bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

martedì 3 dicembre 2013

se potessi dare la colpa di tutto al tempo

per seguire le tracce di Anne sono anche finita in capo al mondo, un luogo, un circolo, chissà che cos'era, in una strada alla periferia milanese che aveva la numerazione più assurda che abbia mai visto, si passava dal 9 al 43/47.
beh era lì che dovevo andare.
la rassegna Autunno Americano- a Milano non ci facciamo mancare niente- che offre le mostre di Pollock e Warhol, e le manifestazioni culinarie di California Bakery (il 28 novembre c'era anche la cena del ringraziamento per chi la volesse provare) e il concerto di Bob Dylan, e un incontro con Steve McCurry (impossibile entrare, 200 persone rimaste fuori tra le quali anch'io), prevede anche queste 3 serate intitolate: Progetto Anne Sexton.
ne ho vista una e mi sono fatta ancora un po' di Anne, delle sue poesie, dei suoi deliri, delle sue macabre serenate, dai suoi inni al nulla e al dolore.
un'attrice di nome Milena Costanzo e un attore di nome Gianluca De Col, si muovono in una stanza e sono, fanno, mimano Anne nel suo carcere casalingo, schiava domestica ossessiva e creatura animalesca lussuriosa, piena di domande le cui risposte sono una strage, ammazzano le fiabe e appendono dio a un filo, sottile.


Se potessi dare la colpa di tutto al tempo.
La neve che sembra il tavolo dell'obitorio
gli alberi trasformati in ferri da calza
la terra dura come un merluzzo congelato
lo stagno che si è messo i baffi di ghiaccio.
Se potessi dare la colpa al cuore degli sconosciuti
che passano veloci e imbacuccati per la strada
o dare la colpa ai cani di tutti i colori
che si annusano tra di loro
e pisciano sulla soglia di casa.
Se potessi dare la colpa della guerra alla guerra
dove il fuoco mi brucia i capelli come una permanente/ venuta male.
Se potessi dare la colpa ai capi e ai presidenti per le loro imperdonabili canzoni.
Se potessi dare la colpa a tutte le madri e ai padri del mondo
quelli dei compiti, delle pallottole di potere,
quelli dell'amore che ti avvolge come pastella appiccicosa.
Dare la colpa a Dio forse?
Lui della prima uscita
che ci ha spinto tutti dentro ai primi errori?
No, io darò la colpa all'Uomo
perché l'uomo è Dio
e l'uomo si sta divorando la terra come uno snack
e nessuno di loro può essere lasciato solo con l'oceano
perché è risaputo che se lo tracannerà tutto.


Una volta soltanto
Una volta soltanto ho capito lo scopo della vita.
A Boston, all'improvviso, l'ho capito.
Camminavo là lungo il Charles River,
guardavo le luci mimare se stesse,
tutte neon dal cuore stroboscopico,
spalancare bocche come cantanti lirici;
contavo le stelle, mie piccole commilitone,
mie sfigurate margherite, e ho capito
che il mio amore vagava sulla sponda verde notte,
e piangendo esponevo il cuore alle auto che andavano a est,
piangendo esponevo il cuore alle auto che andavano a ovest
e la mia verità ha varcato un piccolo ponte ricurvo
e si è affrettata la mia verità, la sua malìa, verso casa
e ho tesaurizzato le costanti fino a mattina tarda
solo per poi vederle svanite.

Filo sottile
La mia fede
è un carico enorme

appeso a un filo sottile,
proprio come un ragno
appende i suoi piccoli a una tela fine,
proprio come dalla vite,
esile e rigida,
pendono grappoli
come occhi,
come molti angeli
danzano su una capocchia di spillo.

Dio non chiede troppo filo
per restare qui;
solo una venuzza
e sangue che vi scorra
e un po' d'amore.
Come qualcuno ha detto:
l'amore e la tosse
non si possono nascondere.
Neppure un colpetto di tosse
neppure un amore minimo.
Perciò se hai solo un filo sottile
a Dio non importa:
Lui te lo troverai tra le mani facilmente
proprio come una volta con dieci centesimi
ti potevi prendere una Coca.


Cenerentola
Cenerentola e il primcipe
vissero, si dice, felici e contenti,
come due bambole nella teca di un museo
senza mai preoccuparsi di pannolini o polvere,
senza mai discutere del tempo di cottura di un uovo,
senza mai raccontare la stessa storia due volte,
senza mai comprare un copriletto finto antico,
i loro amati sorrisi durarono per l'eternità.
Simmetrici gemelli siamesi.
Quella storia.

3 commenti:

monteamaro ha detto...

Come Pollicino seguo anch'io le tracce dell'Autunno Americano a Milano...non vale! A chi tanto e a chi niente! Che almeno la Feltrinelli non esaurisca i suoi libri di poesie!
Monteamaro invidioso...

Rossa ha detto...

no dai non fare così...questo post l'ho fatto per te...

monteamaro ha detto...

Grato Rossa, sto ribollendo proprio come i vini nei tini di D'Annunzio... (eppure sono astinente.) La Sexton mi ha ri-spalancato le belle porte della poesia letta con voracità prima, e rimacinata fina poi. Partendo da lei incrocio grandi sconosciuti, che in un attimo sono presenze consuete, come Forugh Farrokhzad poetessa Persiana, ti lascio qualcosa di lei, che spero ti piaccia: "Notti insonni, ascolto vuoti silenzi, setaccio il mare, il dolore è già amore."
Ciao.