bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

martedì 13 novembre 2018

Ora è ciò che ha alle spalle a essere diventato oggetto del desiderio, non ciò che ha davanti

In quel preciso istante dell’inverno ’67-68 probabilmente non sta pensando a nulla, si gode il suo piccolo nucleo famigliare – presto disturbato dallo squillo del telefono, da qualcuno alla porta – in una finestra temporale libera dalle varie incombenze che hanno l’esatto scopo di farlo andare avanti, la lista della spesa, controllare il bucato, cosa fai da mangiare stasera, quell’incessante prevedere il futuro immediato che complica il versante esterno dei suoi obblighi, il suo lavoro di insegnante. I momenti in famiglia sono quelli in cui sente, non quelli in cui pensa. 
Interpreta come pensieri veri e propri quelli che le vengono quando è da sola o porta a spasso il bambino. E non intende le considerazioni su come parlano o si vestono gli altri, su quanto sono alti i marciapiedi quando si sta spingendo un passeggino, sulla censura ai Paraventi di Jean Genet o sulla guerra del Vietnam, ma le questioni che riguardano se stessa, l’essere e l’avere, l’esistenza. È l’approfondimento di sensazioni fugaci, impossibili da comunicare agli altri, tutto ciò che, se avesse il tempo di scrivere – e non trova nemmeno quello per leggere – sarebbe il materiale di un suo libro. Sul diario, che apre di rado quasi costituisse una minaccia contro la famiglia, come se adesso non avesse più diritto alla sua interiorità, ha scritto: «Non ho più nessuna idea. Non cerco più di spiegare la mia vita» e «sono una piccoloborghese fatta e finita». Ha l’impressione di aver deviato dai suoi scopi precedenti, di essersi immessa in una progressione prettamente materiale. «Ho paura di sistemarmi in questa vita calma e comoda, di ritrovarmi ad aver vissuto senza essermene resa conto.» Nell’esatto momento in cui fa questa considerazione sa di non essere pronta a rinunciare a tutto ciò che nel suo diario non compare mai, quella vita insieme, quella intimità condivisa in uno stesso luogo, l’appartamento in cui non vede l’ora di tornare subito dopo le lezioni, dormire in due, al mattino il ronzio del rasoio elettrico, la sera raccontare I tre porcellini, quella ripetitività che crede di detestare e a cui è affezionata, che le manca non appena si allontana per soltanto tre giorni quando va a fare le prove d’esame per il Capes – tutto ciò di cui le basta immaginare la perdita accidentale per sentirsi stringere il cuore in una morsa. 
Non si sogna più sulla spiaggia dell’estate a venire o come scrittrice che ha appena pubblicato il suo primo libro. Il futuro si annuncia in termini materiali molto precisi, ottenere un posto migliore, promozioni, acquisti, il bambino che entra all’asilo, non si tratta più di sogni, ma di previsioni. Le capita spesso di tornare con la mente a quando era sola, si rivede per le strade delle città in cui ha vissuto, nelle camere che ha abitato – a Rouen in una casa con altre giovani, a Finchley come ragazza alla pari, in vacanza a Roma in una pensione di via Servio Tullio. Le pare che quegli io continuino a esistere. Il passato e il futuro si sono insomma invertiti i ruoli. Ora è ciò che ha alle spalle a essere diventato oggetto del desiderio, non ciò che ha davanti: ritrovarsi in quella stanza a Roma nell’estate del ’63. Scrive sul diario: «Con estremo narcisismo, voglio vedere il mio passato nero su bianco e grazie a questo diventare ciò che ora non sono» e anche «è una sorta di immagine precisa della donna a tormentarmi. Devo forse orientarmi in quella direzione». In un quadro di Dorothea Tanning, visto tre anni prima in un museo di Parigi, era ritratta una donna dal seno nudo e, dietro di lei, un’infilata di porte socchiuse. Il titolo era Compleanno. Le viene da pensare che quel quadro rappresenti la sua vita, che ci si trovi dentro come un tempo lo era stata in Via col vento, in Jane Eyre, più tardi ne La nausea. Ogni volta che legge un libro, Gita al faro, Les Années-lumière, si pone la stessa domanda, si chiede se lei potrebbe raccontare così la sua vita. 
Talvolta le tornano in mente immagini dei suoi genitori nella cittadina normanna, la madre che si toglie il grembiule per recarsi all’adorazione eucaristica serale, il padre che risale dall’orto, la vanga in spalla, un mondo lento che continua a esistere, più irreale di un film, lontanissimo da quello di cui fa parte ora, moderno, colto, che avanza, verso cosa è difficile a dirsi. Tra ciò che accade nel mondo e ciò che accade a lei non c’è alcun punto di intersezione. Due serie parallele, una astratta di informazioni ricevute e subito dimenticate, l’altra di piani fissi. In ogni momento, assieme a ciò che viene considerato naturale fare e dire, assieme a ciò che i libri, i manifesti pubblicitari in metropolitana e persino le barzellette prescrivono di pensare, ci sono tutte quelle cose su cui la società tace senza rendersene conto, destinando a un disagio solitario chi quelle stesse cose le sente senza saperle nominare. Un silenzio che un giorno si rompe, d’un tratto o poco a poco, e delle parole cominciano a sgorgare sulle cose, finalmente riconosciute, mentre al di sopra si vanno formando altri silenzi.

Gli Anni
Annie Ernaux

non so se mia madre abbia vissuto così il suo tempo, forse non con questa consapevolezza e certamente non disdegnando, anzi, la sua condizione piccolo borghese.
di certo non guardo ai miei genitori come a un mondo rispetto al quale mi sono emancipata, da un punto di vista sociale e culturale.
anzi.
quel che penso, moloto spesso, è che, rispetto ai miei genitori, vivo molto peggio, ho perso moltissimi "privilegi", ho ridotto la mia capacità economica rispetto a loro, mi sono impoverita e certamente preoccupata finanziariamente. ho perso luoghi, ho perso sogni, ho perso possibilità di viaggiare.
si, sono certa che rispetto ai miei genitori io ho perso molto.
qual che ho alle spalle è più di ciò che ho davanti.

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