bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

venerdì 11 novembre 2016

tutti quanti, tutti quanti, tutti quanti voglion fare il jazz

(gli aristogatti)
certo, anche io.
procedo bene, ma vedo che i prossimi concerti sono ormai in esaurimento, mi limiterò ai concerti minori.
d'altronde i costi non sono proprio da ridere, rispetto alle occasioni di MiTo qui i concerti non vanno in promozione.
ad oggi JazzMi mi ha dato due prove eccellenti ed una dubbia. e una incomprensibile.
Istanbul Sessions al Santeria Social Club mi ha vista ultima in classifica in quanto ad età media dei partecipanti ma tra i primi in quanto a perplessità sul genere, giusto un po' di Istanbul ma molto poco di jazz, ammesso che basti un sax per dire jazz. i ragazzi non la finivano più di suonare ma l'ultima mezz'ora era francamente un boato più rockettaro che altro con una batteria fuori controllo.
splendido, sabato, il trio alla Sala Verdi con le musiche di Chet Baker.
splendido il quintetto di Cazzola al teatro dell'Arte questa mattina con un omaggio alla divina, Billie Holiday.
grande bellezza e incanto, il jazz è raffinato ed elegante, lo penso in bianco e nero come nelle foto di Polillo al Base, ed è un fine afflato di intesa tra i suoi partecipanti, sembra di spiare un'intesa privata ed eccitante, una complicità senza parole.
ieri sera mi sono spinta, spendendo una cifra non indifferente per poi stare in piedi, al teatro della Triennale per un concerto intitolato Junun, un progetto multietinco di Jonny Greenwood dei Radiohead,  che coinvolge il regista Paul Thomas Anderson, il musicista israeliano Shye Ben Tzur e il gruppo indiano dei Rajasthan Express, il tutto preceduto dal documentario di ben 50 minuti (non esplicitato dal sito di jazzmi infatti la presentazione ha creato brusio e sorpresa in sala) del suddetto regista. tutto molto bello, musica basata su ritmi incalzanti, un suonare insieme, quel senso rassicurante di India che cura l'anima, turbanti in testa, l'israeliano ispirato che conduce il gruppo, islam e misticismo, musica globale...ma il jazz?



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