giovedì 29 gennaio 2009
"la strada non presa". sempre una non presa ci sarà. Elogio della diversità.
La Strada Non Presa
Divergevano due strade in un bosco ingiallito
E spiacente di non poter percorrerle entrambe
Essendo uno solo, mi fermai a lungo
E ne guardai una quanto lontano potevo
fin dove nel sottobosco svoltava.
Poi presi l’altra, altrettanto giusta,
E aveva forse un miglior richiamo,
Perché era erbosa e voleva esser percorsa;
Sebbene, per quello, il passare là
Le avesse in effetti segnate più o meno lo stesso,
Ed ambedue quella mattina allo stesso modo
Sulle foglie nessuna nera impronta mostrassero.
Oh! La prima lasciavo a un altro giorno!
Pur sapendo bene come strada porti a strada,
dubitavo se mai sarei tornato.
Io dovrò raccontar questo con un sospiro
Da qualche parte fra tanto tanto tempo:
Divergevano due strade in un bosco, ed io-
Io presi la meno battuta,
E da questo tutta la differenza è venuta.
Robert Frost.
non lo conoscevo.
ma forse so perchè.
perchè la sua è una poesia sana.
piana.
serena.
conciliante.
io cerco disperatamente i disperati come me.
cerco il conflitto, cerco la paura, cerco la carne, cerco il fuoco.
cerco la parola forte. scuotente.
Frost è proprio un uomo ragionevole e le sue poesie, quelle che ho letto, sono pacate e comunicano il buon rapporto con il mondo. o, per lo meno, il buon senso che si pone in modo dialettico rispetto al conflitto, risolvendolo con perseverante saggezza.
non è la poesia che cerco, la apprezzo ma non mi prende.
devo dire però che, nella mia ricerca, qualcosa mi ha stupito.
ho trovato questa poesia, ovviamente riportata in un blog.
Un uccelletto
(A minor bird)
Proprio ho sperato che volasse via,
e non cantasse sempre davanti a casa mia;
gli ho battuto le mani dal limitare
quando non l’ho potuto più sopportare.
Mio in parte il torto dev’essere stato.
L’uccelletto non era stonato.
E qualcosa non va, qualcosa manca
in chi vuol far tacere uno che canta.
(da: Robert Frost,
Conoscenza della notte)
la leggo e ne penso delle cose.
leggo il commento postato sul blog e proprio proprio proprio non mi ritrovo.
“A Minor Bird” di Robert Frost ci fa pensare inevitabilmente al “passero solitario” di Leopardi o all’upupa di Montale o ancora ai gabbiani di Attilio Bertolucci sulle rive del Tevere, agli uccelli di nido che perdono la traccia nella nebbia di Luzi. Pensiamo alla natura che ci circonda, che fa da sfondo silenzioso e inerte alle nostre ansie, che si aspetta le nostre manomissioni più che le benevolenze, la nostra protervia e il nostro calcolo per una terra che dovrebbe essere il segno e il pegno del nostro ingegno e della nostra fatica. Càpita anche a noi, come ci ammalia Robert Frost, di mandar via un uccelletto che canta, di volerne fare a meno perché crediamo che non sia quello il suo posto, il davanzale della finestra o la grondaia sbilenca del tetto. Ma gli uccelli devono nutrirsi, procacciarsi il cibo anche sui cumuli dei rifiuti, adattarsi sulle stecche delle antenne televisive, farsi la guerra tra crudeli e timidi, tra rapaci affamati e prede denutrite. E così non ascoltiamo più canti o gorgheggi, ma rintocchi, segnali, grida, strepiti....
mi capita spesso di non ritrovarmi nei commenti degli altri.
o non mi ritrovo negli altri e basta?
leggo questo commento impostato sul valore e l'insostituibilità della natura, e mi sembra di capire che Frost fosse ancorato alle sue immutabili leggi e categorie. Ho letto che il grande tema dell'opera di Frost è la tensione del rapporto uomo-natura, scavato tanto da rilevarne il visibile e l'invisibile.
e va bene.
ma la poesia dice una cosa diversa.
almeno io ci leggo una cosa molto diversa.
quello che non va, proprio non va, in un uomo che fa tacere un uccellino, un altro, l'altro che canta, è una sensazione di fastidio rispetto al bello. questo stride.
ciò che non va è che la bellezza che non ci appartiene, che non condividiamo, che non sentiamo come nostra, che non sappiamo provare, è un confronto inaccettabile. è una sfida a essere migliori che non sappiamo cogliere ma che dobbiamo allontanare, rifiutare, mettere a tacere.
l'uccellino è in armonia con il mondo. noi no. a noi quella sintonia manca.
questo manca.
questo leggo.
sarò malata nel mio leggere le cose?
mi dicono che spingo sempre troppo in questa direzione.
ciò che ho scoperto e mi da molto gusto, è che è Frost il poeta citato dal MITICO professor Keating nell'"Attimo fuggente" di Peter Weir.
saranno uccellini solitari e rinnegati quelli di Frost,
ma sono soprattutto attimi di infinita libertà, di crescita, di confronto, di unicita'.
di scelte e di strade prese mai rinnegate.
impariamo a essere orgogliosi della nostra diversità.
http://video.google.com/videoplay?docid=7176368517562454293
grazie Pesa. davvero.
mi piace sempre conoscere il mondo e, magari, per un attimo, essere in sintonia.
INCONTRARSI E PASSAR OLTRE
Mentre scendevo il colle lungo il muro
C’era un cancello al quale mi ero accostato
Per guardare, ed appena me n’ero voltato
Che ti vidi salire. C’incontrammo. Ma
Tutto quel che facemmo quel giorno fu confondere
Grandi e piccole orme sulla polvere estiva, come
A figurare il nostro essere meno di due
Ma sempre più che uno. Il tuo parasole
Separò il decimale puntandosi profondo.
E per il tempo che parlammo tu sembravi
Sorridere a qualcosa che osservavi
Nella polvere(oh, senza pregiudizio per me!).
Dopo andai oltre il cammino che avevi compiuto
Prima che ci incontrassimo, e tu oltre il mio.
CONOSCENZA DELLA NOTTE
Io sono uno che ben conosce la notte
Ho fatto nella pioggia la strada avanti e indietro.
Ho oltrepassato l’ultima luce della città.
Sono andato a frugare nel vicolo più tetro.
Ho incontrato la guardia nel suo giro
Ed ho abbassato gli occhi, per non spiegare.
Ho trattenuto il passo e il mio respiro
Quando da molto lontano un grido strozzato
Giungeva oltre le case da un’altra strada,
Ma non per richiamarmi o dirmi un commiato;
E ancora più lontano, a un’incredibile altezza,
Nel cielo un orologio illuminato
Proclamava che il tempo non era né giusto, né errato.
Io sono uno che ben conosce la notte.
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7 commenti:
Nel mio piccolo, ho pensato le stesse cose nel leggere dell'uccellino. Un lampo di genio, da parte mia
Smaug anche tu qui! beh grazie e quanta grazia. ma perche' tanta modestia? mi fai venire un dubbio draghetto: vuoi dirmi che me la tiro?
cosa c'è mai di negativo nella poesia disperata o in quella sana? una poesia ci appassiona e diventa "nostra" quando ci prende e ci ritrovimao in essa, qualunque sia il messaggio che reca.
mi rallegro che questa mia consivisione ti abbia fatto riannodare alcuni fili pendenti. ormai non mi stupisco più del fatto che due delle 'prossime' poesie che ti avrei mandato le hai già scovate da sola citandole nel tuo post.
non mi aveva invece colpito particolarmente quella dell'uccelletto ma concordo (ma va?!?) con la tua interpretazione.
non mi sembrano però così sane, lineari e positive come dicevi appunto nel post, sarà per quello che ti (ci) hanno colpito?
avendomi sottratto il materiale per il prossimo 'contributo' sottopongo alla tua attenzione altri due spunti: il sonetto XVII tratto dai "100 sonetti d'amore" di neruda che hai già citato con lo spendido sonetto XLIV (che magari, quindi, probabilmente già conosci) e la canzone "L'autostrada" di daniele silvestri.
sempre incisiva la prima come tutti gli scritti di neruda, sembra di essere sotto un riflettore e la chiarezza dell'esposizione toglie il fiato.
più criptica la seconda ma il messaggio, lo smarrimento, si fa strada ugualmente in maniera prepotente.
alla prossima
buongiorno!!
nè bene nè male...io non ho dato giudizi. sai che me lo dicono spesso, ma io sono solo molto assertiva ma non giudicante nel dire ciò che penso. io guardo ma non do valenza nel mio guardare. non potrei, anche per il mestiere che faccio. io osservo le vite degli altri, potrei dirmi se farei la stessa cosa o meno, ma poi per me conta la motivazione di una scelta, non la scelta in sè. posso esprimere un mio piacere o dispiacere, ma non se è male o bene. la poesia di Frost è sana nel senso che non c'è quel dilaniarsi lo spirito, l'anima e la mente di un neruda- che è in assoluto il mio poeta preferito- di una plath o anche di un derek walcott. la stessa szymborska è troppo "serena" per me. chirurgica come dici tu, lucida e ironica, ma sana. equilibrata. alla fine quasi mi annoia un po'. frost guarda le cose, certo si interroga, ma poi si riappacifica con la domanda. a me piace la poesia senza risposta. ecco. una cosa così forse spiega cosa mi appassiona nella poesia, lo spazio aperto irrisolto.
magari la poesia di neruda l'ho letta ma non la ricordo e me la vado a leggere subito. la canzone non la conosco, ma conosco l'autore, e me la trovo...grazie grazie grazie. ciao
ho letto neruda...tu capisci, altrimenti non me la segnaleresti, che stiamo parlando di un altro linguaggio dell'anima...BELLA. potente.
no, certo, sono io che non ho specificato bene, ma dato che stiamo parlando dei nostri personalissimi gusti associo al "non MI appassiona" una, appunto personalissima, nota negativa. non per questo assoluta.
è evidente che rimane relegata alla considerazione che ciascuno ha dell'insieme delle cose che compongono (nello spazio e nel tempo) un'intera vita, dove anche la poesia ha un suo posto, grande o piccolo che sia.
il bello della condivisione sta (semplificando) nel confrontare 'il mio' bello con 'il tuo'.
e mi sembra che sia proprio quello che stiamo lentamente facendo, trovandoci spesso d'accordo, e 'scontrandoci' su qualche dettaglio, ma che rende senz'altro più prezioso il confronto.
alla prossima
altroche! un linguaggio che non ha bisogno di parole, fatto solo di pensieri, emozioni e sentimenti che sono condivisi, così, tout-court, non appena sbocciati senza necessità di intermezzo o mediazione alcuna.
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