giovedì 25 novembre 2010
calcolare o decodificare?
convegno... ancora? ancora.
studiare e aggiornarsi per mantenere intatta la consapevolezza della propria assoluta imperfezione e incompiutezza. la formazione serve a questo, a sapere che non saprai mai abbastanza.
interviene il solito psichiatra pisano, scuola cassano, e mi dico...che pazienza!
la sua psichiatria è algebrica, matematica. un'equazione perfetta. si augura, il pisano, di arrivare un giorno, grazie allo studio della genetica, a poter prevedere, senza colpo ferire, il farmaco giusto, alla dose giusta, per ogni singolo paziente. niente errori, lui pensa, nessuna perdita di tempo, lui pensa, nessuna dispersione, così crede. la psichiatria agisce come una freccia sul bersaglio, la psichiatria svolge il compito dovere di curare la malattia mentale facendo tornare i conti in modo esatto. la psichiatria è, o se ancora non è, sarà, scienza.
a me viene un capogiro, penso...intervengo...ma no, sei matta (...), cosa vuoi dire?
io spero, collega pisano, che quel giorno non arrivi mai. o forse, potrei dire contraddicendo ciò in cui credo, di avere la certezza che non arriverà.
l'argomento del convegno erano i famigerati pazienti bipolari. certo è vero, se ti trovi al pronto soccorso con un giovane bipolare, lasciato una settimana prima dalla fidanzata, strafatto di cocaina -come spesso i giovani pazienti bipolari- che picchia ripetutamente la testa contro il muro procurandosi emorragie inarrestabili e con il chirurgo che nemmeno ti saluta e dice: SEDALO, non c'è molto spazio per il pensiero analitico. c'è spazio solo per una fiala intramuscolo di talofen. la psichiatria è anche questo, è emergenza, è agitazione psicomotoria incontrollabile, è devianza che non sente parola.
ma.
c'è poi un tempo in cui la necessità incontrovertibile dell'intervento medico chirurgico lascia spazio al dubbio, alla domanda, all'indagine, alla decodificazione di un linguaggio.
oltre al calcolo scientifico del gene che detta la catena proteica del trasportatore della serotonina, la psichiatria deve, ha il dovere morale, di muoversi nell'incertezza. ogni paziente è una storia e una relazione. ogni paziente è diverso dall'altro, possiede legami che lo hanno costruito, esprime un'emotività con sigle e codici del tutto personali, definisce un enigma che richiede un paziente lavoro di ricomposizione dei pezzi e della loro reciproca posizione. la mente è inconoscibile e contenuta in una scatola che non ha trasparenze. poterci entrare dentro è un percorso al buio, pensare di illuminarlo con il calcolo matematico non solo è inutile ma anche fuorviante e presuntuoso.
e infatti, come suggerisce l'altro polo della psichiatria presente allo stesso convegno, ovvero lo psichiatra psicodinamico della ben più umile milano, i pazienti bipolari hanno una modalità di legame con il proprio terapeuta assolutamente unica nel contesto delle tipologie dei pazienti. sono affettivi e quindi sintonici, chiedono aiuto e poi lo sfuggono, chiedono stabilità ma non sanno rinunciare alla disponibiltà infinita di energie della mania, sono creativi e immaginifici in modo sorprendente.
e sarà su questo, per me, e non sul calcolo infinitesimale della risposta farmacologica esatta, sarà sul rapporto, sarà sul tranfert, sarà sulla ricerca e l'errore e la sfida, sarà sulle risorse e sui cedimenti, sarà sul mistero che si potrà costruire la possibilità di una domanda di cura per quel paziente, a partire da quel pronto soccorso.
sarà questo che ho pensato e imparato a questo convegno?...anche.
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24 commenti:
Sono ignorantissima in materia e non posso pronunciarmi.
Tuttavia credo che anche il più savio abbia le sue devianze, che siano millimetriche o evidenti.
In fondo siamo un mondo di matti richiusi nella gabbia della presunta normalità.
Chi scappa vede cose che gli altri non possono cogliere.
E neppure immaginare.
Che faccio, parlo o non parlo? Questo argomento è delicatissimo per Rossa, che vi dedica la sua vita come medico (e qui si svela, mi pare, per la prima volta). E' delicatissimo anche per me, perché gran parte della mia vita è stata quella di un paziente (o lo è tuttora, per le terapie di mantenimento). Io non ho le competenze di un medico, ma so cosa vuol dire aver sofferto per la malattia di cui Rossa parla. Lo so sulla mia pelle e se lo descrivessi farei l'inventario di un museo degli orrori. Basterà una sola immagine: quella di un uomo di 32 anni che giace in un letto, senza sbarbarsi, senza lavarsi i denti, senza pulirsi, senza aprire le finestre, piangendo disperatamente, per settimane. Non dico altro.
Chi mi ha riportato alla vita, che non è rose e fiori ma è consapevolezza, maturità, piacere, capacità di affrontare il dolore, rapporto con gli altri e con se stessi, progettazione e memoria, e infine gioia, sono i medici di cui Rossa contesta i metodi e l'impostazione e la dottrina. Lei lo sa, ma voglio dirlo anche qui con il massimo rispetto per la mia amica e con verecondia per chi legge. Più di un decennio di psicoanalisi, e le visite di almeno 30 psichiatri in un periodo ancora più lungo, non hanno prodotto in me (posso citare solo la mia vita, che per me è tutto ed era distrutta) alcun apprezzabile effetto terapeutico. Il professor Cassano mi ha riportato a VIVERE in poche settimane. Non sono mai più tornato allo stato in cui mi trovavo prima di conoscerlo, che era quello di un'angoscia permanente e inscalfibile. Non sto riportando l'esperienza di altri, né ho mai creduto alle favole: dico solo, umilmente ed empiricamente, che dove nessun altro medico ci è riuscito, lui sì. Non do giudizi, registro un fatto, e questo fatto è IL PIU' IMPORTANTE della mia vita, la quale si divide in un prima e un dopo l'efficacia della cura, e la differenza fra quel prima e questo dopo è immisurabile. Magari per altri non sarà stato così, ma PER ME SI', e registrare questo fatto credo sia importante. Se infatti commento qui, è per senso del dovere: a chiunque soffra di ciò di cui ho sofferto, io auguro di incontrare un medico capace, come lo è stato il mio, di mettere in opera una cura efficace, e in un tempo breve.
Per dissipare ogni equivoco dico che non sono ridotto a una serenità generica e priva di emozioni, né che la mia vita sia interamente felice. Anch'io, come tutti, mi trovo di fronte ai perché della vita e alla complessità del mio percorso umano. Ho anch'io i miei problemi come tutti: la differenza è che prima c'era SOLO angoscia, SOLO cieca sofferenza, SOLO impossibilità di affrontare un carico di dolore bestiale.
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Dovevo dire questo per amore di verità, e vincendo un comprensibile pudore. Detto questo, poiché sono una persona dotata di raziocinio, di una certa cultura, di molte letture che si assommano all'esperienza, e senza pretese di insegnare nulla a nessuno, tanto meno ai professionisti, penso che esistano diversi livelli che entrano a far parte del dolore umano. La componente chimica è fondamentale. Anch'io mi auguro, eccome, anzi credo che sarebbe una cose più belle che possano capitare all'uomo, "di arrivare un giorno, grazie allo studio della genetica, a poter prevedere, senza colpo ferire, il farmaco giusto, alla dose giusta, per ogni singolo paziente": il farmaco per QUELLA sofferenza la cui eziologia è chimica. Da paziente curato con una terapia chimica efficacia, non ho dubbi che la chiave di QUELLA mia sofferenza stesse nella chimica: ne ho la prova a posteriori, e mi auguro di morire vedendo la medicina esser giunta alla determinazione mensurale (sì Rossa: algebrica, matematica) registrabile di quei processi che il farmaco possa correggere. Mi rendo conto che siamo solo agli inizi, soprattutto in Italia, ed è forse per questo che 30 terapie chimiche prima di quella di Cassano hanno fallito nel mio caso, laddove la sua è stata efficace. Ripeto: non sono un medico e non ho pretese di conoscenze mediche, però sono stato un paziente, e so cosa vuol dire aver sofferto come un cane. Mi domando quanti dei medici presenti ai convegni riescano a immaginarsi cosa ho provato.
Naturalmente esiste un'altra sofferenza, legata allo sviluppo psicodinamico della vita di tutti noi. Nessuno lo nega e certamente non sarò io a negare l'apporto culturale e conoscitivo ed esistenziale delle psicoterapie: non lo nega nemmeno il professor Cassano del resto, che con me ne ha sempre sostenuto l'importanza. Ma quello che assolutamente nego PER LA MIA ESPERIENZA è che le psicoterapie abbiano un'efficacia terapeutica rispetto alla componente chimica che determina la sofferenza di chi è affetto da disturbo bipolare. Conoscere se stessi è un viaggio affascinante, ma a restituirmi alla vita non sono stati dieci anni di faticosissima psicoanalisi (dopo la quale continuavo a giacere nel letto senza lavarmi), ma poche settimane di sertralina e altro, nelle dosi prescritte da un medico più bravo di altri. Mentre gli psicoterapeuti lasciavano spazio "al dubbio, alla domanda, all'indagine", io morivo di dolore.
Infine, una considerazione marginale. Io vengo da una famiglia di medici, ci sono 12 medici fra zii e cugini di primo grado. Conosco l'ambiente medico benissimo, come si può immaginare. Non ho mai, mai, mai conosciuto medici così capaci di instaurare una relazione personale fatta di fiducia, di rispetto, di solerzia, di attenzione, di delicatezza, di premura, di calore, di umanità, come a Pisa. A cominciare dal professor Cassano per giungere a tutti e ciascuno dei suoi assistenti.
Ho scritto queste cose con rispetto per la mia amica Rossa e con umiltà. E' la mia esperienza, la offro per quel che vale. Per ME vale TUTTO.
ti aspettavo Rofrano. eccoti qui. ma mi impressiona molto, ma molto non sai quanto, che tu ti esponga così qui, dove tutti (??!!) possano leggere. in fondo è cosa tua privata, dolorosa, credevo facesse parte di un mondo che solo in stretta confidenza si possa comunicare agli altri. ma, a parte questo, vedo che le nostre conversazioni non ti hanno convinto, affatto, di ciò che già ti ho scritto. ciò che ha permesso a cassano e non ad altri di funzionare con te non sono le terapie farmacologiche -in cui peraltro io credo ciecamente, sono una FARMACOLOGA CLINICA, ti puoi immaginare...- ma il tranfert positivo che si è instaurato con lui. con lui e con nessun altro per i motivi che ti ho detto e che di sicuro non scrivo qui. quello e non la serotonina, che ti avranno prescritto anche i 30 psichiatri prima, ha permesso di tirarti fuori dai tuoi guai, cioè ciò che sostengo essere molto più importante di una genetica al servizio dello psichiatra. non pretendo tu lo capisca, ma è chiarissimo a me. ti domandi se i medici che ti hanno curato capiscano il tuo dolore? è una brutta domanda che ti poni, ma se lo fai avrai i tuoi buoni motivi. capisco che non hai fiducia, dei medici in genere e tantomeno di quello che ti dico io in qualità di medico, motivo in più per essere contenta che almeno uno abbia colto nel segno, intelligentemente? casualmente? narcisisticamente?, trovando la modalità giusta per mettersi in una relazione terapeuticamente efficace con te. sei un colto e affascinante, a Pisa certamente avrai sedotto tutti...e loro hanno sedotto te. questo vale. ma vale per te.
Cara Rossa, praticamente mi stai dicendo che il professor Cassano è un grandissimo psicoterapeuta malgré soi, anzi il migliore degli psicoterapeuti che mi hanno avuto in cura, l'unico capace di ottenere un transfert efficace pur presentandosi come il monoteista della farmacologia: l'unico capace di ottenere non solo risultati, ma risultati in tempo breve (e dov'è tutto il "paziente lavoro di ricomposizione dei pezzi e della loro reciproca posizione"?). Ammetterai che, se così fosse, Freud dovrebbe spostarsi e fargli posto nel Pantheon. E non configuri solo uno psicoterapeuta malgré soi, ma (fra le altre ipotesi) uno psicoterapeuta efficace grazie a casualità o narcisismo. La casualità, a mio parere, ha poco a che vedere con un uomo di quell'età, di quell'esperienza e di quell'intelligenza, ed è, ammetterai, un'ipotesi un po' offensiva. Mi resta da concludere di esser stato curato grazie al narcisismo, ma non vorrei scherzare su una materia che è stata per me così dolorosa. Per altro chi è arrivato a Pisa non era un uomo colto e affascinante, era una merda umana: questa è la verità.
Naturalmente mi sono posto anch'io la domanda: perché lui c'è riuscito e altri no? La risposta che mi sono data è che lui è stato più sicuro nella definizione delle dosi dei farmaci da assumere, nella loro combinazione, e soprattutto nella flessibilità della posologia rispetto ai tempi di assunzione. Non ci è arrivato immediatamente, ma attraverso tentativi monitorati, e alla fine ha trovato la combinazione che mi ha permesso di vivere.
Parliamo di transfert? Io ti chiedo, al di là del generico effetto positivo che può avere un rapporto buono fra medico e paziente, in psichiatria come in qualsiasi altra branchia della medicina, in che modo il transfert può agire sulla chimica del cervello modificando i processi biochimici che recano all'insorgere o a perdurare della malattia maniaco-depressiva. Ti domando anche se la stessa terapia (stesse medicine nelle stesse dosi nello stesso periodo) avrebbe avuto effetto anche qualora prescritta da altri medici, e, se non è così, perché. E ti domando perché, scientificamente, la mente debba essere trattata come un mistero di cui NON AUGURARSI la decifrazione genetica laddove questo auspicio valga invece per tutte le altre parti del corpo. Tre domande cui ti chiedo di rispondere.
Parlare di questo mi costa moltissimo ma ritengo che sia un dovere (l'ho fatto anche in un libro). E' un dovere far conoscere che 10 anni di psicoterapia non hanno avuto alcuna efficacia mentre qualche settimana di farmaci sì. E' un dovere testimoniare il nome di chi, a differenza di altri, mi ha saputo curare: testimoniarne la bravura di clinico ma anche le qualità umane e intellettuali. E' un dovere aprire una speranza sulla possibilità che quella scatola oscura divenga sempre più trasparente, decifrabile, misurabile, scomponibile nei processi chimici che la fanno funzionare in bene e in male. E quest'ultimo dovere dovrebbe condividerlo ogni medico.
Non è vero che io non abbia fiducia nei medici. Tutt'altro. Ma dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur. "Sarà sul mistero che si potrà costruire la possibilità di una domanda di cura per quel paziente", tu dici: ma mentre si accarezza quel mistero il paziente soffre (e il medico, qualsiasi medico che non sia stato affetto da disturbo bipolare, NON PUO' IMMAGINARSI cosa significhi), il paziente muore.
ciao amore, sai che non ho capito bene il tuo commento? il più savio..a chi ti riferisci? dei medici dei pazienti delle persone in genere? ma in linea di massima è vero, ognuno dovrebbe fare i conti con le propie devianze, guardarle e non negarle. chi scappa? dalla gabbia della normalità di cui parli? o da se stesso?
Rouge, mi riferisco genericamente alle persone, siano esse medici o meccanici.
Tutti cerchiamo il modo di apparire "normali" perchè è una necessità oggettiva e c'impegna a vivere socialmente.
Per quanto mi riguarda, approfondire il mio stato di malessere è cercare di fuggire da questa realtà e quindi allontanarmi da quello che la società vorrebbe che io fossi.
Ecco, quindi che invece di sentirmi meglio arriva quello stato di prostrazione ed ansia che rifuggo perchè produce un malessere che non so contenere, ma che mi fa vedere le cose per come sono realmente per me.
E mi fa talmente paura che ho rifiutato il supporto degli antidepressivi, accontentandomi degli ansiolitici.
sempre interessante leggerti, ma , visto la delicateza, evito ogni commento.
Porto solo l'eserienza vissuta con un mio famigliare: solo l'esatta combinazione di farmaci e psicoterapia ha potuto guarirlo, quindi,credo non sia possibile stabilire a priori quale possa essre la cura migliore.Ma, sicuramente, non credo esista un caso uguale all'altro .
Ciao Rossa, solo un saluto.
Sul nostro concittadino acquisito (lui è di Forte dei Marmi) non mi esprimo, per mia manifesta ignoranza in materia.
rofrano mi avrai fatto mille domande che richiedono mille risposte, intanto ti dico, a te come agli altri, che non ho affatto scritto, ma evidentemente mi sono espressa male, che la farmacoterapia non abbia una sua imprescindibile utilità. sono prima di tutto una farmacologa e conosco i farmaci molto bene. e forse proprio per questo so bene che non sono oggetti maneggevoli ma delicatissimi che vanno usati con molta cura. conosco la materia di cui tratto e non ne abuso procurando danni pericolosi tanto quanto le malattie che curano. credo e uso i farmaci. ma rimango convinta che la psichiatria sia fatta di ben altro, che una terapia farmacologica risulti neutra ed inefficace se non è inserita in un contesto relazionale tra medico e paziente che tenga conto delle dinamiche di quel paziente, dei suoi misteri, dei suoi dubbi e ovviamente anche quelli del terapeuta. capisco che quel che dico non si comprende, sono troppi gli elementi e le spiegazioni che dovrei dare. e anche fornendoli non verrei compresa lo stesso.
al resto risponderò con calma, mi ci vuole un papiro.
gli ansiolitici non vanno sempre bene, un antidepressivo potrebbe fare molto di più per te, ma spero tu abbia un buon psichiatra con cui parlare delle tue paure e della discrepanza tra ciò che sei e pensi dovresti essere.
ciao Surfer. lo dico anche a te, forse ho parlato male, non sostengo che la psicoterapia faccia meglio o possa sostituire la farmacoterapia. anzi io la parola psicoterapia non l'ho nemmeno nominata. io sto parlando dei principi fondamentali che reggono il rapporto tra uno psichiatra e il suo paziente. spesso la combinazione delle due terapie è l'arma vincente contro il malessere del vivere, a volte la psicoterapia è inattuabile quando la sofferenza è un distillato di angoscia, altre volte la psicoterapia è l'unica modalità sensata per affrontare disagi esistenziali che non hanno niente a che vedere con sbilanciamenti serotoninergici.
Enzo ciao, porca miseria come sono stanca, le risposte ai commenti sono un lavoro a volte!!
no Rouge, non ho nessuno con cui parlare.
Mi parlo addosso e imparo da me stessa.
Anche il neurologo mi aveva detto che l'antidepressivo sarebbe stato meglio.
Ma io non sono depressa, sono solo preoccupata per tutto quello che negli ultimi anni mi è piovuto addosso, cose per le quali, almeno per ora, non c'è soluzione, ma che non sono frutto della mia immaginazione, ma fatti certi.
Appena tornerà tutto al suo posto, tornerò a posto anche io.
intanto per i problemi di mente e cuore non si va dal neurologo ma dallo psichiatra. brutta abitudine quello di andare là dove il nome fa un po' meno paura. ma i, neurologo non ha competenza in ambito psichiatrico e viceversa.
poi le cose andranno a posto quando andrai a posto tu e non il contrario. infine gli antidepressivi attuali curano anche l'ansia e molto meglio degli ansiolitici. trovati un buon psichiatra con cui parlare, dai retta alla zia, parlare da soli non basta.
Rouge, non l'ho scelto io, mi ci hanno mandato.
Per andare da uno psichiatra servono soldi...
Questo è uno dei motivi per il quale sono in ansia...non perchè non ne guadagno abbastanza, ma perchè non ne guadagno affatto avendo perso il lavoro e non riuscendo a trovarne uno.
Quindi le mie priorità sono altre, almeno ora...
Senza volerti affliggere, le mie domande erano solo tre e molto precise. :)
intanto Rofrano c'è merda e merda, credimi. in psichiatria ci sono merde buone e altre decisamente cattive (e qui nessuno che non sia del campo lo può immaginare), che la tua sia buona non può essere messo in dubbio nemmeno dalla più atroce delle depressioni. e questo Cassano lo percepisce molto bene, e chiunque prima e dopo di lui.
io le mie risposte te le ho già date, in diverse sedi, ma sull'argomento sei piuttosto coriaceo.
Cassano non è un buon psicoterapeuta e credo non gli interessi esserlo, lui ha in mente altri tipi di "ritorni", forse non conosce nemmeno il significato della parole transfert, ma indubbiamente ha lavorato bene con te. come ti ho già detto penso che ciò che abbia funzionato sia l'incontro delle vostre seduttività, consapevolmente o no, non lo posso sapere.
inisisti nel volere sapere anche tu -e sarà per questo che Cassano ti affascina e ha presa su di te- il fondamento scientifico di ciò che può essere spiegato solo con il principio indiscutibile della suggestione. il transefert è il potere che il paziente affida al proprio terapeuta in funzione del suo supposto sapere. e questo ha un valore terapeutico enorme. Cassano ti prescrive gli stessi farmaci degli altri e non è nè la combinazione nè il dosaggio a consentire a quegli stessi farmaci di funzionare ma l'effetto di fiducia e sapere che tu conferisci a quel medico in quel momento.
come ho già scritto più volte ci sono aspetti psicodinamici del mio mestiere che non posso mettermi a spiegare qui, non avrebbe senso e tanto meno sarebbero compresi.
puoi solo fidarti di me, se ritieni che abbia l'autorevolezza per essere credibile in quel che dico.
la genetica potrà anche dirci se sei un metabolizzatore lento o veloce e se rispondi meglio alla duloxetina piuttosto che alla venlafaxina, ma questo non cambierà assolutamente nulla alla difficoltà nel trovare il farmaco giusto la dose giusta e la relazione giusta e terapeutica per quel paziente. pensare che questo possa RISOLVERE i problemi della psichiatria è ottuso e ignoranmte significa non aver capito nulla della complessità della materia che si tratta in psichiatria, della mente e delle memoria affettiva di un paziente.
è assurdo e presuntuoso pensarlo, la psichiatria non è algebrica e non lo sarà mai, la psichiatria più di qualunque branca della medicina richiede umiltà confronto e relazione con il paziente, richiede la necessità di capire ogni volta da capo chi abbiamo di fronte, significa sapere che il farmaco funziona non solo in base al suo meccanismo chimico ma alla potenza di una relazione in essere, richiede consapevolezza sul fatto che la mente non risponde semplicemente e matematicamente come in una relazione causa-effetto.
io lo capsico, secondo me Cassano e la sua gente meno, tu forse lo rifiuti e lo posso anche capire.
non c'è risposta esatta alla tua domanda, il tuo è un bisogno di risposta razionale e inscrivibile in uno schema che qui non avrà mai soddisfazione. la tua dovrà essere una ricerca e non avrai comunque mai una risposta, come in ogni cosa. certo, chiedilo a Cassano e ti dirà che i suoi farmaci sono esatti, che le dosi devono essere giuste, che la genetica cambierà la psichiatria, che tutto risponde in base a un'equazione precisa farmaco-risposta del paziente.
molti sono passati di lì e molti hanno cambiato idea, per fortuna, medici e pazienti.
credo nei farmaci, li uso con coscienza e non incoscienza come molta pericolosissima scuola di Cassano che ha fatto danni incalcolabili stratificando le terapie come fossero oggetti senza interazione, ne conosco il valore e soprattutto sono consapevole dell'influenza che ben altri imponderabili fattori hanno sulla terapia farmacologica.
certa di non aver risposto alle tue domande
Rossa
lo vedi come sei A., e poi mi dicono che basta un bel farmaco a sistemare il tutto. le tue resistenze a terapia e relazione terapeutica sono evidenti. io non parlo di psichiatri privati a 150 euro a botta. a milano, come certamente anche a torino, esistono centri pubblici per la terapia dell'ansia e della depressione dove la prima visita costa 22 euro e le subccessive meno di 18. per uno spichiatra di un servizio pubblico che ti vedrà una volta al mese spenderai al massimo 18 euro al mese. affrontabile direi, o no? quali sono le priorità? stare bene e avere la lucidità e il sollievo dall'angoscia per affrontare e risolvere problemi della quotidianità o demandare i problemi a soluzioni che arrivino miracolosamente dall'esterno?finchè non starai meglio difficilmente qualcosa si muoverà nella direzione che desideri. altrimenti aspetterai godot...
Cara Rossa, sull'ultima tua frase consento pienamente, e sarebbe inquietante se non fosse così. le domande sono infinite e si moltiplicano ad ogni risposta. Intanto ti ringrazio di quello che hai scritto: so anche che ti è costato farlo.
Quello che dici naturalmente mi fa pensare. Mi sconcerta anche: dovrò concludere che sono stato curato da una malattia schifosa non grazie a competenza e serietà ma grazie "al principio indiscutibile della suggestione", e che i farmaci fanno effetto non per il principio chimico ma per "ben altri imponderabili fattori". Curioso che a riuscire a suggestionarmi e a far valere gli imponderabili fattori siano riusciti NON i professionisti del transfert e della psicodinamica, che non sono stati capaci di fare un bel niente con me, BENSI' proprio il paladino della farmacologia. Vincere al lotto sarebbe stato meno difficile.
Per altro questo transfert cassaniano, così come tu lo configuri, ha avuto periodi efficaci e periodi disastrosi proprio in corrispondenza, beninteso casuale, dell'assunzione di diversi farmaci, sì che un ciclo di clomipramina non risolve i miei problemi (evidentemente siamo in un momento di transfert negativo) laddove quindici giorni dopo un ciclo di duloxetina mi fa star meglio (sempre grazie al transfert, che diventa positivo), ma quando la dose di duloxetina viene aumentata il paziente va in fase maniacale (perché il transfert in quel momento lì vacilla un po', Cassano e io non ci seduciamo più tanto), a quel punto si passa alla sertralina cloridrato e il paziente (non certo per la sertralina cloridrato, ma perché il transfert è in buona e la seduzione fa effetto) sta benone. Io non voglio fare dell'ironia, anche se non sopporto che si dia dell'ottuso e dell'ignorante all'unico medico che invece di regalarmi parole, espressioni generiche e parcelle, mi ha tirato fuori dalla disperazione. Non voglio fare dell'ironia e non la faccio: ma che il potere di suggestione e l'attributo di fiducia del professor Cassano abbia alti e bassi PROPRIO quando la somministrazione dosata dei farmaci viene variata, è qualcosa che non sta in piedi, che viene smentito dall'empirica esperienza. La mia malattia maniaco-depressiva (che, tu mi insegni, non ha niente a che vedere con il malessere esistenziale: io ho chiara con un'evidenza assoluta questa differenza, l'ho percepita sulla mia pelle; e forse questa evidenza la provano tutti i malati) ha reagito di volta in volta con esiti variabili a null'altro che alle variazioni di dosaggio e combinazioni dei farmaci: sia quando sono stato in cura dal professor Cassano sia quando a prescrivermi cicli di terapia farmacologica sono stati altri medici (che, loro sì pericolosissimi, hanno fatto disastri incredibili: siamo tutti e due di Milano e potrei raccontarti chi e come e cosa). "Non è né la combinazione né il dosaggio a consentire a quegli stessi farmaci di funzionare ma l'effetto di fiducia e sapere che tu conferisci a quel medico in quel momento": eh no, neanche per sogno. La corrispondenza tra farmaci e risposta è sempre stata apprezzabile in me paziente: solo che con me nessuno ha avuto la tenacia, la pazienza infinita, la voglia di ricominciare anche dopo parziali insuccessi, l'umiltà, la cautela, l'attività di monitoraggio, la valutazione di tutti i possibili effetti collaterali, e infine la bravura nel combinare e dosare, del professor Cassano.
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Ultima cosa: finiamola di pensare che quest'uomo, che ha 75 anni e che dalle 9 del mattino alle 10 di sera sta in reparto, mangiando qualcosa in piedi alla mensa (e questo l'ho visto tante volte), sia un mostro pericolosissimo, un narcisista, un abile pubblicitario di se stesso. Finiamola di demonizzarlo perché è il più celebre psichiatra italiano. Finiamola di pensare che non sappia cos'è il transfert o che non abbia una formazione completa o che svaluti l'importanza della psicoterapia (o comunque si chiami) NON CERTO per la cura della malattia maniaco-depressiva ma per come ci permette di conoscere noi stessi e rendere più fondate le nostre scelte e migliorare la nostra esistenza. Non è un cretino. Non vive sulla luna (o nella cittadella di Pisa separata dal resto del mondo, come le tue espressioni suggeriscono). Non è un dogmatico chiuso. Conosce perfettamente le prospettive e gli approcci alla malattia mentale diversi dal suo. Tu parli di "incoscienza", come se distribuisse pillole come caramelle, ma io non ho mai visto un medico più cauteloso, scrupoloso, instancabile nel valutare le minime variazioni di una terapia, e autocritico.
Ma certo, io sono un fesso che "non può capire" come tu dici, sono stato affascinato e suggestionato e trasportato nel valzer delle candele del transfert narcisistico sprigionato da un "ottuso" "ignorante" "incosciente" personaggio che non sa neanche cosa sia il transfert e che non ha capito niente della psichiatria. Ho avuto una botta di culo incredibile, visto che senza questo incantesimo a quest'ora sarei al cimitero.
(Magari adesso te la prenderai con me, ti sentirai offesa o censurerai il mio commento: negli ultimi tempi si usa così)
mammamia sono sfinita. ma tu sei cosi' sempre con tutto e tutti? stessa tenacia? anche sotto le lenzuola? no perche' fa bene saperlo, cosi' poi una immagina...
come lo ami...sono contenta.
non ce l'ho con il tuo Cassano in particolare, ma con certo tipo di psichiatria. ce l'ho con l'ignoranza che si veste si supponenza, in generale, nella medicina non ne parliamo.
la tua ironia mi da della cretina e questo proprio non mi piace.
ho capito molto bene il tuo percorso ed e' quello che accade con ogni paziente che sia seguito con scrupolo da un buon medico, se alla fine e' successo anche con te, con prove ed errori, mi fa solo piacere. usi pezzi del mio commento a tuo uso e consumo, non ho affatto detto quel che dici, non mi piace che quel che scrivo venga manipolato per ottenere il modo di dimostrare che dico fesserie.
la farmacoterapia va di pari passo alla psicodinamica. l'uso dei farmaci non e' solo chimico perche' non solo chimico e' il cervello.
poi pensa quello che vuoi.
anche che io sia una biancaneve senza esperienza.
ahahah non fare la permalosetta, è solo che l'argomento mi ha toccato. non faccio così con tutto e con tutti: solo con le cose che contano e con le persone che stimo e con le quali posso anche dibattere, nella maggior parte dei casi faccio un sorrisetto che nessuno vede e dico sì hai ragione, non con te che stimo.
sotto le lenzuola io non valgo niente perché ho caldo. ho sempre troppo caldo.
ah ah ah, hai troppo caldo, sarà colpa dei farmaci!!
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