bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 28 novembre 2019

la barba

Solo da Pilade si poteva vedere il proprietario di un cotonificio, in eschimo e barba, giocare a otto americano con un futuro latitante, in doppiopetto e cravatta. Eravamo agli albori di un grande rovesciamento di paradigma. Ancora all'inizio degli anni sessanta la barba era fascista — ma occorreva disegnarne il profilo, rasandola sulle guance, alla Italo Balbo — nel sessantotto era stata contestataria, e ora stava diventando neutra e universale, scelta di libertà. La barba è sempre stata maschera (ci si mette una barba finta per non essere riconosciuti), ma in quello scorcio d'inizio anni settanta ci si poteva camuffare con una barba vera. Si poteva mentire dicendo la verità, anzi, rendendo la verità enigmatica e sfuggente, perché di fronte a una barba non si poteva più inferire l'ideologia del barbuto. Ma quella sera, la barba risplendeva anche sui volti glabri di chi, non portandola, lasciava capire che avrebbe potuto coltivarla e vi aveva rinunciato solo per sfida.

Il pendolo di Faucault
Umberto Eco

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