bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 25 aprile 2019

grillo

tra gli oggetti del museo del design della Triennale, lui mi ha elettrizzato.
penso che lo spazio dedicato al museo, piccolo sebbene ricco, per la verità credo solo transitorio perché dedicato solo al periodo tra gli anni 50 e 80, sia il luogo di dannazione malinconica e nostalgica di quelli come me.
è la mia generazione che ci lascia dentro gli occhi e il cuore. gli occhi cadono dentro le teche e il cuore pulsa forsennato. 
oggetti della mia vita, della casa dei miei, comprati con lo spirito cieco di ogni tempo in cui si vive, senza sapere che si costruisce, lì in quel momento, in quella casa, in quella via, la storia di questo paese, a volte la storia del mondo.
mi ricordo l'architetto di casa, amatissimo da mia madre, credo lo desiderasse carnalmente, che ci ristrutturava la magione con i soldi della liquidazione di mio padre e la riempiva di oggetti di design. 
tutti lì, eccoli, li ho ritrovati.

ma è lui
grillo
l'oggetto del mio desiderio.
era grigio.

ore al telefono.
era in camera dei miei miei, ovvero nell'unico luogo in cui potevo parlare al telefono senza fare la diva del muto.
stavo seduta al buio, per terra, sulla moquette (altro residuo degli anni 80), con il letto dei miei genitori come sostegno per la schiena. il telefono stava sul comodino di mia madre, era diventato un prolungamento del mio orecchio, aveva l'odore della mia bocca e della mia saliva. era mio. mi apparteneva.
il suo arrivo in casa ha cambiato la mia vita, le mie relazioni adolescenziali.
finché c'era stato solo l'apparecchio in sala tutto era condizionato dalla presenza dei mei nella sala, un inferno, mi contorcevo per non fare sentire la mia voce, parlavo come telecomandata, le relazioni si frantumavano nella freddezza necessaria a non fare arrivare nessuna informazione al nemico in ascolto, ero -eravamo tutti- come spiati nella germania dell'est nel film "Le vite degli altri".
se ci penso, in fondo, i miei si lamentavano con moderazione, qualche protesta, io non avrei sopportato tutte le mie serate attaccata al telefono per ore, con bollette telefoniche alle stelle.
se ci penso, in fondo, è quello che fanno i miei figli ora, ore al telefono, per messaggi o telefonate.
forse non è cambiato niente.
o forse è cambiato tutto.

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