bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

venerdì 15 maggio 2020

macchine come me

di Ian McEwan.
ho iniziato piano, il passaggio da un romanzo all'altro è sempre faticoso.
venivo dal romanzo musicale di Rebecca West, dall'Inghilterra degli anni 20. una prosa non facilissima ma al contempo molto ricca.
sono rimasta in Inghilterra, Londra, ma sono finita nel 1982, un altro 1982. nelle isole Falkland si perde la guerra contro l’Argentina, i Beatles si sono da poco ricostituiti e la voce di John Lennon continua a diffondersi via radio. anche il genio della decifrazione del codice Enigma, Alan Turing, è scampato alla morte precoce e ingiusta che conosciamo, e i suoi studi hanno reso possibili alcune delle conquiste tecnologiche di questi diversi anni Ottanta, dalle automobili autonome ai primi esseri umani artificiali.
nella storia che parla di Adam, un androide, e di Charlie, che lo compra, sebbene molto costoso, con l'eredità della madre. la vita descritta è quella che conosciamo, quella che facciamo o facevamo, negli anni 2000. è un libro di fantascienza retrodatato, ma senza distopie macroscopiche. quel che fa la differenza è la spinta che l'intelligenza artificiale imprime al tempo, e la sua collocazione precoce nella recente passata storia dell'uomo.
al solito quel che leggo su prefazioni e quarta di copertina mi lascia un po' basita.
e mi trovano completamente in disaccordo.
la funzione di Adam, che si manifesta lentamente all'inizio e poi invece con una fortissima accelerazione nel finale, è quella di smascheramento. Adam abbraccia l'amore per la verità, dichiara che nulla è più importante della verità, e nel momento in cui lo fa definisce la sua fine. 
perchè, al contrario di ciò che si dichiara anche nei più diffusi luoghi comuni tra le creature umane che popolano la terra, l'uomo di tutto fa pur di mascherare la verità.
la verità dell'essere è quotidianamente mascherata dalla coscienza, l'io manovra la nostra vita ai fini di una sopravvivenza che si rende possibile solo grazie alla persistente censura della nostra intima verità. la nostra vita è un costante arrangiamento e manipolazione della nostra verità, è la persistente costruzione di sintomi, a volte non necessariamente gravi, per colmare la divisione che ci abita. 
la verità atterisce l'essere umano, ma non una macchina.
può forse tollerare il protagonista narrante di venire smascherato nella sua modalità di sopravvivenza, che è una comoda sistemazione che con la fatica del vivere una passione non ha niente a che fare? non è che Charlie non lo sappia che quel modo che ha di procurarsi il pane è vergognoso. manipola azioni dal suo pc, ci si dedica qualche ora al giorno dalla sua cucina, non sa cosa sia la passione e il sacrificio per una causa, evita qualsiasi coinvolgimento, si annoia e passeggia qua e là, unica occupazione: trovare il modo di tornare a letto con la sua donna.
lui lo sa, la verità, ma non è che faccia qualcosa per modificarla, si arrangia, sapendo bene di coltivare una noia e un parassitaggio meschini.
e non sa forse la sua fidanzata che il suo silenzio e le sue menzogne sono macigni sulla coscienza, non ha forse operato un modo per attuare una vendetta ma non una forma di giustizia in onore, o meglio in virtù, di un'amica morta suicida per l'angoscia di uno stupro, non sa forse di aver manipolato la verità convinta di aver fatto l'unica cosa possibile? 
eppure questa è la modalità attraverso cui noi tutti conduciamo le nostre vite, più o meno consapevoli di quel che andrebbe fatto per uscire dalla modalità nevrotica del compromesso, ma incapaci di abbracciarla, la verità.
lo dice Turing, gran genio del 900 cui dobbiamo molto moltissimo e solo McEwan si è ricordato di omaggiarlo, a Charlie che gli restituisce l'androide danneggiato:
- Senza sapere un gran che della mente, decidi di provare a introdurne una artificiale nel mondo delle relazioni. Il machine learning non può arrivare molto lontano. Dovrai fornire a questa mente alcune regole di vita cui attenersi. Perchè quella di non poter mentire? Secondo quello che si legge nell'Antico Testamento, nel libro dei Proverbi, mentire è un abominio contro dio. Ma il mondo delle relazioni pullula di menzogne innocue, per non dire preziose. Come facciamo a distinguerle? Chi scriverà l'algoritmo della bugia generosa che risparmia l'imbarazzo a un amico? O di quella che spedisce in galera uno stupratore  che altrimenti l'avrebbe fatta franca? Ancora non sappiamo come insegnare a mentire a una macchina. E che dire della vendetta? Secondo lei è ammissibile, qualche volta, quando si ama la persona che la reclama. Ma per il suo Adam no, non lo è mai.

dice Charlie:
- cerchiamo di ricordarci di Mariam, per favore. Quello che Gorringe le ha fatto e  a cosa l'ha portata. Miranda ha dovuto mentire per ottenere giustizia. Ma non sempre la verità è tutto.
Adam risponde:
- Questa è un'affermazione davvero straordinaria. Ma certo che la verità è tutto.
Miranda , la fidanzata:
- So che prima o poi cambierai idea.
Adam:
- Temo di no. Che razza di mondo volete? La vendetta o la legge. La scelta è semplice.

per una macchina, per l'intelligenza artificiale lo è. ma non per l'uomo per il quale vige il paradosso che per ottenere giustizia serve mentire, per vivere serve rimuovere.

Macchine come me. 
di Ian McEwan.


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