bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

lunedì 12 marzo 2018

tempo di libri, tempo mio

si lamentavano dello scarso successo dello scorso anno.
bene.
quest'anno: una bolgia!
infernale (ho acquistato l'audiolibro di Vittorio Sermonti che legge l'inferno di Dante).
no, piacevole, a parte la solita varia e amena umanità.
domenica mi sono fatta la solita scorpacciata di nevrosi e ossessioni, in primis una truccatissima signora che già in fila per entrare in una sala dichiarava al mondo che il marito la vuole internare per dipendenza da cellulare, pensavo scherzasse (quanto poteva poi interessarmi la questione? nulla, ma ero ignara della fine che avrei fatto) ma, in seguito, trovandomela seduta di fianco, le avrei volentieri fornito i numeri di numerosi miei colleghi e psicoanalisti perché la faccenda era seria, grave, tragica e francamente insopportabile.
la poveretta era colta da una compulsione incoercibile tale per cui maneggiava l'oggetto cellulare con tormento inesauribile, apriva senza sosta (e, ovviamente, senza alcuna attenzione per l'evento per cui era seduta in quella sala), la pagina di whatsapp, senza nessun'altra condizione possibile alternativa, apriva di continuo le stesse icone, che non modificavano assolutamente il loro stato, per rivedere incessantemente le stesse pagine e fotografie, aggiungeva reiteratamente nuove righe che non ricevevano nessuna risposta. 
così per un'ora, chissà nella vita. 
inutile sottolineare l'assenza di qualsivoglia interrogativo sul fastidio che questa sua continua manipolazione erotica dell'oggetto fallico potesse infastidirmi e distrarmi. 
la condizione era ancora più penosa se consideriamo che il suddetto marito, seduto lontano da lei qualche sedia più in là nella fila davanti, era colto dalla medesima ossessione, si girava ogni due minuti per controllare se la moglie stesse guardando il cellulare, e mai veniva deluso.
voi capite che io, in mezzo a questa preoccupante nevrosi di famiglia, ho avuto ben poco scampo se non augurandomi la riapertura dei manicomi.
tempo di nuove leggi sulla salute mentale.
di situazioni bizzarre ne ho avute anche altre ma non vorrei che tempo di libri si tramutasse, nella mia narrazione, in tempo sprecato.
l'ubriacatura da libri è di grande godimento, è un'estasi e un'oasi.
poi tutto riprende come prima, anche peggio, al solito le sbronze fanno più male che bene.
gli incontri sono stati di livello medio, forse lo scorso anno ho sentito storie e interviste più interessanti.
non poteva mancare Recalcati (anche in compagnia della moglie, biondina mechata carina, direi figura convenzionale da compagnia di uomo famoso di successo, lui augura a tutti una vita felice, gliela auguro anche io!!) che si è speso in una lezione sul superamento della nevrosi sacrificale e, soprattutto, nella presentazione dell'arte di Kounellis e di un libro, pare di discreto successo, "Le assaggiatrici" di Rosella Postorino. quest'ultima mi è sembrata una persona interessante, ha più volte dichiarato la sua analisi -in compagnia di Recalcati tutti calano le braghe- e, devo dire, la sua analisi si sente, si percepisce. chi è stato in analisi, una buona analisi, acquisisce uno sguardo sul mondo inconfondibile. 
chi non mi è piaciuta, affatto, è Concita De Gregorio, presentava un libro di raccolta di storie differenziate tratte dalle canzoni di De Andrè, qualcosa di stonato, forzato, di mamma di 4 figli, di ricordi di infanzia già politicamente corretti, orientati a sinistra, di gioco delle biglie come invocazione alla buona politica, tutto molto poco autentico, una sceneggiatura nauseabonda. è stata, anche a causa della mia psicopatica preferita, un'ora di noia.
Alain Badiou è stato intervistato da Maurizio Ferraris, un dialogo tra sordi, uno diceva delle cose e l'altro (Badiou) visibilmente si innervosiva e rispondeva tutt'altro, una rappresentazione dell'assurdo, ma divertente. marxismo, comunismo, evento, ho capito che il vero comunismo è ancora da venire, l'evento non si è ancora mai concretizzato. 
bella la lettura dei Promessi Sposi, piacevole la biografia della Melato, noiosissima la lettura teatrale della Curino, interessante l'amicizia conflittuale Woolf-Mansfield, interrotta la presentazione della "Ragazza con la Leica" Gerda Taro a causa della pallosissima premessa di uno storico che mi ha reso insopportabile stare in quella stanza, fuori tema e prolisso Philippe Daverio che avrebbe dovuto parlare di Frida e le figure femminili nell'arte (speravo la Scorranese lo contenesse, ma invano) ma si è solo salivato addosso, seppure simpaticamente. 
mi sono goduta la storia della vita densissima di Sabina Spielrein, mi sono ricordata di "Salvami l'anima", indimenticabile film di Faenza, e anche di "A dangerous method", film più dimenticabile. 
mi sono andata a sentire il super virologo Roberto Burioni, dovevo vederlo all'opera. è meno arrogante di quanto pensassi, è una persona seria, accecata dalla verità della scienza. la scienza non spiega ogni cosa, la conoscenza può invece fare molto. sui vaccini dice cose sante, imprescindibili, potrei anche condividere la non democraticità della scienza ma, a quest'uomo, così appassionato, manca la forza delle domande, dei dubbi, dei non so. è un uomo che non calcola la paura, e la violenza della sua portata, cerca di spiegare anche quella scientificamente, cerca una spiegazione scientifica a ogni cosa dimenticando, o forse semplicemente anche lui non sapendo, che c'è un'enorme parte di noi che non sa, proprio non sa, non sa dire, non sa spiegare, è agita dall'inconscio, che scienza non è. 

al prossimo anno, se ci saremo ancora.

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