bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

venerdì 14 dicembre 2018

macbettu, al diavolo i cordelli

si, mi sono seduta nel posto lasciato libero da Cordelli.
questa polemica un po' è divertente, un po' è desolante.
il sig. Cordelli, critico teatrale del Corsera che impazza sul quotidiano e su la Lettura, scrive a settembre in modo sprezzante che di un Macbeth in sardo non se ne sentiva l'esigenza.
"poi ci sarà mecbettu in sardo. non vedo l'ora di non vederlo."
gli accordo la mia stima per l'uso intelligente della lingua italiana e la battuta tagliente, ma, in reltà, è stato bocciato. nemmeno con debiti a settembre. ripetente per presunzione e, direi, ignoranza.
se lo avesse visto avrebbe capito che il testo di quel genio cosmico del bardo non è necessario al lavoro teatrale di Alessandro Serra.
penso proprio che non avrebbero nemmeno dovuto mettere i sottotitoli in italiano.
nulla.
solo il sardo e tutta la meraviglia scenica nella loro nuda ancestrale realtà.
bastano e avanzano.
chi vuole deliziarsi del testo immenso shakespeariano vada a leggerselo.
qui siamo in un altro teatro.
teatro di corpo, e di suono.
in bacbettu domina il suono, tutto il suono, anche quello del dialetto, ma non solo.
il suono delle voci, dei fischi, dei fruscii, dei cori. strepitosi.
il suono scuotente dei tuoni e dei rombi. potenti e spaventosi.
il suono delle lamiere dei tavoli, dei sassi. evocativi.
il suono del pane carasau sotto le scarpe. geniale.
il suono di "macbettuuuuuu", gridato più volte in scena, nel buio sotto la lama tagliente di una luce dal basso. più forte di pugno in viso.
il suono sguaiato delle streghe che in scena mimano gesti apparentemente ludici (e la gente ride, ma perchè??) ma che rimandano alla follia, alla stregoneria, alla magia, all'inconsulto, al delirio, all'inconscio, all'imponderabile, vera dimensione travolgente del Macbeth di Shakespeare. ipnotico.
oltre al suono, le luci.
altre al suono, i corpi.
certo i corpi: c'è in scena una sorta di animalità, o di bestialità umana, corpi forti, duri, grandi, disumani nella ferocia, animaleschi nell'ingordigia.
le scene sono potenti, si mangiano la parola, al diavolo i testi, per questa volta.
al diavolo i cordelli.
al diavolo i preconcetti.
vedere per credere, vedere per criticare, vedere per godere.


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