bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 17 aprile 2014

in grazia di dio

regista: Edoardo Winspeare
potrebbe non sembrare ma è pugliese, del salento, e il salento emerge e domina meraviglioso in questo bellissimo film che gira nella sua terra.
In grazia di dio, come vorrei stare io.
il film ha molto da insegnarmi ma io sono arretrata e non ho la forza, l'intelligenza, di stare in grazia, in stato di grazia, o anche di dio.
la protagonista di questo film è come me, incapace di cogliere i segni della grazia, ma, al contrario, sua madre, figura meravigliosamente attaccata alla vita e al suo senso profondo, si, lo è.
la protagonista, Adele, è madre a sua volta, madre di una figlia perduta e vuota, avuta da un uomo, poi lasciato nel rancore e nel disprezzo, padre amorevole ma votato alla delinquenza e alle prigioni di stato. Adele odia, odia il mondo, odia l'ex marito dal quale ha avuto questa figlia, e odia questa figlia, vuota di senso e sbattuta nel letto per la maggior parte del tempo, incapace a scuola, irrisolta e instupidita dietro a cellulari chat e selfie e serate in piazza, scosciata e a turno scopata da questo o da quello, che differenza fa.
la vita di Adele non è vuota, è abitata dalla rabbia e dagli attacchi di panico, tutto va a rotoli, l'impresa di famiglia si indebita, fallisce, la banca preme ed abusa: per sopravvivere svende la casa, costruita dal padre, abitata da tutte e quattro le donne di famiglia comprese la madre, la sorella e la figlia, e si trasferisce in piena campagna salentina, un buco di terra con un edificio diroccato e mal servito, un buco di mattoni e calce, la luce arriva grazie a un motore alimentato a benzina, se la benzina c'è.
ed è così che la vita cambia, cambia per tutte, ma per tutte in modo diverso.

dominante su tutte è la figura della madre della protagonista, la nonna, anziana ma non troppo (65 anni), animata da una forza singolare, mai arresa, consapevole del valore della vita, retta e ferma in ogni delusione, mai piegata dagli eventi. "si sta unite", si vende la casa e si va a lavorare la terra. unite e in grazia di dio. lavora, e lavora duro non c'è retorica bucolica ma la terra che suda, e non lamenta, niente, anzi, assorbe l'odore della terra e dei suoi frutti, gode del sole e quel che ha, quanto sia e come sia, va bene lo stesso.
chi, oggi, avrebbe la forza di questa donna? pare non avere niente e invece ha tutto e tutto avrà, anche l'amore, dopo la vedovanza, anche la felicità, dopo la povertà.




Adele invece è spigolosa, il rancore la mangia viva e la sua vita si mangia lei. detesta le preghiere della madre, come le sente alza gli occhi al cielo convinta che solo la concretezza del fare possa aiutare, giudica duramente il vuoto esistenziale della figlia, ridicolizza le chimere cinematografiche di una sorella davvero poco dotata. ma la nonna crede, la figlia spera, la sorella sogna. e lei? lei lotta duramente, si adatta alla vita solare ma impoverita della campagna, tiene duro su tutto, non vende la sua terra, porta in giro il suo camioncino per vivere di baratti e piccole vendite, si intestardisce e litiga all'agenzia delle entrate che pretende il pagamento di multe arretrate mai pagate, è disincantata su tutto. ha ragione da vendere, ha ragione ma anche torto, molto torto e la vita glielo dice, alla fine, nonostante un amore che busserà alla sua porta, rimarrà sola. la durezza non paga, la tenacia si ma con tenerezza, con pazienza, con cuore. con fede.
un film fantastico, un film italiano che ha da dire, da far vedere, da mostrare ed emozionare.
quattro bellissime donne che raccontano della vita, com'è dura e com'è bella.
un film da vedere e godere. un film da cui dovrei imparare.

“Quello che accade è di perdere la tenerezza per tutto. Indurirsi sino all’indifferenza. Ricevere tutto come condanna e procedere per inerzia. È la strage d’anime che questi tempi stanno generando. Ho appena finito di vedere un film, ‘In grazia di Dio’ – scrive Roberto Saviano – Ne sono completamente attraversato. Il regista Edoardo Winspeare non vuole drammatizzare, non vuole educare, denunciare. Racconta e basta. C’è il sole meridionale, c’è la pietra. Tricase, Corsano, Leuca. Ci sono parole, le salentine sonorità di Grecia e Bisanzio. Ci sono debiti, e ancora debiti, fabbriche che chiudono, la casa svenduta, pensioni saccheggiate che fanno vivere figli e nipoti. L’onestà pagata a un prezzo d’usura”. “I rosari, l’emigrazione, la famiglia unita e nervosa a tavola, gli insulti come calce che tiene in piedi affetti compromessi dall’infelicità. E ancora la famiglia, luogo di ferite, ma presenza certa nel bisogno e nell’aiuto – continua parlando del film uscito nelle sale la scorsa settimana e distribuito da Good Films – C’è la vita di quattro donne che provano a trovare una strada accettabile quando il lavoro non sembra bastare più come condizione per vivere dignitosamente. E c’è la campagna a cui si ritorna malvolentieri, perché costretti: gli ulivi sul mare, le pietre una sull’altra per ricostruire. È in questa stessa terra che forse riparte una possibilità di vita, di lavoro, di pace e di bellezza”.

2 commenti:

corte sconta ha detto...

spero ci siano migliaia di arretrate come te.non è forse un dono,una grazia divina,uno sguardo particolare,per cui vedi,senti e scrivi così? siamo una moltitudine di non vedenti,se non a sprazzi,la luce.è desolante ma veritiero.lucido ed esatto il pensiero di Saviano,che condivido. Ciao Rossa.

Rossa ha detto...

Scero aviano scrive bene. meglio di me!!
ti assicuro che di grazia ne ho ben poca. somiglio ad Adele, seria e rabbiosa, così convinta di avere ragione che la ragione stessa l'abbandona.