bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

lunedì 18 novembre 2013

Jole Veneziani


Esattamente.
alla Villa Necchi Campiglio di Milano, dentro la villa, passeggiando nella villa, nella sale della villa, sulle scale della villa e persino nelle cucine, si svolge la mostra sulla stilista Jole Veneziani.
la mostra, quindi, è doppia, e doppia è la felicità e pure il godimento.
la mia reflex si è sbizzarrita, a metterle tutte le foto che ho scattato di post ne devo fare due; diciamo che ho scelto quelle che, oltre alle creazioni della Jole, divina adorata me la immagino osannata dalle sue preziosissime clienti, mettono in mostra la bellezza della villa.
per me è stato un viaggio nell'eleganza, nella ricchezza, nel futile e nella bellezza, nel clamore e nella spettacolarità, nella cura e nel talento, nel lusso e nell'inarrivabile.
subisco il fascino di questo mondo anni 50, delle dive del cinema e dell'eleganza sartoriale, di questi vestiti dalla fattura magistrale, di questa Jole Veneziani, stilista di origine tarantina, trasferitasi ancora bambina a Milano, dove apre il primo atelier di pellicceria nel 1943. dopo pochi anni nasce il reparto di Haute Couture e ben presto l'estro di Jole, o della Jole..., diventa il punto di riferimento della più esigente clientela milanese e non solo. nel '52 riceve infatto il Giglio d'oro della moda, importante riconoscimento conferito a chi si distinguesse, con il maggior numero di vendite all'estero, nell'affermazione della moda italiana.
ricchezza e successo.
inoltre siamo a Villa Necchi Campiglio di Milano (via Mozart 14), che è un Bene del FAI, realizzata da Piero Portaluppi tra il 1932 e il 1935 per il nucleo familiare composto da Angelo Campiglio, sua moglie Gigina Necchi e sua cognata Nedda. il mondo dei Necchi Campiglio è quello dell’alta borghesia industriale lombarda, classe agiata, ma anche tenace lavoratrice e al passo coi tempi. a Portaluppi subentrerà Tomaso Buzzi, che, nel secondo dopoguerra, conferirà alle sale un aspetto più classico e tradizionale.












i vestiti e la villa sono strepitosi, il mio divertimento è stato incontenibile.
leggendo la presentazione della mostra:
Per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta, il lussuoso atelier della Veneziani al numero 8 di via Montenapoleone non è stato solo la grande officina creativa di uno stile unico e universalmente apprezzato, ma anche un centro di aggregazione della mondanità milanese, grazie alle clienti celebri, attrici e regine del ‘bel mondo’, con cui lei, temperamento curioso e vivacissimo, intrattenne anche rapporti di amicizia. 
Da quelle sale dorate e risplendenti di specchi sono passate Josephine Baker, Marlene Dietrich, Maria Callas, Elsa Martinelli, Lucia Bosè, Wally Toscanini, Anna Proclemer, Giovanna Ralli, Paola Pitagora, Anna Bonomi Bolchini, Ljuba Rizzoli, Emanuela Castelbarco, Sandra Milo, Franca Rame, Ornella Vanoni. 
Con alcune di esse s’instaurò un rapporto di forte complicità. È il caso di Sandra Milo, la quale, in occasione della prima a New York di Giulietta degli spiriti di Fellini, “mi aveva chiesto – ricordava la Veneziani – di prepararle un guardaroba tutto azzurro, per stare in carattere col personaggio interpretato che doveva apparire come una donna morbida, burrosa, gentile, zuccherina”. Nel suo atelier, contraddistinto da un permanente profumo di caramello che saliva dalle cucine dello storico caffè Cova e da un gusto, ancora dominante nella ricca Milano borghese del secondo dopoguerra, per quel Settecento rivisitato già ritornato in voga negli anni del Secondo Impero, Jole Veneziani regnava tra stuoli di lavoranti, modelle che si muovevano come eleganti danzatrici e, com’ebbe modo di scrivere Edgarda Ferri, “quiete collaboratrici che si affacciavano da una tenda di raso dai riflessi dorati per dire: «è al telefono la contessa SB», oppure: «Sta arrivando la marchesa BD», o ancora «è al telefono Wally Toscanini»”.
la rassegna, curata da Fernando Mazzocca, oltre a presentare abiti d’epoca, bozzetti e fotografie, oggetti di sartoria, scelti tra gli oltre 15.000 pezzi dell’Archivio Veneziani, nell'ultima parte offre anche filmati, documenti, fotografie, stralci cinematografici come, appunto Giulietta degli Spiriti di Fellini.
Non manca niente, c'è tutto, due ore di lusso, buon gusto, nostalgia e uno stile che non esiste più.




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