periferia ed emarginazione.
anche dalla vita, così sempre Antonia Pozzi.
qualcosa si spegne in quella pozza, qualcosa stride, si incenerisce, qualcosa fa male.
forse una silenziosa attesa di una rivelazione che rompa una distanza, una rivelazione che sottragga al dubbio e alla solitudine. Le sigarette si spengono, annegano, prima con calore di brace poi nel buio dell'acqua sporca, c'è qualcosa di impossibile che non solo non si compie, ma che miseramente collassa.
due sono le sigarette, due gli attori di questa storia, due volte un calore non si accende e con dolore si annulla nel buio della notte.
Foto di Antonia Pozzi, da Portofino a Ruta, aprile 1938
"Caro Dino, l'altro giorno hai detto che nelle fotografie si vede la mia anima: e allora eccotele".
Bellezza
Ti do me stessa,
le mie notti insonni,
i lunghi sorsi
di cielo e stelle - bevuti
sulle montagne,
la brezza dei mari percorsi
verso albe remote.
Ti do me stessa,
il sole vergine dei miei mattini
su favolose rive
tra superstiti colonne
e ulivi e spighe.
Ti do me stessa,
i meriggi
sul ciglio delle cascate,
i tramonti
ai piedi delle statue, sulle colline,
fra tronchi di cipressi animati
di nidi -
E tu accogli la mia meraviglia
di creatura,
il mio tremito di stelo
vivo nel cerchio
degli orizzonti,
piegato al vento
limpido - della bellezza:
e tu lascia ch’io guardi questi occhi
che Dio ti ha dati,
così densi di cielo -
profondi come secoli di luce
inabissati al di là
delle vette -
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