bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

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domenica 28 febbraio 2021

grandi momenti di danza

la Scala questa settimana ha lavorato parecchio.

e io ne approfitto.

dopo Salome di Strauss con la (discutibile) regia di Damiano Michieletto e il superbo (indiscutibile) libretto tratto da Oscar Wilde, seguito dal recital (gigioneggiante) di Vittorio Grigolo, giovedì è andato in onda, sempre in streaming (una vera scorpacciata) una serata (molto godibile) di ballo intitolata Grandi momenti di Danza.

in questo ambito io ho le mie (imprescindibili) passioni, tra queste ci sono (amatissimi) Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko, entrambi primi ballerini, che hanno eseguito passi dal Don Chisciotte, e i brani eseguiti con uno o due strumenti musicali estratti dal repertorio musicale classico (spesso di epoca barocca), di impronta classica ma sviluppati in modo moderno (incomprensibile?),

di questo genere vidi, nel 2018, Le variazioni Goldberg, e ho rischiato l'infarto della gioia.

giovedì sera ho visto:


Progetto Handel

Passo a due dall'atto II

Coreografia Mauro Bigonzetti  

Musica Georg Friedrich Händel

 

con Maria Celeste Losa, Gabriele Corrado



SENTieri

Trio
Coreografia Philippe Kratz
Musica Fryderyk Chopin

 

con Alessandra Vassallo, Christian Fagetti, Andrea Risso

 

Pianoforte Marcelo Spaccarotella




è stata, ancora una volta, una gioia che mi ha ricordato, ancora una volta, che la bellezza ci salverà.

(su Rai Play)





domenica 1 novembre 2020

Orfeo e Euridice: lei non capì e in un soffio chiese: Chi?

lo avevo comprato nel 2015, un natale, dopo aver seguito una lezione aperta, in occasione di Book City, presso l'Università degli studi di Milano, a Sesto San Giovanni, Dipartimento di Studi Filologici, Letterari e Linguistici.

a pensarci faccio cose davvero pazzesche. mi ricordo, erano le 17, avevo scovato la lezione nel programma vastissimo di book city, ci ho messo un bel po' a trovare l'aula, era pieno di ragazzi, soprattutto ragazze, e all'inizio non c'era posto per sedersi. i miei appunti, che ho ritrovato, lo dimostrano, non avevo posto per scrivere e ho scritto pochissimo. come me ne rammarico.

la lezione: il mito greco nella danza contemporanea: da Pina Bausch alla compagnia Abbondanza-Bertone. lezione aperta di Marina Cavalli, con la partecipazione di Elisa Ferrari. Nella forma di lezione-spettacolo, verranno presentati, con ampia selezione video, alcuni momenti fondamentali dell’invenzione coreografica di Pina Bausch, che portano sulla scena due temi mitici costantemente presenti nella comunicazione poetica occidentale. Le forme e i significati dei modelli antichi, che hanno tramandato la vicenda di Orfeo e quella di Ifigenia, saranno confrontati con la rielaborazione di Pina Bausch, per identificarne le scelte di trasposizione nel genio di un linguaggio puramente corporeo.

in effetti per una cosa così sono disposta a scommettere molto e molto tempo impiegarci. e in effetti fu una scelta felice e invece non sempre ho azzeccato gli incontri giusti, soprattutto a Book City (quest'anno sarà on line, se sbaglio faccio presto a cambiare, il corpo non implicato implica meno sacrificio, sempre).

dalla splendida lezione avevo portato a casa una gran voglia. oltre che di iscrivermi all'università che voglio io e non quella che gli altri hanno voluto per me, di vedermi il balletto di Orfeo e Euridice. e avevo preso il cd. me lo sono visto ieri sera e mi sono ritrovata in un gran bel posto. il posto magnifico della danza di Pina Bausch con la romantica musica di Gluck, con il corpo di ballo dell'Opera National de Paris, e con la poesia di Rilke a orientarmi.



ultimamente ho sviluppato una grande curiosità per il mito greco classico, mi sono vista tutta la produzione di Latella della saga degli Atridi, ben otto spettacoli (ma il lockdown è stato lungo) e  ritrovarmi tra le pagine di Orfeo che vede la sua Euridice morire due volte è stato coinvolgente.

la scenografia è potente, a ogni figura dell'opera corrisponde un ballerino e sono insieme sul palco, il ballo sostiene il canto e il canto dirige il ballo. un'idea luminosa.

il corpo di ballo segue onde suggestive, soprattutto il corpo femminile, che fluttua in serici lunghi vestiti, unito a quello delle altre crea armonie straordinarie.

il balletto è bellissimo, Orfeo, come sosteneva Savinio, un Orfanos, un uomo solo, il solo per sempre senza amore. 

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faccio dono del poema di Rilke, di Lei, la Tanto Amata.

Come una lunga chioma era già sciolta, 
come pioggia caduta era diffusa, 
come un raccolto in mille era divisa. 
Ormai era radice. 
E quando il dio bruscamente 
fermatala, con voce di dolore 
esclamò: Si è voltato -, 
lei non capì e in un soffio chiese: Chi? 







venerdì 25 settembre 2020

Les nuits barbares ou les premiers matins du monde

nello spettacolo di Hervé Koubi al teatro Elfo Puccini, nella rassegna MilanOltre, quindici danzatori, dei maschioni muscolosissimi, fanno vorticare le loro gonne come dervisci, brandendo lame coltelli e bastoni al suono dei requiem di Mozart e Fauré, miscelata con melodie tradizionali algerine, dialogando con il patrimonio musicale e spirituale dell’occidente; la sensualità e l'energia messe in campo evocano un’umanità intera di barbari: Persiani, Celti, Greci, Vandali e Babilonesi, quasi delle apparizioni da tempi remoti e oscuri, che hanno influenzato quel grande crocevia di culture che è il Mediterraneo. questi elementi storici e culturali si mescolano, dal punto di vista stilistico, con il linguaggio della breakdance e dell’hip hop, reinventati in maniera spettacolare, con ritmi a volte incalzanti a volte estatici.

i ballerini guerrieri si presentano in formazioni cangianti, all'inizio con cappucci elmi riflettenti luce di grande impatto scenico, e ci mostrano la notte dei tempi, le notti barbare che hanno preceduto la civiltà, e ci portano verso un'alba si spera civile, in cui la mescolanza e la diversità fanno mondo, fanno cultura, creano comunità, per tutti.
la maggior parte dei ballerini è di origine nordafricana, tunisina e algerina, ma ci sono anche italiani e francesi. 
lo spettacolo è travolgente, in scena il corpo degli uomini, solo uomini, della cui forza e agilità ci possiamo solo fidare.








venerdì 17 aprile 2020

Portrait, Wayne McGregor


di questi tempi si può avere molto dal web, io ho sentito fantastici concerti di retti da Abbado, Von Karajan e Muti dei Berliner Philarmoniker, visto spettacoli teatrali vecchi e nuovi, goduto di film fantastici di Kubrick, Wells, Chaplin, Coppola che magari non avrei mai visto altrimenti sempre tesa verso le ultime uscite al cinema, fatto giri virtuali tra mostre e musei, approfittato di spettacoli online della mia amatissima Scala, ho guardato tutti i balletti disponibili, ascoltato il Trovatore e anche Maria Stuarda.
non mi sono fatta mancare nemmeno il balletto di Monaco.
Bayerisches Staatsballett.
bei nomi, belle composizioni di parole, i tedeschi.
nello specifico: Portrait di Wayne McGregor.
una festa.
una baldoria.
in tre parti.
il primo, Kairos, su musiche di Vivaldi, le Quattro Stagioni, è una cuccagna.
strepitoso.
certo, la musica fa tre quarti del tutto.
ballare sui violini di Vivaldi è una partita vinta in partenza, ma il coreografo, e il corpo di ballo di Monaco, mi sono sembrati all'altezza.
(si, faccio la sborona, Vivaldi è una medaglia d'oro sul petto dell'Italia)
il secondo, Sunyata, mi ha lasciato indifferente, (anche perchè la musica mi ha raggelato).
il terzo, Bordelands, acido e vibrante, mi è piaciuto.

andate e godete, è per tutti.



Borderlands.

domenica 9 febbraio 2020

Van Manen-Petit

cosa ci sarà mai che possa placare questa mia inquietudine senza fine?
un balletto alla Scala.
(mi so adattare in fondo…)
Serata Van Manen-Petit, su musiche di Ludwig van Beethoven, Kara Karayev, John Cage, Domenico Scarlatti, Sergej Prokof'ev, Gabriel Fauré.
non c'era la mia Nicoletta Manni, e nemmeno Claudio Coviello (a parte le foto).
molti ballerini sono stati sostituiti, temo allettati dall'influenza (una bella vaccinazione antinfluenzale garantita dalla direzione della Scala??).
mi sono "accontentata" di Martina Arduino e di Nicola Del Freo, e molti altri, come Alessandra Vassallo e Gioacchino Starace. ma non mi lamento, stiamo parlando di gente seria.

ADAGIO HAMMERKLAVIER
strepitoso, elegante, perfetto



LE COMBAT DES ANGES
non male, ma i due ballerini erano troppo diversi fisicamente, uno alto l'altro molto più piccolo, l'armonia si è in parte perduta




KAMMERBALLETT
splendido, colorato, mosso



SARCASMEN
interessante, inusuale, ben interpretato.
la mano sul pacco non me la dimenticherò facilmente.


LE JEUNE HOMME ET LA MORT
non mi è piaciuto, retorico, innaturale, perfino noioso.



comunque ringraziodio di tanta grazia.

giovedì 9 gennaio 2020

Sylvia



passeggiando per il centro, attraversando piazza Duomo, sono arrivata alla Scala, il mio tempio, il mio luogo di fede.




mi sono accomodata in alto, seconda galleria, e mi sono vista Sylvia.
ispirato al dramma pastorale Aminta di Torquato Tasso, Sylvia ou la nymphe de Diane andò in scena all’Opéra di Parigi nel 1876. tra fasti mitologici, ninfe, satiri, pastorelli e dei dell’Olimpo, fu la straordinaria partitura di Delibes a trionfare: raffinata e ricchissima nei ritmi, armonie e melodie, ebbe in Čaikovskij un convinto ammiratore. nel solco della tradizione francese, Manuel Legris crea nel 2018 la sua versione per lo Staatsballet di Vienna; coprodotta con la Scala, arriva ora al Piermarini in debutto per il Corpo di Ballo scaligero, a inaugurare la nuova Stagione.

forse non l'ho nemmeno visto, l'ho sorseggiato, bevuto e goduto come una coppa di champagne.
un classicissimo balletto, con virtuosismi e tecnicismi iperbolici, è stata una festa, soprattutto per la presenta di Nicoletta Manni, per me icona straordinaria della bellezza della danza.
tutto il corpo di ballo è stato entusiasmante, sono uscita sbronza, ebbra di danza.
adoro quei gesti fuori dal tempo, quegli inchini, quei manierismi nelle reciproche gentilezze, quei riconoscimenti umili ed estatici dei ballerini tra di loro e verso il pubblico.
vorrei un mondo così, stracolmo di bellezza e cortesia, di umiltà e sapienza, di disciplina e di sconcerto.
di immenso stupore.

lunedì 3 giugno 2019

on dance - una danza che non è per tutti

per carità, io apprezzo lo sforzo del bel Bolle, più bello che bravo secondo me, l'ho sempre pensato e più lo vedo ballare e più penso che lo vediamo bravo, ma ci sono ballerini, ci sono stati ballerini, più dotati di lui.
fa ballare la città, e ce la mette tutta per essere inclusivo ma è più forte di lui, o forse lo sono i suoi sponsor.
la serata finale ha cose belle e cose molto meno belle, Vecchioni lo trovo intollerabile e non capisco cosa c'entri, ci ammorba con ben tre canzoni (ma povero si vede che il pubblico è l'ossigeno che lo tiene in vita) e alla fine lo spettacolo viene tagliato nel finale per sforamento dei tempi tecnici, sono le 23 e 45 e la città di Milano chiude.
sono fantastici i ballerini di tango e anche Bolle con la meravigliosa Nicoletta Manni, il loro è un classico vestito da tango, una bella ed elegante contaminazione.
sono fantastici i ragazzi del musical, la gioventù felice e talentuosa mi fa andare in orbita.
è strepitosa l'esibizione del trio Bolle-Andrijashenko-Del Freo nel Canone in re maggiore di Pechelbel, ma ancora una volta preferisco Timofei al grande capo.
non mi piacciono molte altre cose, di sicuro non il passo con Melissa Hamilton, è un virtuosismo palestrato di muscoli, più che di danza.
vedo lo spettacolo come fossi in tv, sullo schermo, e invece sono in piazza del duomo, perchè fino al palco non vedo. ho male ai piedi, alle fine sto in piedi per quasi tre ore, sono arrivata presto, speravo di arrivare più avanti.
la piazza prevede un grande palco e almeno un centinaio di posti a sedere.
la questione è
per chi?
il volgo, come me, sta in piedi. intorno alla grande corona degli eletti a sedere.
la danza per tutti prevede 100 posti a sedere, gratis, come per  i miei piedi dolenti.
i fortunati privilegiati che siedono sono gli stessi privilegiati che possono pagare i 130 euro di biglietto agli Arcimboldi. uno sproposito vergognoso, se li devo spendere li spendo di certo per la Scala e non per Bolle and friends.
perchè la danza è per tutti, ma per qualcuno di più.
il nostro Bolle si sforza di farne un'arte a portata di mano (finchè sono gli altri che ballano nelle piazze), ma lui, e lo spettacolo della danza, rimangono e sono, diversi da come si presentano.
nella mia concezione di danza per tutti, per tutti significa nessuno escluso.
sostenere a ripetizione, fino alla nausea, che tutti possono accedere alla danza di on dance e dirlo davanti a migliaia di persone di cui 100 sedute, e si sa il privilegio cade sempre su chi già privilegiato è, e tutti gli altri in piedi, mi sembra una grandissima stronzata.
falsa anche agli occhi di un bambino.
che chiede.
ma noi non ci sediamo?

lunedì 29 ottobre 2018

trigger


trigger.
non so bene perchè.
lei si muove come un orango nella foresta.
questo l'ho percepito chiaramente.
poi sempre meno, sempre meno orango ma la sua presenza, nella sala Napoleonica dell'accademia di Brera, è sempre più forte.
ti passa vicina, siamo seduti su una fila di sedie che lascia spazio davanti e dietro, molto vicine e, ogni tanto, ti guarda. ma proprio ti guarda. cioè mi guarda
strano, di solito non accade che un ballerino ti guardi, credo non rientri nello svolgimento delle  sue funzioni artistiche.
ma io so che guarda con l'intento di guardare, cioè io sono qui, non sono una ballerina mitologica, sono una ballerina della foresta, della notte, di questa sala.
e qui lo spazio è aperto, luminoso di luce artificiale, tutti ci vediamo, tutti ci guardiamo e guardiamo lei che, a buon diritto, guarda noi. 
ma io sono colta dal suo respiro, dal suo sudore, gocciola, del suo respiro, ansima, e arrivo a desiderare che mi sfiori, che faccia qualcosa di me. non accade ma lo vorrei.
mi è piaciuta la sua ricerca, 20 minuti di danza, danza che definisce lo spazio in cui si svolge e che temporaneamente abita, che definisce le distanze tra i corpi, che definisce lo spazio del suo corpo, così chiaramente in movimento rispetto ai nostri così fermi.
si mi sono emozionata.
Annamaria Ajmone
Trigger
Danae Festival



giovedì 25 ottobre 2018

Celeste. Appunti per natura

celeste, dice il titolo dello spettacolo.
è il festival di Danae, dice il titolo della rassegna.
lei è 
Raffaella Giordano, 
ballerina dal lungo curriculun vitae: si vede, tanta esperienza nella danza contemporanea anche di Pina Bausch, anche di Carolyn Carlson. e molto altro che non conosco.
si vede che nulla è nel caso, nell'occorrenza temporanea, e lei si preoccupa: "sembra una danza spontanea?" chiede all'intervista che segue lo spettacolo.
no, le dico, non sembra, si vede che c'è lavoro, duro lavoro del corpo.
lei è ipnotizzante nello spiegare, e non spiegare, la natura del suo lavoro sul corpo.
le parole, dice, non ce la fanno, e per spiegarisi usa istintivamente il corpo. 
diversamente, dice, non sa fare.
non è vero, ci sa fare anche con la parola. ed è chiaro, nel suo dire, che nell'uso del corpo non c'è pensiero, c'è altro. c'è solo corpo, allenato, provato, riprovato, sofferto, gioioso, studiato, ma solo corpo.
è chiaro. io lo capisco, quel che dice.
la sua danza, intendo, è il frutto di una lunga esperienza. penso alla mostra di Carlo Carrà, e poi ancora penso che per raggiungere la propria cifra ci vuole una vita. come Carlo Carrà anche Raffaella Giordano, che è ricca portatrice di danza Carlson e Bausch, alla fine, è approdata alla sua personalissima firma. vorrei dirle questo ma non voglio esagerare.
Celeste. Appunti per natura recita così durante lo spettacolo:
“ (…) Come i fiori nel prato, fanno capolino i temi di sempre. Il vestito come un cielo o come una terra, la campitura di colore dai contorni imprecisi, il segno di una porosità dell’anima. Caro spettatore ti dono questo mio sentiero, specchio riflesso di un canto celeste.” tratto da un libro che l'ha fortemente ispirata, L’estate della collina di J.A. Baker, bizzarro e misterioso scrittore inglese che racconta e descrive unicamente la natura.
io non colgo il celeste, e glielo dico, piuttosto un movimento che richiama suoni e voci e passeggiate diurne, risonanze del giorno, ma in uno spazio chiuso, in una camera, come in un passaggio notturno, forse in un sogno.
al termine dello spettacolo una luce, che non è mai comparsa in scena fino a quel monento, forte brillante e tagliente fa la sua comparsa, sulla sua bella intensa figura, come fosse la luce del mattino che filtra attraverso una finestra. penso a Sangiano, la mia mitologia. allora avevo ragione, penso, è la luce del mattino dopo una notte di sogni e di figure mascherate dell'inconscio. anche il gallo che si sente cantare annuncia il giorno che nasce.
bello, mi dice.
si, sono d'accordo, penso. 

giovedì 5 aprile 2018

still

“Una magistrale partitura coreografica, ennesima conferma di uno degli autori più interessanti del panorama nazionale.”  Teatro e Critica
Pluripremiato performer e artista di fama europea, Daniele Ninarello ha danzato con coreografi del calibro di Virgilio Sieni e Sidi Larbi Cherkaoui. Il suo lavoro indaga la relazione tra il movimento e l’identità, dando forma alla mutabilità e all’indeterminazione della condizione contemporanea. Still è il gesto di un costante ritorno al corpo. È un diagramma al cui centro si dispone il tema di un’identità articolata nelle sue molteplici facce e mutazioni, disposta nello spazio come una figura del tempo. Un’entità sottile, giacomettiana, un’«ombra della sera» che avanza in direzione incognita e disorientata, attraversando l’esistenza con la fragilità e la potenza della propria anatomia. Le figure vacillano sostenute dall’occhio che le osserva, come poggiate su una tessitura di suoni, ne ripercorrono l’andatura e ne prolungano la traiettoria. In questo magma acustico i corpi si frammentano nella costante ricerca del loro centro, inseguendo un «altrove» che prende forma nello spazio del palco. Ogni corpo è sempre più della somma delle sue parti. 



l'ho visto ieri sera.
mi dico: cambia un po' orizzonti, vai sempre negli stessi teatri, spazia un po', arieggiati.
già a gennaio mi sono avventurata al Litta per una Karenina in versione moderna. una cosa (non più di una cosa) inguardabile.
e ieri sera?
una boiata pazzesca.
allora è così, devo andare sempre negli stessi posti se voglio la garanzia di un pezzo artistico, vario, come si deve. eppure volevo proprio togliermi sta patina da borghesuccia.
il teatro dell'Arte mi aveva già ampiamente fregato, l'anno scorso, uno spettacolo indegno, go. go. go. di Sokurov e mi ero annoiata parecchio (https://nuovateoria.blogspot.it/2016/10/go-go-go.html). ci sono ricaduta.
non entro nei dettagli, sarebbero crudeli, ma anche fuori dal teatro i commenti erano taglienti, qualcuno parlava di un pizzaiolo che balla, qualcuno ha pensato anche a un bagnino, due ragazzi fumando si domandavano. ma cosa abbiamo visto? comincia piano, finisce piano, un cerchio che si chiude. e allora?
ma l'aspetto per me molto curioso è la locandina che accompagna lo spettacolo, che è simile alla presentazione sul sito del teatro, sopra riportato.
mi inorridisce l'uso manipolatorio della parola. quelle parole, quelle che ho letto per prendere la decisione di vedere lo spettacolo, dicono quello che non c'è. parlano di una ricerca stilistica, addirittura giacomettiana, di sottrazione delle figure, di ricerca di nuove forme di spazio e di tempo , di ritorno al corpo, che sono pura invenzione letteraria. nulla dello spettacolo può far pensare a una minima ricerca, di Giacometti poi nemmeno l'ombra, figurarsi, c'era un pizzaiolo in mezzo alla scena!
una truffa, un raggiro mentale, una bugia condita di parole false.
il problema è che qualcuno ci avrà creduto, probabilmente qualcuno in sala, (la gente applaudiva!!) ma molti avranno dormito, la noia e la ripetitività sgraziata erano mortali, anche musicalmente, e certamente anche qualcuno che ha scritto. sono certo che chi ha scritto ha pensato, in qualche modo, a un'aderenza tra le sue parole e la realtà visiva, ma, temo, che, invece, la dissociazione sia profonda.
colpevole o innocente?





venerdì 19 giugno 2015

certe notti

... la macchina è calda e dove ti porta lo decide lei.
Certe notti la strada non conta e quello che conta è sentire che vai.
Certe notti la radio che passa Neil Young sembra avere capito chi sei.
Certe notti somigliano a un vizio che non voglio smettere, smettere mai.

Piccolo Teatro Strehler 
dal 18 al 21 giugno 2015 
Certe notti 
coreografia Mauro Bigonzetti 
canzoni e poesie Luciano Ligabue 
scene e video installazioni Angelo Davoli 
costumi Kristopher Millar e Lois Swandale 
luci Carlo Cerri 
Compagnia Aterballetto Fondazione Nazionale della Danza

piccolo capolavoro di danza e musica.
direi soprattutto per chi ama Ligabue (io) e chi ne conosce le canzoni (io).
direi anche per chi ama la danza.
Certe notti fai un po' di cagnara che sentano che non cambierai più. 
Quelle notti fra cosce e zanzare e nebbia e locali a cui dai del tu. 
Certe notti c'hai qualche ferita che qualche tua amica disinfetterà. 
Certe notti coi bar che son chiusi al primo autogrill c'è chi festeggerà. 
direi ancora di più per chi ammira il corpo e le sue infinite potenzialità.
non diciamo poi per chi ama l'arte e la fantasia creativa.

ma direi in generale per chi ama il bello.

mentre cantavo e mi commuovevo pensavo che i ballerini sono belli.
a fine spettacolo una signora anziana, si, anziana insieme ad altri sei amici altrettanto se non più anziani di lei, seduta nella fila sotto la mia, si è alzata, applaudendo e ridendo, e ha cominciato a decantare le bellezze dei corpi dei ballerini (maschi), con tono di voce alto, eccessivo, con enfasi sui muscoli e la mancanza di tatuaggi (che evidentemente disapprova), con evidente stato di eccitazione fisica e psichica al limite dell'esaltazione maniacale. la signora appariva disinibita e certamente attivata dalla visione conturbante del corpo, di bei corpi, in movimento.
Certe notti ti senti padrone di un posto che tanto di giorno non c'è. 
Certe notti se sei fortunato bussi alla porta di chi è come te.
C'è la notte che ti tiene tra le sue tette un po' mamma un po' porca com'è. 
Quelle notti da farci l'amore fin quando fa male fin quando ce n'è.
forse in modo meno sguaiato (ma è certo che finirò così anch'io), ho pensato, alla fin fine, la stessa cosa.
il ballerino, la ballerina, sono belli e forse la danza serve solo a questo, ad eccitare la fantasia nella visione estatica del bello.
qui poi l'esibizione corporea non si è certo risparmiata, soprattutto i maschi si sono mostrati in tutto il loro splendore ballandono spesso a torso nudo e ancora più spesso in mutande.
le donne erano più coperte ma splendide ugualmente, gambe belle snelle e tornite, adoro il corpo femminile tonico, detesto la magrezza smunta, molle, senza forma.
insomma, un tripudio dei sensi.
E si può restare soli, certe notti qui, che chi s'accontenta gode, così così. 
Certe notti o sei sveglio, o non sarai sveglio mai, ci vediamo da Mario prima o poi.

la musica è formidabile, la canzoni tra le più belle, la presentazione scenica accattivante con schermi che riportano ad altre scene di danza in paesaggi brulli e quasi desertici su dune di sabbia e sassi, le poesie tratte da Lettere d'amore nel frigo:

Un amore che comincia d’estate
È un amore in salute
È orizzontale
Seminudo
Si abbina all’allegria di canzoni furbe
Mentre qualcun altro
Porta il cane a pisciare
Sul lungomare degli astronomi.

Tutto quel sudore
Lo fa scivoloso
Ma quando cade
Sa ridere di sé
Si toglie gli anni
Tiene aperte tutte le finestre
Informa il mondo

Un amore che comincia d’estate
Non ha paura
Del cancro alla pelle
Non ha paura
Fa comodo anche agli altri
Che possono cosi
Chiamarlo stupido, 
fatuo, passeggero, virale 
di basso profilo 
di cattivo gusto 

quelli che si fingono piu’ a favore 
lasciano che si sappia 
il loro compatire 
mentre dicono 
una vita ce l’abbiamo tutti

Non è che gli abissi cambino.
Nemmeno l’idea di fortuna
Né del suo contrario
Fa solo prima a spogliarsi
Toglie un po di lavoro a san Lorenzo
Si prende cura di sé
Lasciandosi andare
Alla barba che non si fa A
l trucco che non si mette


Un amore che comincia d’estate
Si è perso la primavera
Ma non lo vedrete mai
Pensare
All’autunno 
Imminente.

stralci di dialoghi dal film Radiofreccia:
Boris: Ciccio, la radio è un hobby. Potevi essere maniaco di francobolli, di pesci gatto o di che cazzo ne so. Dai, avrai comunque le tue trecentomila al mese. Cambierai la 127 ogni tre anni, ti sposerai Ilaria, perché quelli come te sposano sempre quella che hanno conosciuto alle medie. B
Bruno: Cosa vuol dire quelli come me? 
Boris: Vuol dire quelli come te. I figli: un maschio e una femmina, se ti va male due e due. A cinquant'anni la casetta tua con tutte le grate alle finestre perché abbiamo paura degli zingari, è chiaro. Guzzerai Ilaria una volta al mese e solo quando sarete ciucchi. E poi le paste la domenica mattina, i tortelli alla vigilia, qualche petardino a capodanno. Le barzellette al bar in dialetto e l'italiano davanti al capo. Novantesimo minuto vita natural durante, la 127 lavata il sabato per portare la famiglia fuori la domenica, una vita di straordinari per comprarti lo Zodiac per le gite sul Po, e tre o quattrocento hobby nuovi perché il tempo libero ti ammazza. Gran sballo. Quelli come te sono anche capaci di fare volontariato alla croce rossa. 
Bruno: Quelli come me quelli come te li mandano affanculo.

insomma, Ligabue.
e quelli, belli, ballano e ballano e ballano.
belli e bravi, hanno un momento con dio.

http://www.aterballetto.it/video/certe_notti.mp4

giovedì 11 giugno 2015

Mr & Mrs Dream

è il secondo spettacolo francese che vedo al Piccolo Teatro e che mi entusiasma. 
il primo, ormai quasi due mesi fa è stato Cendrillon, versione (ri)scritta e diretta da Joël Pommerat della fiaba di cui siamo debitori a Perrault e ai Grimm. Il regista illumina, non solo metaforicamente, visto il ruolo preponderante della luce nello spettacolo, i lati oscuri di una storia che credevamo di conoscere a memoria. è vero, si tratta di Cenerentola, ma è come l'avessi vista e sentita per la prima volta in una versione così accattivante, così interessante, così divertente, innovativa e visivamente strabiliante da lasciarmi a bocca aperta. attori vivaci, simpatici, ipnotici, scenografie nuove, testi divertenti e intelligenti, rivisitati in termini ironici oppure riproposti in modo drammatico, immagini indimenticabili. una perla. 
poi mi ritrovo alla rassegna di danza del Piccolo e mi imbatto in 

Mr & Mrs Dream
coreografia e allestimento Marie-Claude Pietragalla e Julien Derouault
liberamente ispirato all’opera di Eugène Ionesco
con Marie-Claude Pietragalla e Julien Derouault
musiche Laurent Garnier
concezione e realizzazione grafica Gaël Perrin
concezione della realtà virtuale e tecnologia Benoît Marini
sviluppo della realtà virtuale Leïla Aït-Kaci


che bello spettacolo!! come mi è piaciuto. mi sono divertita moltissimo, mi sono goduta la danza, l'idea, il movimento, la musica, le trovate tecnologiche, l'impianto scenico, tutto. lei, Marie-Claude Pietragalla, è una ballerina classica, etoile dell'Opera di Parigi, brava ma troppo imbrigliata e riconoscibile nella sua impronta classica. lui, Julien Derouault, è un genio del movimento. vederlo ballare, e interpretare, in mezzo a quelle luci, questi testi scenici, quelle innovazioni tecnologiche è stata un'esperienza. sono comunque belli insieme, sono due corpi, a tratti un unico uno, nello spazio scenico, nella danza, nel teatro, nel cinema, nello spazio virtuale. inventano situazioni, travestiti come personaggi di Blade Runner, su campi fioriti, nello spazio cosmico in movimento, sulla tastiera di un computer o in un cerchio impazzito di lettere, nell'abside di una chiesa. a volte si ride, quasi sempre si sorride, perchè trasmettono umorismo e ironia, qualche volta la mascella pende per lo stupore dell'invenzione teatrale. per la bellezza del talento.
uno spettacolo meraviglia, sempre all'altezza, un divertimento globale, una soddisfazione cosmica e non virtuale, nonostante le apparenze, ma reale, corporea, sensazionale.
splendido.