bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

venerdì 24 giugno 2016

tutto quel vento

svelamento
nominazione
riconoscimento
il riconoscimento "è un dio" dice Euripide nell'Elena
silenzio - parola
come in Due nel crepuscolo di Eugenio Montale:
... le parole 
tra noi leggere cadono. Ti guardo 
in un molle riverbero. Non so 
se ti conosco; so che mai diviso 
fui da te come accade in questo tardo 
ritorno. Pochi istanti hanno bruciato 
tutto di noi: fuorchè due volti, due 
maschere che s’incidono, sforzate 
di un sorriso.
labile, impercettibile
Meriggio di D'Annunzio
Nostalgia di Ungaretti
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi di Pavese
Le sei del mattino di Sereni:
Tutto, si sa, la morte dissigilla. 
E infatti, tornavo, 
malchiusa era la porta
appena accostato il battente. 
E spento infatti ero da poco, 
disfatto in poche ore. 
Ma quello vidi che certo 
non vedono i defunti: 
la casa visitata dalla mia fresca morte, 
solo un poco smarrita 
calda ancora di me che più non ero, 
spezzata la sbarra 
inane il chiavistello 
e grande un’aria e popolosa attorno 
a me piccino nella morte, 
i corsi l’uno dopo l’altro desti 
di Milano dentro tutto quel vento
tempo poetico non lineare
attimo    istante    durata
il tempo passato, come quello futuro, è imprevedibile
Kairos

e altro nella presentazione Cos'è la poesia? di Milo De Angelis alla Triennale di Milano

E la mia forza supina
si stampa nell’arena,
diffondesi nel mare;
e il fiume è la mia vena,
il monte è la mia fronte,
la selva è la mia pube,
la nube è il mio sudore.
E io sono nel fiore
della stiancia, nella scaglia
della pina, nella bacca
del ginepro: io son nel fuco,
nella paglia marina,
in ogni cosa esigua,
in ogni cosa immane,
nella sabbia contigua,
nelle vette lontane.
Ardo, riluco.
E non ho più nome.
E l’alpi e l’isole e i golfi
e i capi e i fari e i boschi
e le foci ch’io nomai
non han più l’usato nome
che suona in labbra umane.
Non ho più nome né sorte
tra gli uomini; ma il mio nome
è Meriggio. In tutto io vivo
tacito come la Morte.

E la mia vita è divina.

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