leggo il blog di Amore Immaginato e, a onta del senso di inadeguatezza che spesso vi si legge, ne apprezzo il passo lieve che ne rende inconfondibile lo stile e invidiabile la forma.
il post "perdono" però non lo condivido, così come molti dei commenti, ma non tutti, che lo accompagnano.
rispondo qui ad Amore, perche' sono stupita di averla trovata cosi' e perche' lei mi piace, per aggiungere riflessioni mie sull'argomento e magari allargare la discussione.
questo è il post:
Cosa farei ad un fratello che prendesse mia figlia, la uccidesse e non pago approfittasse sessualmente di un corpo ormai freddo?
Lo prenderei e lo taglierei a fette.
Ma non lo ucciderei.
Comincerei dalle dita, via, ad una ad una, prima quelle dei piedi, poi passerei alle mani.
Poi via un pezzo di braccio, un pezzo di gamba, un pezzo di qualcosa al giorno.
Il cazzo, per ultimo.
Poi lo restituirei, monco, giusto la testa di minchia gli lascerei e il busto, non per potermi illudere che una merda del genere possa pensare al male che ha fatto, ma perchè possa guardarsi, evirato e distrutto.
A quelli che venissero a chiedermi di perdonare, sputerei direttamente in un occhio e agli altri che mi accusassero di essere come lui direi che non capiscono niente e che è tanto facile fare i moralisti, perbenisti e sa il cazzo cosa, con il dolore degli altri.
Non bisogna fidarsi di nessuno, mai.
La gente non è mai come sembra, ha quella cattiveria malata dentro sè, che la conduce a nuocere.
E non chiamateli bestie, gli animali non pensano, agiscono d'istinto, per difendersi e non per fare del male gratuito.
I mostri, sono tutt'altra specie.
intanto non lo credo possibile, alla prima falange tagliata arriverebbe il voltastomaco. l'orrore. arriverebbe il senso viscerale di appartenenza alla carne, la supremazia della vita nonostante tutto.
non ce la si fa a fare a pezzi un uomo, solo le gravi deviazioni mentali lo consentono.
può sembrare improbabile ciò che dico dato il corso di molti attuali e storici eventi, ma è chiaro che l'istinto dell'uomo è orientato più all'amore alla convivenza alla vicinanza che all'omicidio e alla distruzione. è chiaro perchè siamo miliardi a popolare il mondo e nemmeno le guerre e gli assassini ce la fanno a decimarci fino all'estinzione. è chiaro perchè viviamo le nostre storie di amore e fratellanza, perchè mettiamo al mondo i figli e crediamo nella comunanza degli intenti.
non nego, anzi ci convivo io per prima, l'aggressività e la pulsione di morte, abitano in noi accanto alle pulsioni vitali, ma agirli richiede un deragliamento dall'asse portante della matrice vitale che è ancora un evento isolato.
seppure spinti dall'odio e dal dolore, infliggere un'agonia ad un altro è un'esperienza più improbabile che possibile.
e dico tutto questo al di là del fatto che sono convinta che non ci sia niente di più grandioso e glorificante la natura umana del commisurare una pena non violenta a chi violento è stato. e questo, lo ripeto, mi aspetto da uno stato che sappia agire sopra l'istinto di vendetta, che legiferi oltre l'istinto omicida del singolo individuo.
uno stato che uccide è uno stato che ha perso in partenza. è uno stato che insegna per primo ai propri cittadini che uccidere è legale e legittimo.
allora non scriviamo che l'odio per una morte violenta di un figlio ci legittima a farci giustizia da soli, non scriviamolo, perchè oltre a non riuscirci con la violenza con cui lo immaginiamo, perchè oltre a legittimare l'uso della violenza, qualunque sia la sua provenienza, perchè oltre a inneggiare alla barbarie della pena di morte, oltre a tutto questo penso che la vittoria più grande sulla morte violenta, sull'insensatezza della morte di un figlio, sulla follia di assistervi, sia la capacità di pensarci giusti nonostante il dolore o proprio grazie ad esso.
comprendo il valore dell'immedesimazione, del vestire i panni di chi subisce un furto vitale, uno strappo inimmaginabile, una voragine di sofferenza. ma dobbiamo sforzarci di guardare oltre, almeno finchè siamo spettatori e non primi attori. abbiamo il privilegio di non essere lì a raccogliere la carne offesa e senza vita di nostra figlia, forse proprio per questo è imporante farsi forza e cercare di rimanere sulla sponda di chi mantiene salda la propria integrità morale, per aiutare chi ora è, inesorabilmente, sull'altra sponda. scrivere di morte lenta e giustizia da sè vuole, in questo caso, solo comunicare con grande potenza il nostro amore genitoriale, il legame inscindibile con i nostri figli, ma quel nostro amore non è stato messo in discussione. quel nostro amore rimane saldo e lo sentiamo dentro di noi, perchè metterlo alla prova, o immaginarne la fine tragica, con un atto violento? chi soffre ora quel gesto estremo non lo ha agito, eppure la propria figlia la amava, perchè vederci noi nell'atto della violenza cannibalesca, perchè non condividere quel dolore con la stessa dignità?
e le mie domande non sono ancora finite.
perchè siamo capaci di scrivere contro la lapidazione di una Sakineh e non sappiamo misurare le reazioni nei confini di casa nostra con il medesimo senso di giustizia? è molto chic schierarsi contro l'immoralità di una pratica barbara in casa d'altri ma non sappiamo fermarci nella descrizione di una vendetta che a una lapidazione somiglia.
ma le contraddizioni dell'uomo in tema di giustizia ed equità oscillano di continuo tra il senso etico pubblico e il diritto privato. la signora Bruni in Sarkozi si fa vanto della sua presa di posizione ma condivide con il marito l'espulsione dei rom dalla propria santa terra di francia. aspetti diversi ma comunque sempre espulsivi e distruttivi del diverso da sè. Obama chiede la liberazione del premio nobel per la pace, il dissidente cinese Liu Xiaobo, ma non vede le atrocità del proprio paese dove vige la pena di morte in moltissimi stati, anche sui minorati mentali, e le crudeltà fisiche e mentali di una Guatanamo che non accenna a smantellare.
sappiamo sempre indignarci per le malignità degli altri, sempre, e issarci a paladini della pace ma non siamo capaci di tenere a bada il nostro desidero di vendetta? come possiamo chiedere un mondo migliore se non sappiamo essere migliori nel nostro privato?
"il privato è politica, l'educazione dei figli è politica, le relazioni umane sono politica perchè mostrano se l'individuo è libero o oppresso, se può agire in modo consapevole o no, se può agire liberamente o no" (ulrike meinhoff).
infine comprendo lo sconcerto sulle indagini allargate ai tratti psicologici della famiglia, suonano insultanti di fronte all'enormità del dolore, ma non posso tacere su una realtà che forse alla gente che valuta per l'istante emotivo indotto dalle immagini, e altrettanto rapidamente dimentica, che giudica sulla superficie dello schermo come utente radiotelevisivo, probabilmente sfugge. ciò che consumiamo come omicidio efferato e oltre ogni logica, che rompe non solo i codici del vivere civile ma anche quelli sacrali della famiglia, quell'atto è solo il gesto finale di una lunga storia che in quell'ambito civile e familiare è nato, cresciuto e proliferato con grande corresponsabilità di tutti i partecipanti. non si può pensare che le avance sessuali perpetuate dallo zio abbiano avuto la consistenza di un solo gesto prima dell'agito omicidia. dietro quel gesto ce ne sono stati molti, forse decine, di cui probabilmente la vittima si è lamentata con paura e sconcerto proprio nell'ambito di quella famiglia che ora ne subisce le atroci conseguenze. avrà parlato con il fratello i cugini la madre, magari non con un padre lontano e poco presente, avrà parlato e forse non sarà stata ascoltata.
noi vediamo solo la punta dell'iceberg, solo l'atto finale di una tragedia che non riguarda solo Sara e suo zio, ma probabilmente tutto un ambito familiare che forse non ha provveduto, che ha guardato altrove. ma non lì.
questo, lo devo dire, mi fa molto più impressione di un gesto folle e criminale.
quel gesto nasce da una mano ma la sua storia non ha un solo un percorso individuale. ma familiare.
questa è veramente una tragedia. questo è sconcertante. questo è devastante.
accettiamo il buono che c'è in noi e lo propagandiamo come la nostra parte migliore, ma guardare anche il marcio, l'insensato, il deviato che abbiamo dentro, anche dentro casa, è un'operazione su noi stessi nè facile nè scontata. solo che a volte quella parte, seppure familiare, seppure insabbiata, si svincola da ogni regola morale e come un'onda ci travolge lasciando solo dolore.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
11 commenti:
mmm quante cose tutte insieme, è molto difficile commentare questo post, anche perchè condivido poco. Mi è venunta in mente la pellicola della trilogia della vendetta dal titolo "Lady Vendetta" di un regista che mi piace parecchio, il sudcoreano Park Chan-wook. Ricordo che alla fine del film non mi rimase nemmeno un pelo di amaro in bocca, anzi, pensavo fosse tutto andato per il meglio.
Vivere sulla propria pelle è una cosa. Immaginare e pensare di un qualcosa che non si è vissuto è un'altra cosa. Non si può stare troppo lì a pensare a cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, perchè è tutto relativo, nelle situazioni ci si deve trovare.
Probabilmente la tua amica nella stessa situazione alla fine non riuscirebbe a torcere un solo capello al carnefice, mentre tu in un raptus potresti ammazzarlo brutalmente... Chi può dirlo con certezza totale?
Nè io, nè tu, nè nessuno, quello è il bello.
Rouge, eccomi a te!
Hai messo molta carne al fuoco e l'ho divorata come se fossi affamata di parole.
Partiamo dal presupposto che ho scritto quel post sull'onda della spinta emotiva di fatti appena accaduti ed ho immaginato di vivere per un istante lo stesso dramma.
Certo, probabilmente non sarei in grado di compiere i gesti che narro o forse mi armerei e gli sparerei dritto in mezzo agli occhi.
Non saprei, ma so che non sarei in grado di perdonare ed aspettare una giustizia terrena o divina che saprei non sopraggiungere.
Parlo d'individualità, di come soggettivamente ci si possa porre al cospetto di un altro.
Non approvo la giustizia collettiva dello stato contro il singolo, non foss'altro per il fatto che ognuno dovrebbe farsi carico della responsabilità di decidere per sè.
C'è chi riesce a perdonare atti d'indicibile violenza compiuti nei confronti dei propri cari.
Mi conosco, so che la mia rabbia avrebbe un sopravvento che sarebbe fuori da ogni controllo.
Le tue parole sanno di una razionalità composta che ammiro.
La legittima difesa, non esiste per caso e mi sentirei, sentimentalmente, passionalmente, legittimata a difendere il grande dolore che un'azione del genere potrebbe comportare.
Non sapremo mai dove tutto è cominciato, da dove tutto è partito.
Lo possiamo solo supporre.
Ma sappiamo dove è tutto finito, per mano di chi, il come.
E sebbene non ci sia un vero perchè l'azione resta, un'azione brutale che merita una punizione esemplare.
Se avessimo la certezza di questo, forse il mio post non sarebbe neppure nato dalle dita che l'hanno scritto e dalla mente che l'ha partorito.
Siamo esseri imperfetti e come tali soggetti a limiti straordinari.
Alcuni di questi sono ammissibili, altri, pur con tutta la buona volontà, non lo sono.
Grazie per questo confronto.
Ti abbraccio.
rospo, non so se tutto è relativo, non in questi casi. io da qui sono in una posizione di lusso, posso permettermi la calma e la razionalità. e penso che vada esercitata da tutti quelli che non sono lì. perchè questo permette di aiutare di capire e di agire secondo giustizia.
sono impulsiva ed emotiva, sono certa che non capirei più un cazzo dentro. ma sono fuori e questo ha un valore per chi è dentro.
sono sempre stupita che persone come te, aperte e sensibili a tantissimi temi, possano dire che la vendetta sia giusta, mi risulta strano, davvero.
l'origine di quel gesto ha per me molta importanza invece, difficlmente c'è una sola responsabilità ma è più facile pensare ad un carnefice e mettere tutta lì la nostra rabbia. nemmeno io so cosa farei, ma non ho dubbi che la giustizia sia del collettivo, dello stato e mai del singolo. sarebbe il caos e la carneficina che tante volte abbiamo giudicato in altri contesti.
grazie a te Amore, davvero grazie a te.
Mi sono presa del tempo per questo post. Mi sono regalata tempo perchè tratta in maniera magistrale qualcosa che è frutto di un sentimento nato da un evento recente.
Concordo su tutto quanto hai detto pur sapendo che è il risultato di un'analisi razionale. Cosa che non si poteva dire per il post di Amore Immaginato, la quale ha fatto un post sull'onda dell'emozione e dell'istinto immediato. Questo non vuole dire che anche il tuo non sia frutto di emozione, anzi, ne leggo tanta accompagnata alla passione, ma tu scrivendone ed io leggendoti abbiamo avuto il tempo di razionalizzare quanto accaduto. Per quanto riguarda l'analisi che fai dell'accaduto, si probabilmente è come dici, mi devo fidare della tua esperienza poichè io per questo posso solo ipotizzare.
Yin
ciao Yin, e' un piacere grande averti qui. e mi fa piacere che tu sia in accordo con me. penso davvero sia importante mantenere la calma se si puo', visto a che volte invece proprio non si puo'. fidarti di me? si dai, mi piacerebbe. non esistono i raptus venduti da giornali e televisioni. ogni gesto violento, anche il piu' assurdo, anche quello di una madre che uccide il proprio bambino, non e' il frutto dell'insensatezza del momento, e' un malessre che viene la lontano lontano e cresce e si ingrandisce e prende il posto della ragione fino a non poterne piu'. e qualche volta qualcosa si poteva almeno tentare di fare.
a presto.
Guardando il video di Gipi (http://www.youtube.com/watch?v=fD5zXRrhuV4) che ho linkato da Amore, Letizia ha detto: sono quelli che tirano le pietre alle lapidazioni.
Mi piace quando dici "è chiaro che l'istinto dell'uomo è orientato più all'amore alla convivenza ....."
Ciao Rossa, ciao a tutti
Domandiamoci in che mondo viviamo, quali messaggi ci arrivano, quanta fatica ogni giorno per tamponare situazioni che ci sembrano prendere strade indesiderate: la conseguenza sono fatti di questo genere.
Il cazzo per primo!!!
enzo, questi non sono quelli che lanciano le pietre. questa agressività violenza è morte, uguale e non agita. ma è la stessa forza omicida. questi uccidono, sanno uccidere come gli altri.
come il cazzo per primo...allora la mia riflessione serve a un cazzo!!
ciao, bentornato.
infatti :-)
Posta un commento