bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 21 novembre 2013

Il coc­co­drillo ti morde con lo sguardo

Ancorato alle millenarie radici della sua cultura, la reinterpreta reinventandola, aprendola alle tensioni della contemporaneità, toccando nei suoi versi tutti i grandi interrogativi del nostro esistere e ricordandoci che la poesia è la nostra unica lingua madre. Vive e poeta da esiliato non solo dalla sua terra, spingendo al confine estremo il suo vedere. Un esule assoluto e distante cantore, profondo al di là del nostro spazio-tempo. 
Così la giuria del Premio Internazionale Nonino 2012 ha raccontato Yang Lian, poeta cinese esiliato dopo il massacro di Tienanmen, annunciandone la vittoria.
Yang Lian è nato a Berna 1955, ma poco dopo segue la fami­glia di ritorno in Cina. Ini­zia a scri­vere poe­sie nel 1976 e circa tre anni dopo pub­blica in una rivi­sta indi­pen­dente. Nel 1989, dopo molti viaggi all’estero, è costretto a un lungo periodo di esi­lio, per aver con­dan­nato pub­bli­ca­mente le scelte del Governo cinese a seguito degli avve­ni­menti di Piazza Tie­nan­men. Nel 1994 decide di sta­bi­lirsi a Lon­dra, dove attual­mente vive e lavora. Le sue opere sono state tra­dotte in 25 lin­gue. In Ita­lia, i suoi versi sono stati pub­bli­cati da Einaudi nell’antologia “Nuovi poeti cinesi”, nel 2004 è uscita la rac­colta “Dove si ferma il mare” per Scheiwil­ler. È uno dei vin­ci­tori del Pre­mio Nonino 2012.
mi sono avventurata tra Lacan e la Cina, e, tra molte cose noiose o poco comprensibili del prestigioso convegno cui ho assistito a ottobre, almeno una è stata folgorante. come ho già avuto modo di dire Claudia Pozzana ha fatto una lezione magistrale parlando e spiegando i nuovi poeti cinesi, intersecandoli con la lezione di Lacan. ha citato poesie di una bellezza ancestrale e moderna allo stesso tempo. 
ha citato Yang Lian, poeta che ho già avuto modo di conoscere sul mensile Poesia e del quale ho già avuto modo di parlare (http://nuovateoria.blogspot.it/2013/04/questa-stanza-che-ti-pensa-in-cui-non.html).
ecco comparire i coccodrilli: Lacan usa la metafora del coccodrillo per parlare della madre, la famelica bocca materna che azzanerebbe e ingloberebbe i propri stessi figli se non ci fosse il palo "paterno" a tenerle aperte le fauci. è l'intervento del padre che impedisce il divoramento cannibalico della madre verso i propri figli. e allora...guarda un po' questa poesia com'è divorante...
ma il coccodrillo è anche, o forse chissà soprattutto, il pericolo mortale insito nella lingua che anima l'inquietudine di ogni poeta, soprattutto contemporaneo: ogni carattere cinese, dice Yang Lian, è una trappola nella quale cadono intere generazioni. insomma, come emanciparsi da una tradizione così potente, ancestrale, viscerale, inglobante e diventare un poeta moderno?

Coccodrilli

1
Il coc­co­drillo ti morde con lo sguardo
pal­pe­bre come foderi di coltelli
nascon­dono denti insonni

sen­tieri nella carne
pre­mono verso lo stagno
sei divo­rato dalla tua stessa occhiata

2
Boc­che enormi sui volti altrui
a te è rima­sta solo una dentiera
corallo infranto verde inchiostro

mac­chie di san­gue      fauci spalancate
postura minac­ciosa
resa

3
Grasse sca­glie in acqua morta
senti un bru­li­chio di formiche
stri­sciare fuori dalle fes­sure delle ossa

gra­vida dopo un pru­rito spasmodico
l’utero come un formicaio
una covata di coc­co­drilli innati carnivori

4
Il rumore dello strappo ha un che di gioioso
bel­lezza dello stri­dore degli scheletri
il tuo nome affila i tuoi denti

il tuo san­gue     con­di­vide il tuo piacere
quando sta­bi­li­sci la morte altrui
ancora una volta uccidi te stesso

5
Appena dal midollo fan­goso le men­zo­gne ti attaccano
vieni schiac­ciato sotto una pesante armatura
mura crol­late

cadono intorno
le alghe ascoltano
nel corpo la bat­ta­glia senza nessuno

6
Dopo feroci assas­si­nii e can­ni­ba­lici banchetti
può esserci ancora pentimento
in forma di con­ti­nui rigurgiti

che forse sono invece le scuse dovute dai morti
per quella puzza di resti maldigeriti
nello sto­maco del padrone

7
Il coc­co­drillo come un ideo­gramma che stringe le narici
ti disde­gna
non fa che flut­tuare su que­sta pagina bianca

dispe­rato chiedi aiuto
con ideo­grammi da tempo latenti
spro­fon­dando nell’acqua piena di coccodrilli

Yang Lian

Que­sta poe­sia è tratta dal volume “Nuovi Poeti Cinesi”, a cura di Clau­dia Poz­zana e Ales­san­dro Russo, Einaudi 1996.
di Yang Lian leggo che è un poeta straordinario con una sensibilità occidentale, modernista, unita a una cinese, antica, quasi sciamanica. è capace di entusiasmarti e terrorizzarti. il suo lavoro è un ponte tra la tradizione cinese e il modernismo occidentale, la portata della sua immaginazione è sorprendente.
detto questo la poesia mi piace e mi colpisce, è densa e aspra, alcune parole feriscono a morte, altre puzzano di putrefazione, altre richiamano aiuto e piangono disperazione.  
Una poesia non è altro che un tentativo di trascendere i confini della lingua e un poeta è solo qualcuno che si arrampica sui muri, che tenta di superare quel muro costruito dai capolavori del passato.

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