bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

lunedì 1 luglio 2013

fai bei sogni

io dico, va bene, è la fiera dei buoni sentimenti.
va bene, diciamo che va bene anche che sia così spudoratamente autobiografico, con nome e cognome di mamma e papà (ma, in verità, diciamo che non penso affatto vada bene).
va bene, è un giornalista, Gramellini, e non uno scrittore.
ma non va bene lo stesso.
non va bene perchè questi successi editoriali su libri così poveri da un punto di vista letterario è una faccenda davvero sconfortante.
l'ho ascoltato in audiolibro e, alla fine dello stesso, ho ricevuto la mazzata finale.
nel senso che il libro ha un tono descrittivo giornalistico, lieve, leggero, a tratti spiritoso ma è privo di intensità e di spessore, ha un tono fanciullesco, potrebbe essere una buona lettura per un ragazzo intorno ai 15 anni.
è carico di buona volontà, di esplicito bisogno di condivisione, di manifesti sentimenti di solitudine, di compassione per la dura esperienza della perdita prematura della madre, per la ancor più drammatica esperienza della menzogna e del mistero, ma diciamo che ci fermiamo proprio qui.
la cosa peggiore sono i commenti dell'autore che, alla fine dell'audiolibro, racconta l'esperienza della pubblicazione, dell'accoglimento favorevole del libro, della sentita partecipazione televisiva, del grande successo mediatico, della soddisfazione per l'approvazione ricevuta ma, anche, il rammarico per i commenti negativi.
e qui casca l'asino.
Gramellini si dice amareggiato per quanti lo hanno criticato e dice che, in fondo, è normale, non tutti sono disposti ad aprire il cuore, ad accettare i sentimenti, ad apprezzare la sincerità, a fare dell'orfano un eroe.
se ero perplessa, ma lucida rispetto al fatto che gli scaffali delle librerie sono pieni di questi libri di successo annuale, libri che verranno dimenticati l'anno prossimo, che non lasciano nulla in eredità, che valgono per l'istante in cui si leggono e poi lasciano il vuoto che li precedeva, che non toccano nulla se non la corda compassionevole e sentimentalistica che abita ciascuno di noi, alla fine ero arrabbiata.
penso che chi scrive come Gramellini non possa non avere chiara e stampata in testa, se ha letto qualcosa nella sua vita, se ha avuto la fortuna di sfiorare Roth o Tomasi di Lampedusa, Fitzgerald o Nabokov,  Mccarthy o Svevo, la propria transitoria ed effimera funzione letteraria nella storia -il che non toglie nulla ovviamente alla soddisfazione personale di aver portato a termine un progetto di sicuro valore intimo e vitale- e non possa tacciare, furbescamente, di aridità affettiva chi avrà il coraggio di dire che il suo libro non possiede alcun valore se non quello, ormai di prassi nei nostri tempi, di consumo immediato ma presto digerito.
il successo di massa, di mamme intenerite, di orfani ritrovati, di padri commossi, non autorizza a sentirsi scrittori. 
E la vita? Mi fa paura l'idea di sprecarla. Se la morte è un viaggio, immagino che la vita sia il prezzo del biglietto. 

Grande.

2 commenti:

corte sconta ha detto...

mordace e graffiante,critica ma non offensiva.sei una grande.ti auguro serenità(e se "non ne tieni",ti cercherà lei.lo meriti.)ciao guerrigliera.

Rossa ha detto...

non la trovo 'sta serenità, sono come dici, sempre in guerra. da evitare.