bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

sabato 22 gennaio 2011

la fortuna non esiste

Anthony Suau, Cleaveland, World Press Photo of the Year 2008

sembra una scena di guerra.
non lo e'.
e' il controllo, da parte di un poliziotto, della completa evacuazione di una casa, negli stati uniti, dopo l'abbandono, anzi l'allontanamento forzato, da parte della famiglia che ci abitava. motivo: la crisi immobiliare iniziata nel 2007 che, in un anno soltanto, ha strappato due milioni di americani dalle abitazioni in cui vivevano. con il 2009 le famiglie che hanno perso la proprieta' o che hanno ricevuto la lettera di pignoramento sono arrivate a 6 milioni.
la potenza di questa foto -Anthony Suau, Cleaveland, World Press Photo of the Year 2008- è nei suoi contrasti, letti e materassi rovesciati, carte sparse sul pavimento, un quadro appeso e oggetti rotti o accatastati  come in una catastrofe. un agente armato, circospezione e sensazione di pericolo. e nell'equivoco: parebbe la foto di un conflitto ma si tratta solamente dell'espulsione degli occupanti di una casa. la famiglia sembra scappata di corsa, invece ha solo abbandonato miseramente cio' che non avrebbe potuto portare con se'. "La guerra entra ora nelle case della gente che non può più rimborsare i propri mutui".
sono informazioni che ho appreso leggendo La fortuna non esiste, di Mario Calabresi, giornalista corrispondente estero di repubblica anche durante la campagna presidenziale e l'elezione di Barack Obama. il libro è naturalmente in stile giornalistico e informativo, spinto da una carica ottimistica di rinascita derei whitmaniana, forse troppo filoamericano nello spirito, ma certamente animato da una convinzione contagiosa, almeno nella teoria, che, alla fine, ce la si fa sempre. sempre?
"non esiste la fortuna, esiste il momento in cui il talento incontra l'occasione", cita Calabresi da Seneca. nel libro troverete storie incredibili per caduta e rimbalzo in piedi, per disfatta di povertà e miseria e capacità di reinventarsi, per dolore, con la perdita di gambe in un'operazione militare in Iraq o paralisi poliomelitica dall'infanzia, e riconquista della dignità umana e anche oltre, per abbandono di speranze e nuovo impianto su terreno fertile in cui mettere nuove radici.
Paul Claudel la chiama resilienza, il ripristino di una forma originaria dopo una deformazione, la flessibilità adattativa:
"Nel temperamento americano c'e' una qualità, chiamata resiliency, che abbraccia i concetti di elasticità, di rimbalzo, di risorsa e di buon umore. Una ragazza perde il patrimonio, senza stare a commiserarsi si metterà a lavare i piatti e a fabbricare cappelli. Uno studente non si sentirà svilito lavorando qualche ora al giorno in un garage o in un caffè. Ho visitato l'America alla fine della presidenza Hoover, in una delle ore piu' tragiche della sua storia, quando tutte le banche avevano chiuso i battenti e la vita economica era ferma. L'angoscia stringeva i cuori, ma l'allegria e la fiducia splendevano nei volti di tutti. Ad ascoltare le frasi che si scambiavano si sarebbe detto che era tutto un enorme scherzo. E se qualche finanziere si gettava dalla finestra, non posso impedirmi di credere che lo facesse nella ingannevole speranza di rimbalzare. "

insomma io vorrei, avere la resilienza, tutta intera, ma temo che le deformazioni mi trasformino e gli schiacciamenti mi rimpiccioliscano e temo, anzi pavento, che una volta modificata dalla sofferenza la mia capacità di tornare a una forma quo ante richieda tempi vertiginosamente lunghi di elaborazione.
in verità l'adattabilità a un cambiamento rovinoso e destrutturante è una dote che mi sembra di vedere raramente, e mi domando, dopo aver letto il libro, quanto sia un problema strutturale, di personalità, e quanto possa incidere anche una valenza culturale, un'attitudine temperamentale di un popolo intero. la scena della foto è paradigmatica, indica una guerra interna, una deupauperizzazione di risorse ma al contempo non è quello che sembra. è la fine di un'epoca, forse quella della speculazione insensata, ma, probabilmente, anche l'inzio di una nuova, forse quella della ricostruzione operosa. almeno per gli Stati Uniti.

9 commenti:

laliebredemarzo ha detto...

Quando vedo immagini come quella che hai messo nel post generalmente passo oltre, ma scorrendo ho letto "resilienza" e mi sono letta tutto. E ho fatto bene.
Mi piace perchè riesci sempre a portare riflessioni molto personali e a ricondurre al piano intimo ciò che avviene fuori. O viceversa.
La destrutturazione segna il confine limite per avviare una ristrutturazione. A volte bisogna buttare tutto all'aria, perdere tutto per trovare energie di ricostruire, ma quanto è dura... quanto è dura! Essere resilienti non ci solleva dal trauma ricevuto, in qualche modo siamo "deformati" anche se la quantità di materia non è cambiata. Forse siamo introflessi, o estroflessi, fatichiamo a passare da porte strette... Non so... Il trauma non si supera, ma ci cambia. Bisogna trovare legami, almeno per me è stato così. La corrente ti trascina, ma qualcuno dalla sponda del fiume ti offre un tronco cui aggrapparti... Sarai sempre uno travolto dalle onde, ma almeno sai che qualcuno ci sarà a gettarti un salvagente. Sempre. Io lo credo. E tu?

fabrax ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
fabrax ha detto...

le azioni dell'uomo esistono, la casualità ci gira intorno

Blog Surfer ha detto...

la fortuna non esiste , la sfiga e' invece e' viva e vegeta :)

Battute a parte,la verita' e' che all'estero , a differenza dell'italia, sono molto meno risparmiatori , la gente compra molto di piu' utilizzando mutui e prestiti, ergo, molti hanno fatto il passo piu' lungo della gamba.
Quindi, hanno perduto qualcosa che non e'ra di loro proprieta' e , er quanto la cosa sia dolorosa , non e' certo grave come chi ha visto la propria casa spazzata via da un terremoto.
E' anche vero che gli Stati uniti hanno un'economia molto piu' aperta e , quindi, con molte piu' possibilita' di quella nostra che e' stagnante da anni e ,chi ha supratoi 40 anni , difficilemnte trovera' impiego cosi coem chi e' giovane , anche se brillante, rischia di finire nel mondo dei lavoratori occasionali.

Rossa ha detto...

infatti. le deformazioni, per quanto il ritorno possa essere elastico, ci cambiano. nella mia esperienza, per le mie risorse mentali psichiche ed emotive, spesso il recupero è lentissimo, a volte impossibile. le difficoltà mi imbrigliano, il ripensamento mi lega e rallenta le azioni. ci sono persone che invece le difficoltà le creano per vitalizzarsi, per vivere, per reagire. questa forse è davvero una differenza, oltre che personale, proprio culturale. non so se la presenza di qualcuno abbia avuto per me il significato di una salvezza, forse non mi sono mai trovata veramente in una condizione di perdita totale. se sto male sto male da sola, se sto bene sto bene da sola, gli altri ne subiscono solo le conseguenze, negative e positive. ma la tua esperienza la conosco bene, nel senso che la riconosco negli altri. è un modo, ma è ancora dipendenza, è ancora bisogno d'altro, è ancora, forse, una salvezza a metà, da completare.
ciao

Rossa ha detto...

potrebbe essere come dici tu fabrax, la tua potrebbe essere una buona sintesi.

Rossa ha detto...

mi sache la fai semplice surfer. la questione dei subprime negli stati uniti è stata una catastrofe di dimensioni apocalittiche, molte più persone che in abruzzo si sono trovate senza casa, senza NIENTE. non tanto frutto dei non risparmi e della leggerezza degli americani quanto di investimenti predatori delle banche, di speculazioni fuori controllo. intere città abbandonate, svuotate, villaggi di gente fatti di macchine come abitazione. e la crisi è stata mondiale, forse non ricordi il calo delle borse di tutto il mondo a partire da quel 2006.
prova a leggere il libro, per me è stato abbastanza chiaro e informativo. e la capacità di risalita è, almeno nel libro, piuttosto impressionante.

fabrax ha detto...

un titolo scelto a caso è:

CONFESSIONI DI UN CODARDO ed. Guanda

fidati di Bukowski, è pazzo

Rossa ha detto...

come a caso...volevo una scelta ponderata!!
grazie fabrax, apprezzo moltissimo. anche la tua frase...mi dice molto di te.