore la libertà un'esperienza la solitudine l'assenza di chi amiamo, solo se siamo risolti dentro di noi.






Grazie C. per tutte queste canzoni. Una piccola attenzione, un grande regalo.


http://it.youtube.com/watch?v=O3SxCph5I1Q

Ho una passione che si chiama poesia

L'ho incontrata per caso. e mi ha travolto.
la poesia è una cura formidabile e miracolosa per l'anima.
la poesia spiega e lascia sospeso.
la poesia fa sognare e fa sentire la malinconia come non avessi mai sentito altro nella vita.
la poesia risponde e di nuovo ti fa domandare, da capo, dal principio, fino alla fine.


Shakespeare scrive sonetti per qualsiasi cosa.amore, amici, cavalli, scherzi, competizione con colleghi poeti, belle e brutte donne, gelosia tradimenti occhi labbra pelle. tutto. invece di parlare scrive in poesia. ma è fantasmagorico, sorprendente. C'è fuoco e inquietudine, sempre. come non amarlo?

sonetto 27
Consunto da stanchezza, mi affretto a letto
gradito riposo dopo faticoso viaggio;
e allora, quando il lavoro del corpo è finito,
inizia il pellegrinaggio della mia mente;
I miei pensieri, dal mio lontano sito,
s'accostano in pellegrinaggio a te
e mi fan sognare ad occhi aperti,
scrutando nelle tenebre come che il cieco sol conosce:
ma ecco che la vista immaginaria del mio cuore
presenta la tua ombra al mio sguardo senza luce,
quale pendente gioiello nell'oscura notte,
che rende la notte chiara e il suo volto fulgido.
Vedi, le mie membra di giorno e la mente di notte,
per me, per te, non trovano mai requie.


sonetto 58
Quel dio mi guardi che m'ha fatto tuo schiavo
da pensare di porre freno ai tempi del tuo piacere
o che io venga a mendicare delle tue ore il resoconto,
io tuo vassallo, legato al tuo volere.
Oh, lasciami soffrire, al tuo comando,
l'imprigionata assenza della tua libertà;
e che la pazienza, dal dolore domata.
sopporti ogni offesa senza accusarti di crudelta'.
Dovunque tu sia, il tuo diritto e' tale,
che privilegi puoi dare al tuo tempo come ti pare;
e solo a te appartiene assolvere te stesso
dai criminosi falli che commetti.
Io aspetto, attesa che e' un inferno:
e non per biasimarti, sia che tu faccia male o bene.



Rainer Maria Rilke.
A me sembra che Rilke, invece, sia un poeta sognante, elegiaco appunto. parla di amore, morte, angeli, cieli immensi, rivelazioni. E' la sublimazione dell'amore.


Dalla quarta elegia duinese.

...
ma noi, mentre siamo occupati da qualcosa
subito ci è data l'ansia per un'altra. Le avversità
sono sempre nostre compagne. Chi ama
è continuamente contro nuovi ostacoli, l'uno nell'altro,
dopo la promessa di immensità...
Per la rivelazione di un momento,
è già pronto uno sfondo al contrario, doloroso
per noi che lo guardiamo; è certamente chiaro quello
che ci appartiene. Non conosciamo l'orlo del sentire,
ma soltanto quello che gli da forma esternamente.
chi non si è mai seduto inquieto davanti al sipario del cuore?
...


Luciano Erba l'ho incontrato a una rassegna di poesia del Piccolo Teatro. è un personaggio, bianco, stanco, fatica a parlare nemmeno alza lo sguardo. ha letto le sue poesie, quella sera, e mi ha incantata e intenerita. ho comprato un suo libro, e molti altri. è essenziale, guarda il vuoto senza timore.


Senza risposta


Ti ha portata novembre. Quanti mesi
dell’anno durerà la dolceamara
vicenda di due sguardi, di due voci?
Se io avessi una leggenda tutta scritta
direi che questo tempo che ci sfiora
ci appartiene da sempre. Ma non sono
che un uomo tra mille e centomila
ma non sei
che una donna portata da novembre
e un mese dona e un altro saccheggia.
Sei una donna
che oggi tiene un naufrago impaziente
dimmi tu
sei scoglio
o continente?


Scale

Scale
che non portano da nessuna parte
scale
che salgono soltanto per scendere
è difficile orientarsi
nei dintorni del nulla.


Affinità

Per aver perso la strada
contro la nebbia
non ho più fretta.
Ogni tanto un passo
come il corvo
che batte l'ala, sbadato.
Se mi vedi con gli occhi sulle stoppie
è come l'alba
che sapemmo amare.



Alessandro Parronchi
questa è bella. solo bella. Come mai nessuno me l'ha dedicata?



Nulla è più lieto
d'un giorno grigio
che a un tratto s'apre
a una speranza di sole
che incendia la sera
e poi tramonta
ma prima d'un ultimo
fulgore illumina
la notte per te.

martedì 8 luglio 2008

7 luglio




7 luglio 1887.
Nasce Marc Chagall. sembra il sogno di un bambino. la sposa che passeggia e...vola! niente, invece, di più reale di un sogno d'amore. l'amore fa leggeri, sogna, vola, e ti tiene per mano. lei vola e lui la tiene salda. è il vincolo d'amore, l'unico possibile.

7 luglio 2008
il mio amico C., gente seria, tre settimane al mare in sardegna, mica pinarella di cervia, un giorno mi dice: sono rapito dalla colonna sonora di "Into the wild", di Eddie Vedder, entra nell'anima. Mi dico: degnissimo film, validissima colonna sonora? l'ho comprata. l'ascolterò. non è come la nascita di chagall, ma anche oggi nasce qualcosa, un pensiero, un piccolo desiderio.

domenica 6 luglio 2008

l'amore conta. Ligabue.

"e conta gli anni a chi non e' mai stato pronto".
quanti uomini aspettano.
e quante donne non sanno aspettare.
vedo uomini che si crogiolano nel dolore convinti che nessuno ha mai sofferto quanto loro. la vita li ha cambiati. l'amore non fa per loro. ma ancora non sanno cosa li aspetta. siamo soli, lo dice Vasco...
vedo donne che fingono di scegliere per amore ma in realtà non scelgono e confondono l'amore con l'attaccamento e la paura. vedo donne che per paura non scelgono per se stesse, per amore di se stesse, e rinunciano a cio'che l'amore dovrebbe dare. la liberta' di scelta.
"L'amore conta...conosci un altro modo per fregar la morte?"

Chi ha visto la Fura dels Baus?

o chi non li ha visti? a milano,in questi giorni.
Gruppo teatrale di catalani senza regole, teatro di spazi aperti, teatro aperto, teatro dentro. L'estetica dei corpi in scena.
Imperium. Il potere delle donne.
chi ha fatto lo spettacolo? le donne della Fura direte voi.
o il pubblico che guarda il potere delle donne della Fura dels Baus?
non lo so, sono indecisa. seguitemi...
lo spettacolo: corpi e scena in movimento, corpi nudi vestiti travestiti trasfigurati mascherati, donne, fisici forti di donne muscolose, voci, voci alte, urla, sudore, maschere, schermi, elementi di scena trasportati da macchinisti (uomini), violenza, corpi trasformati in larve da cellophane, donne fatte schiave, schiave robotizzate con arti inferiori artificiali, corpi martoriati, esposti, frustati, maltrattati, cibati di paura e poi vomitati. donne schiave che si spogliano e si rivestono e si trasfigurano di liquido d'argento, di nuovo si robotizzano, corrono impazzite tra la folla e spostano, toccano, spingono, impauriscono. impossibile non sporcarsi. ci sono anche acqua e farro e scoppi e petardi e musica che ti risuona un po' dentro.
siamo in guerra.
botte violenza torture. bastoni. DI CARTONE. di cartone? quando mai la Fura fa uso di cartone. e lì cominciano i miei dubbi, le mie domande.
In breve due donne detengono il potere. e hanno schiave da martirizzare. e cosi' fanno per tutto lo spettacolo. esercitano il potere, così come farebbero gli uomini. come uomini, sono uomini: donne virago. peggio degli uomini, perche' dalle donne non ti aspetti il peggio degli uomini, ovvero la guerra.
la scena si sposta con il movimento dei corpi e il cambiamento della scena. le schiave si ribellano, uccidono il potere, lo annientano. ma si ricomincia, è una legge: lottano tra loro, dopo tanta sofferenza fisica e mentale, per ottenere, riguadagnare, esercitare lo stesso identico malato e perverso potere. imperium, il potere delle donne.
nessuno vince. muoiono tutte, non c'e' supremazia, il potere non appartiene a nessuna di loro, il potere non e' donna. ed ecco che si aprono botole, escono uomini, mascherati, prendono i bastoni di cartone ritornano nelle botole. non è per questo che erano di cartone? le donne, quelle donne travestite da uomini giocavano e essere uomini, stavano giocando, imitavano senza successo il gioco della guerra, che e', rimane, sempre sara', un intrattenimento per maschi.
donne, avete finito di massacrarvi, veniamo a prendervi, portiamo via i giocattoli e vi riportiamo a casa.
donne non confondetevi, la guerra non e' un gioco da imitare, lasciamolo a chi, da sempre, lo sa fare meglio di noi. mai viste donne tanto brutte trasfigurate dalla violenza...
la simbologia e' semplice, quasi elementare. alla fine mi viene da pensare che lo spettacolo non sia questo. lo spettacolo e' il pubblico, lo fa il pubblico. e' il pubblico che ci crede, gli attori lo sanno che e' un gioco e che, alla fine, verra' smascherato. e' il pubblico che si muove, va avanti e indietro, si sposta per evitare gli elementi di scena, scivola, cade, suda, si porta in avanti e poi di nuovo indietro. il pubblico ha paura, qualcuno si esalta, alza le braccia, salta, fa gesti da guerriglia, si eccita. donne, molte donne, semi nude, che giocano alla guerra: non è eccitante, coinvolgente? e la guerra non è un gioco attraente? e la fura ci fa giocare, noi del pubblico. pubblico che si ferma, guarda incredulo i travestimenti, gli arti finti, la fatica, la violenza, guarda attonito, poi di nuovo scappa e si sposta. si porta vanti, quasi corre, per vedere in prima fila, poi di nuovo indietreggia. la guerra, il fremito, lo spostamento rapido, l'odore del sudore, gli aliti, sono giu', tra la gente. e' il pubblico che gioca alla guerra, applaude, ma a cosa? non agli attori. no. agli eventi della guerra, sembrava avessero vinto, ma poi hanno perso. tutto finisce in un attimo. gli uomini entrano, portano via le armi, se ne vanno. le luci si alzano, le attrici sono scomparse, così come erano apparse, nel nulla. la gente non capisce. e' finito? non si gioca piu'. chi ha vinto? noi?

http://www.lafura.com

sabato 5 luglio 2008

i fratelli Coen e il sogno del grande vecchio

non posso dire mi siano mai piaciuti.
il mondo e' sempre quello. sempre. l'america e i suoi vizi capitali. la violenza. l'inganno. la sopraffazione. la morte a basso costo.
l'america e' metafora del mondo.
ma no, mi dico io, non e' vero, non ci credo.
un mondo sempre troppo ancorato alla provincia, agli stivali da cow-boy, ai ranger, agli assassini, ai motel, ai sicari, ai killer, alla scarnificazione, al sangue a fiumi. torrenziale.
ho visto "non e' un paese per vecchi". non un bel film. forse proprio per la reiterazione infinita della tematica di fondo, l'america violenta che non sopravvive a se stessa. un mondo dove nessuno diventa vecchio, dove si muore per caso. si muore ad ogni angolo, si muore per niente, dove muoiono i cani insieme ai messicani, alle mogli maltrattate, alle passanti intraprendenti, ai guidatori incauti. dove si muore con un bizzarro strumento ad aria compressa, bizzarro perche' folle come e' folle la mente di chi lo ha pensato,dove si muore nelle roulotte e nel deserto, a torto e a ragione, senza un credo, senza un motivo, dove muoiono tutti, soprattutto la speranza. va bene. questa e' l'america. possiamo solo tremare e sperare appunto che tutto questo sia solo l'america e solo in america. non perche' nel resto del mondo non si muoia, ma perche' in america si muore come se si fosse in irak. solo che l'america non e' un paese in guerra. pero' la guerra civile c'e'. la guerra e' in casa, in ogni casa, in ogni famiglia, in ogni strada, in ogni stato.
c'e' il rischio che a rappresentarla cosi' la morte perda di significato, che lo perda anche la vita, che alla fine sembri tutto normale. c'e' il rischio che si perda il senso di tutta questa morte, cioe' del senso della morte in questo film. alla fine tutto diventa grottesco e ripetitivo, prevedibile, anche la cattiveria più cattiveria che c'è, poco credibile. così eccessiva, ridondante, alla fine la morte diventa noia, si svaluta, si svuota.
Certo, in un paese cosi' non si diventa vecchi. in un paese cosi' i vecchi non ci vivono e non capiscono. come descrive il sogno di Tommy Lee Jones, lo sceriffo, incredulo e stanco, non ci sono piu' padri, grandi vecchi, vecchi saggi. il sogno dice che la guida del padre, quello che passa davanti a lui con la fiaccola che si confonde con la luna, quello che porta la luce al punto di ristoro, quello che guida nel buio della notte, quello che rassicura e consente di andare avanti, quello che sopisce la paura della morte, quello che porta saggezza in un mondo di pazzi, che quella guida, quella luce, quel grande vecchio sono, appunto, solo un sogno. al risveglio rimane solo il mondo di pazzi, solo la follia che ci uccidera' tutti, senza speranza.
salvo solo il sogno. e il mio sogno,la mia speranza. il resto e' solo morte a basso costo.

I vecchi che si ammirano nell'acqua
William Butler Yeats

Ho udito i vecchi, i vecchissimi, dire:
" Tutto muta,
E a uno a uno noi scompariamo"
Avevano mani come artigli, e le ginocchia
Contorte come i pruni antichi
Presso le acque.
Ho udito i vecchi, i vecchissimi, dire:
« Tutto ciò che è bello trascorre via
Come le acque ».