dici transfert. dici all'origine dell'amore.
parli e guardo la tua bocca.
all'origine l'amore, dici, è testimone e produce ciò che dell'amore è significanza incontestabile, ovvero lo spostamento, il tra(n)sfe(t)rimento. la traslazione, l'allunaggio di vita dalla madre al figlio, è la prima esperienza d'amore, e anche la prima esperienza di separazione. è già scritto, tutto, dalla nascita.
l'origine dell'amore sta nell'allontanamento che da subito subiamo, la separazione dalla madre, oggetto primo e primario di amore. amore, quindi, dici, è mancanza.
è vero, amore è mancanza, e desiderio è proprio questo, l'inseguimento della mancanza, che, quindi, non si esaurisce mai. solo chi riconosce la propria mancanza incontra l'amore.
all'origine dell'amore c'è la ricerca dell'oggetto perduto, ricerca di quella mancanza esperita già dalla nascita. e l'esperienza si ripete alla nascita di qualsiasi relazione d'amore: come amiamo già manchiamo.
ma, soprattutto, dici, e questo lo sposo come mio, come la mia ricerca d'amore, come il mio perseguimento della mancanza, come la mia firma, che l'amore è discorso.
l'amore è discorso, il luogo della parola, del logos e del suo fluire.
"il desiderio non predispone una risposta e non contiene una soluzione. non si lascia presiedere da alcuna logica. se mai e' cio' che rompe la logica del discorso, la sua grammaitica, la sua sintassi. il desiderio e' cio' che nel discorso fa problema" (U. Galimberti)
come dice Anne Sexton, l’uomo dentro la donna stringe un nodo perché mai più loro due si separino e la donna si fa fiore che inghiotte il suo gambo e il Logos appare e sguinzaglia i loro fiumi.
parli e guardo la tua bocca e, così, mi inghiotti facendomi sentire e ricordare, lì, quanta parte del godimento della vita passa dalla bocca.
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19 commenti:
che cos'è l'amore? E' dalla notte dei tempi che è sorta questa domanda così semplice. Potrei dare una risposta altrettanto semplice: è irrazionalità
Se ne dicono talmente tante sull'amore, che alla fine tutto si riduce a semplici punti di vista.
Ognuno ha il suo pensiero a riguardo probabilmente dettato dal vissuto.
Perchè non è forse quello, per ognuno, l'origine del proprio amore?
Forse si, l'amore è la rincorsa nel ricongiungimento, quello materno dal quale siamo stati staccati. Oppure la rincorsa all'origine, da colui che ci ha dato vita, un padre. Nel ventre materno cresciamo avvolti e protetti da sensazioni che forse andiamo cercando di ricreare. Ma è dal padre, prima che dalla madre che ci stacchiamo e prima ancora, dipende dai punti di vista...
Quanto amore e desiderio passa dalla bocca? tanto, tantissimo.
Yin
sono le signore che rispondono a questo post.
la mia non è una domanda e nemmeno una risposta. è un'interpretazione analitico-filosofica che prescinde dal vissuto di ognuna di noi.
yin, non direi sai, la separazione in termini analitici è dalla madre, da colei che ci mette al mondo e dai cui traumaticamente ci separiamo al momento della nascita. quella è la mascita dell'amore, e della separazione, e tutto ciò che ne consegue. i padri hanno la loro importanza eccome, per ognuna in modo diverso, ma solo in uno sviluppo secondario. dal padre non ci stacchiamo, al padre ci avviciniamo in un secondo tempo, oppure non ci avviciniamo mai.
Esattamente non so a che domanda ti riferisci. (ho fatto casino con la moderazione o mi sono perso qualcosa?) Il fatto che mi spaventi il proliferare di determinate categorie non significa che mi spaventino le domande. comunque si deve dire della Arbus?
Più che saccente, noiosa (preferisco ovviamente cominciare dal basso a risponderti) che è meno perdonabile negli esseri umani (sempre a parer mio). Si al massimo posso mettere le mani nel cuoio cappelluto, con risultati pressochè simili. Che ti piaccia qualcosa a prescindere dal "modo in cui viene fatto" fa pensare più che altro che ragioni solo di pancia, e quindi quanto qualcuno che si commuove davanti e foto dei cuccioli di foca. Poi se a te questo basta come metro di valutazione di un immagine fotografica , continua pure a distinguere in "mi piace " "non piace" (procedimento che in genere si insegna ad abiurare nelle prime lezioni di qualsiasi corso fatto in un'istituzione d'insegnamento artistico. però siamo tutti esseri umani) Quanto alla Arbus, beh ...distingui il "mettere in posa" del ritratto , dalla " costruzione " della foto che sono due cose diverse a prescindere. La percezione del vero e La percezione del fedele in fotografia sono stilemi con cui si gioca da 50 anni. Ingenuità dei bambini? e chi l'ha lodata? ho solo detto che non mi fanno paura. Non confondiamo comunque "l'ingenuità" con la capacità di scrollarsi pesanti retaggi d'educazione (che grazie a dio i bambini non hanno innati ). Quindi di qui la mia mancanza di paura nei loro confronti.
Quanto all'oggetto delle fotografie, anche qui tu presumi qualcosa con una certezza che un pò mi fa vacillare, che ci sia autocompiacimento o un piacere (viene logico pensare che allora a Mc Cullin piacessero i morti visto che "spesso ne fotografava") nel farlo. Purtroppo è un discorso mio legato a ciò che è visivamente osceno o no e che francamente non ho voglia di esplicitare qui (già fatto troppe volte in galleria). Da lì la frase di Mapplethorpe nel post (che non ha nulla a che fare nella tua domanda in particolare, visto che ora potrebbe presentarsi il dubbio, ma con una frase infelice di un curatore sul lavoro di un amico). é un pezzo come un altro di carne che alle volte torna utile, visivamente parlando:D, nel discorso della ricerca. (ti inviterei a vedere lavori molto belli sula tematica ma forse non è il caso)
Ora poi, ma proprio en passant, Hopper impiegava mesi tanto quanto Caravaggio (l'affermazione si giustifica quarantasei chili pro capite di schizzi preparatori di E.H.) . La problematica di cui parlavo io ,citando le due esposizioni che a Roma si sono svolte quasi in contemporanea, era la "bulimia artistica" o culturale di cui sembra soffrire chi pensa che la quantità di cose viste sostituisca la qualità di cose viste. In poche parole sarebbero capaci di vedere Espressionismo e poi passare alle pale d'altare medioevali, incuranti del melange che si crea. Il fatto di considerare Hopper come" qualcosa di getto" (sempre che tu intendessi questo e io non abbia frainteso) in ultimo dimostra come sei cascata a piè pari in qualcosa di primo acchito semplicissimo e che in realtà nasce da un controllo ESASPERATO (per questo lo citavo a proposito di Crewdson l'altra volta). Le arti visive sono "SEMPRE LEGATE ALLA RICERCA CHE PRECEDE LA CREAZIONE" che tu non lo percepisca o no è secondario. mi pare di avere risposto a tutto. fammi sapere se mi sono perso.
(perdonami anche per i commenti cancellati ma ti sto cercando di rispondere da un iphone in treno)
grazie
divento rosso io
insomma dove ti rispondo?
intanto la rossa qui sono io.
poi mica facile crederti.
è un po' che passeggio in questo post. un post con due aspetti, sebbene sembri uno solo. uno assertivo, propositivo, come molti di quelli che scrivi. ma mi pare di scorgerne anche uno interrogativo, dubbioso.
è interessante, rassicurante, e anche poetica, questa visione sull'origine dell'amore. rassicurante perchè ci permette di spiegare una cosa di per se totalmente irrazionale che non riusciamo a controllare. al limite, l'unica cosa che possiamo fare è negarla o ignorarla. poetico perchè descrive alla perfezione la sensazione di essere attirati - a volte anche nostro malgrado - verso qualcosa.
ma l'attrazione non è sufficiente se non passa dal confronto, che tu immagini attraverso la parola. mi azzardo a dire, ad aggiungere, attraverso una qualsiasi forma che consenta una comunicazione reciproca, di scambio essenziale. una comunicazione che ci permetta di non celare la nostra e assorbire l'essenza altrui.
il dubbio lo colgo nel fatto che ci possa essere un ulteriore elemento che ingarbugli e devii o interrompa questo flusso.
non so, forse il mio è un punto di vista limitato, o privilegiato - che ai fini del ragionamento non cambia, ma credo che quando questi due elementi si trovano in contemporanea la sovrapposizione dei due non possa generare un risultato negativo.
per tornare sulla tua conclusione, vera in ogni senso, molto passa dalla bocca. ma anche in questi termini è fondamentare una partenza e un arrivo, ancora una volta uno scambio.
alla prossima
come spesso mi accade, non capisco bene quello che mi dici. non colgo il tuo dubbio.
ho parlato di discorso, può essere dialogo o monologo, e come tale si inceppa, tartaglia, alza il tono oppure parla sottovoce procede veloce e fluido, elevato o volgare. tutto può essere, non ho dato nessuna definizione nè posto alcun limite o infinità.
ehhh, no, il dubbio non era mio. mi sembrava di leggerlo nel post. riprendendo anche il contenuto del tuo commento mi sembrava che il dubbio identificasse il momento in cui il prezioso dialogo che citavi si interrompe, si inceppa come dici tu. secondo le parole di galimberti il desiderio interrompe questo dialogo? questa ricerca? forse solo se è sterilmente solitario, l'unico sentimento in campo.
alla prossima
no quello che dice galimberti è un'altra cosa. il desidero è ciò che rende problematico, fa problema, l'amore. se l'amore è incondizionato e vuole solo il bene dell'altro, il desiderio vuole tutt'altra cosa. il desiderio possiede e fa possedere, il desiderio chiede e non aspetta. non c'entra nulla l'essere sterilmente solo. è discorso, ma discorso condizionato spesso dal desiderio.
mmmmm... ci penso... poi torno :-)
accidenti, quanto ci ho pensato :-) ma non riesco ad arrivare, diciamo, ad un punto fermo che mantenenga stabile il discorso, senza farlo ritornare su altri e poi altri argomenti, come una sorta di carillon a cui si continui a dare la carica.
così, un po' confusamente, un po' ad intuito, credo che la parola chiave sia 'equilibrio'. equilibrio fra le due modalità di comunicazione, quella che media/richiede e quella che pretende/esige. e ancora equilibrio fra i due (reciproci) destinatari del fluire.
sono così lo scambio - vitale! - che dici può continuamente verificarsi.
mi spiace non riuscire a superare questo stallo. limite mio neturalmente, pur essendo un argomento, come sai, che trovo coinvolgente.
alla prossima
ahah :-) il tuo blog mi scherza, chiede di scrivere 'nonsai'
si ma rilassati, io non mi ricordo nemmeno di cosa si parlava...questo rimuginare non porta a niente. i pensieri valgono come illuminazioni, se si appesantiscono non sono più condivisibili, secondo me.
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