bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 24 gennaio 2019

“Liberarsi di quello che lo inquieta” ripeté Anna

E a un tratto si ricordò dell’uomo schiacciato al suo primo incontro con Vronskij e capì quello che doveva fare. Dopo essere scesa con passo veloce, leggero, per i gradini che andavano verso le rotaie, si fermò accanto al treno che le passava vicinissimo. Guardava la parte sottostante dei carri, le viti e le catene e le ruote alte di ghisa del primo carro che scivolava lento, e cercava di stabilire con l’occhio il punto mediano fra le ruote anteriori e le posteriori e il momento in cui questo punto mediano sarebbe stato di fronte a lei.
“Là — si diceva, guardando nell’ombra del carro la sabbia mista a carbone di cui erano sparse le traverse — là, proprio nel mezzo, e lo punirò, e mi libererò da tutti e da me stessa”.
Voleva cadere sotto il primo vagone che giungesse alla sua altezza nel punto mediano; ma la sacca rossa che aveva preso a togliere dal braccio, la trattenne, ed era già tardi; il punto mediano le era passato accanto. Bisognava aspettare il vagone seguente. Un sentimento simile a quello che provava quando, facendo il bagno, si preparava a entrar nell’acqua, la prese, ed ella si fece il segno della croce. Il gesto abituale della croce suscitò nell’anima sua tutta una serie di ricordi verginali e infantili, e a un tratto l’oscurità che per lei copriva tutto si lacerò, e la vita le apparve per un attimo con tutte le sue luminose gioie passate. Ma ella non staccava gli occhi dalle ruote del secondo vagone che si avvicinava. E proprio nel momento in cui il punto mediano fra le ruote giunse alla sua altezza, ella gettò indietro la sacca rosso, ritirò la testa fra le spalle, cadde sulle mani sotto il vagone e con movimento leggero, quasi preparandosi a rialzarsi subito, si lasciò andare in ginocchio. E in quell’attimo stesso inorridì di quello che faceva. “Dove sono? che faccio? perché?”. Voleva sollevarsi, ripiegarsi all’indietro, ma qualcosa di enorme, di inesorabile la colpì alla testa e la trascinò per la schiena. “Signore, perdonami tutto!” ella disse, sentendo l’impossibilità della lotta. Un contadino, dicendo qualcosa, lavorava su del ferro. E la candela, alla cui luce aveva letto il libro pieno di ansie e di inganni, di dolore e di male, avvampò di una luce più viva che mai, le schiarì tutto quello che prima era nelle tenebre, crepitò, prese ad oscurarsi e si spense per sempre.

continuo a pensare alla dinamica del suicidio di Anna e cerco di immaginarmela. non capisco tutti i passi e faccio fatica a visualizzare la scena. non so pechè qualcosa mi si oscura nel cervello e perdo la lucidità per capire. questo passo è pieno di dettagli inquietanti, come la sacca rossa, il contadino che lavora sul ferro (soggetto presente negli incubi di Anna che presagise la tragedia) e la candela che si spegne (riferimento a un passo i cui Anna pensa “Sì, mi agita molto, e la ragione è data per liberarsene; perciò bisogna liberarsene. E perché non spegnere la candela, quando non c’è più nulla da guardare, quando fa ribrezzo guardare tutto? Ma come? Perché questo capotreno è passato di corsa sulla traversa? perché gridano quei giovani, in quello scompartimento? Perché parlano, perché ridono? Tutto è menzogna, tutto inganno, tutto malvagità...”.).
leggo e rileggo, ascolto all'audiolibro, e qualcosa mi sfugge e mi inquieta. Anna muore per vendetta, sapendo, e godendo, e sperando che lui soffrirà, verrà punito, e si pentirà del male che, lei pensa, lui le ha fatto. ciò che Anna desidera è una dedizione assoluta che preveda solo il suo nome scritto nella mente dell'altro, auspica un possedimento completo dell'altro: lei deve essere l'unico motivo di vita dell'altro, e niente di meno è accettabile, e per avere questo assoluto è disposta a perdere la sua vita, dimentica che poi non ne potrà godere. la passione senza velo, che alza il velo dell'impossibile, è solo l'anticamera della morte.
questo libro, nei passi su Anna rasenta davvero l'assoluto, nulla può andare più vicino alla narrazione dell'eros che si fonde con la morte di questo romanzo.
mi inquieta che nulla di simile si possa mai più scrivere, ma almeno una volta è stato scritto. 

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