bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 7 novembre 2019

nuova tossicomania femminile


questo è il prototipo femmina contro il quale devo lottare quasi quotidianamente quando vado a uno spettacolo 
cinema
teatro
concerti
convegni
si tratta di uno spettro, che mi procura angoscia viva, e che ogni volta che si spengono le luci (ma talvolta ne avverto la presenza già durante i preamboli, a luci accese, in attesa che l'evento cominci) si ripresenta.
donna
sempre
le maniache con dipendenza tossicomanica da cellulare e accensione compulsiva con controllo patologico di presunti messaggi sono le donne.
oppure gay - allo spettacolo Angels in America all'Elfo Puccini c'era un simpatico quartetto di amici amanti tra i quali uno con una folta chioma riccia che si controllava di continuo la piega con la funzione selfie del cellulare e che ha passato TUTTO lo spettacolo (oltre 3 ore) guardando il telefono. qualcuno alla fine gli ha pure chiesto: ti è piaciuto? e lui ha perfino risposto -
di mezza età.
di cultura e di estrazione sociale indistinta.
la suddetta si ritrova ovunque, in qualsiasi contesto.
è una dannazione, un virus pernicioso, una peste inestirpabile.
ne ho trovate
all'Alcatraz per il brutto e scontato concerto di JazzMi degli Afro Cuban All Stars (quale jazz??)

oppure al concerto al Volvo Studio di Roberta Gentile e i Late Set (mammamia, bella voce ma look tutto da rifare)

oppure allo spettacoloso "Tempo di Chet" con il trio guidato da Paolo Fresu ieri all'Auditorium.
la trovo ovunque, non c'è nulla da fare, non posso scampare alla cerebrolesa che si trova lì per sbaglio ma purtroppo vicino a me e non sa far altro che illuminare (nemmeno usa la funzione di riduzione di luminosità) tutto lo spazio adicente con quell'oggetto di perversione dell'attuale millenio.
se è molto vicina non c'è problema, le arriverà la mia furia travestita da gentile richiesta. 
oppure furia e basta.
se è lontana non potrò farci nulla e nemmeno possono le maschere ormai addette allo scopo di arrestare le streghe fattucchiere perchè spesso sono camuffate o confuse nel mezzo della platea.
al concerto al Conservatorio con John McLaughling è stato il signore, proveniente addirittura da Venezia per l'occasione, della fila sopra alla mia che alla fine, che, con forte accento inglese, si è rivolto alla sua vicina di sedia lamentandosi della mancanza di rispetto (con un savoir faire davvero invidiabile) e dell'assoluta inutilità della presenza, della signora ovviamente, dato che l'attenzione delle handicappate non può essere rivolto alla musica ma solo all'intrattenimento virtuale con presunti interlocutori. se non che la presenza, oltre che inutile, si rivela per o più dannosa per l'umanità nei dintorni delle stesse. la poverina ha avuto anche l'ardire di dire: ma in fondo non l'ho usato molto, no? il che mi fa sospettare che la demente sia già stata apostrofata in atre occasioni per le sue pratiche mastubatorie telefoniche in pubblico.
potrei annoverare decine di esperienze, forse anche ormai oltre il centinaio, di incontri ravvicinati del terzo tipo con aliene disturbate da continua interferenza di onde telefoniche,
(invece in spettacoli teatrali con orde di ragazzi liceali non ho MAI visto un cellulare acceso in quei contesti. il luogo comune che li vuole protagonisti del malcostume da device non li vede invece coinvolti in questo genere di malefatte.)
io dico, che buttino pure la loro inutili esistenze, ma non disturbino la mia.

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