bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 5 aprile 2018

still

“Una magistrale partitura coreografica, ennesima conferma di uno degli autori più interessanti del panorama nazionale.”  Teatro e Critica
Pluripremiato performer e artista di fama europea, Daniele Ninarello ha danzato con coreografi del calibro di Virgilio Sieni e Sidi Larbi Cherkaoui. Il suo lavoro indaga la relazione tra il movimento e l’identità, dando forma alla mutabilità e all’indeterminazione della condizione contemporanea. Still è il gesto di un costante ritorno al corpo. È un diagramma al cui centro si dispone il tema di un’identità articolata nelle sue molteplici facce e mutazioni, disposta nello spazio come una figura del tempo. Un’entità sottile, giacomettiana, un’«ombra della sera» che avanza in direzione incognita e disorientata, attraversando l’esistenza con la fragilità e la potenza della propria anatomia. Le figure vacillano sostenute dall’occhio che le osserva, come poggiate su una tessitura di suoni, ne ripercorrono l’andatura e ne prolungano la traiettoria. In questo magma acustico i corpi si frammentano nella costante ricerca del loro centro, inseguendo un «altrove» che prende forma nello spazio del palco. Ogni corpo è sempre più della somma delle sue parti. 



l'ho visto ieri sera.
mi dico: cambia un po' orizzonti, vai sempre negli stessi teatri, spazia un po', arieggiati.
già a gennaio mi sono avventurata al Litta per una Karenina in versione moderna. una cosa (non più di una cosa) inguardabile.
e ieri sera?
una boiata pazzesca.
allora è così, devo andare sempre negli stessi posti se voglio la garanzia di un pezzo artistico, vario, come si deve. eppure volevo proprio togliermi sta patina da borghesuccia.
il teatro dell'Arte mi aveva già ampiamente fregato, l'anno scorso, uno spettacolo indegno, go. go. go. di Sokurov e mi ero annoiata parecchio (https://nuovateoria.blogspot.it/2016/10/go-go-go.html). ci sono ricaduta.
non entro nei dettagli, sarebbero crudeli, ma anche fuori dal teatro i commenti erano taglienti, qualcuno parlava di un pizzaiolo che balla, qualcuno ha pensato anche a un bagnino, due ragazzi fumando si domandavano. ma cosa abbiamo visto? comincia piano, finisce piano, un cerchio che si chiude. e allora?
ma l'aspetto per me molto curioso è la locandina che accompagna lo spettacolo, che è simile alla presentazione sul sito del teatro, sopra riportato.
mi inorridisce l'uso manipolatorio della parola. quelle parole, quelle che ho letto per prendere la decisione di vedere lo spettacolo, dicono quello che non c'è. parlano di una ricerca stilistica, addirittura giacomettiana, di sottrazione delle figure, di ricerca di nuove forme di spazio e di tempo , di ritorno al corpo, che sono pura invenzione letteraria. nulla dello spettacolo può far pensare a una minima ricerca, di Giacometti poi nemmeno l'ombra, figurarsi, c'era un pizzaiolo in mezzo alla scena!
una truffa, un raggiro mentale, una bugia condita di parole false.
il problema è che qualcuno ci avrà creduto, probabilmente qualcuno in sala, (la gente applaudiva!!) ma molti avranno dormito, la noia e la ripetitività sgraziata erano mortali, anche musicalmente, e certamente anche qualcuno che ha scritto. sono certo che chi ha scritto ha pensato, in qualche modo, a un'aderenza tra le sue parole e la realtà visiva, ma, temo, che, invece, la dissociazione sia profonda.
colpevole o innocente?





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