bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 16 gennaio 2020

Platonov, addio

eppure sono andata fiduciosa e il personale del teatro è stato di una gentilezza squisita con me.
ma
me lo hanno violentato.
povero Cechov.
testo giovanile, ma l'impronta è quella, la sua.
ne fanno un testo sbracato, sguaiato, urlato all'inverosimile, fuori tono, sopra le righe.
ambientazione moderna, gente in ciabatte, altri a piedi nudi, donne vestite di sottovesti di seta, e l'eleganza di Cechov, la sua raffinata ambientazione, viene trasferita in un party degenerato e perverso, gente fuori di testa. i temi della malinconia, della felicità irraggiungibile, dell'eterno inganno dell'amore e del tempo trasformati in sberleffi per eccentrici urlatori, in inganni di traditori seriali, in crisi isteriche di donne fatue e fuori controllo alcolico.
all'inizio dello spettacolo, con le luci accese in sala e la gente che si accomoda, gli attori girano per la scena, guardano gli spettatori che entrano, addirittura li salutano, ehi ciao cosa fai qui?, parlano dei fatti loro, guardano la gente, nemmeno fanno finta di essere sulla scena. volevano convincermi che non c'è distanza tra la sala e la scena? tra attore e spettatore? tra la vita e la finzione? hanno offerto vodka e qualcuno ci ha creduto, li ha presi sul serio,  e si è messo a commentare ad alta voce, a urlare un po', a ridere sguaiatamente, a fare come se fosse a casa propria, a rispondere alle false domande, credendo di fare parte del party in scena.
un'oscenità, povero teatro, povero teatro.
bocciato su tutta la linea.
in particolare, se  magari salvo qualche attrice, l'attore interprete di Platonov, tale Sinisi, mi è sembrato semplicemente imbarazzante, ingombrato da un accento meridionale mai del tutto addomestivato, impegnato in risse vocali, spesso impapinato sulla parola, crudelmente (per me che lo dovevo ascoltare) non credibile. 
a volte mi è sembrato di essere dentro, a spiare le faccende di qualcuno, faccende private, corpi sovraesposti, gente senza privacy, una sensazione molto spiacevole.
il teatro è totalmente scomparso, siamo nel reality show.
una debacle.


AL TEATRIO FONTANA,
DA ANTON ČECHOV
UNO SPETTACOLO DI IL MULINO DI AMLETO
REGIA MARCO LORENZI
RISCRITTURA MARCO LORENZI E LORENZO DE IACOVO
CON MICHELE SINISI
E CON STEFANO BRASCHI ROBERTA CALIA, YURI D’AGOSTINO, BARBARA MAZZI, STEFANIA MEDRI, RAFFAELE MUSELLA, GIORGIO TEDESCO, ANGELO MARIA TRONCA
PRODUZIONE ELSINOR CENTRO DI PRODUZIONE TEATRALE



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