bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

sabato 14 novembre 2015

nei giorni della Suburra nessuno piú è innocente

Nei giorni della Suburra nessuno piú è innocente.



che bel film, Suburra.
tratto dall'omonimo romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo,
come Gomorra di Garrone lo era dal libro di Saviano.
Gomorra, Suburra.
mi è piaciuto moltissimo.
il regista è Stefano Sollima, quello della serie televisiva Gomorra, quelo di ACAB, altro film molto intenso, duro, sociale, di denuncia.
tra le serie televisive, che assurgono ormai a nuovo godiemento televisivo per eccellenza e rispetto alle quali si dicono e scrivono, francamente, molte scemenze, Gomorra, di cui ho letto il libro e visto il film, è una delle poche che ho visto (insieme a True Detective) e mi è piaciuta moltissimo.
sono in attesa della seconda stagione.
vuoi vedere che mi piace il genere delinquenziale, il romanzo criminale?
anzi, diciamolo e basta, mi piace, mi intriga, mi coinvolge.
guardo, assisto, anche alla violenza se non è compiaciuta, e vorrei saperne di più.
guardando Suburra ho riconosciuto elementi di condivisione con la serie Gomorra, a un tratto ho pensato che stesse entrando in scena Don Pietro Savastano...invece era Claudio Amendola, il Samurai.
si contano i morti, e qui non c'è ironia come in Ordine di sparizione -film strepitoso, sempre sul genere a pensarci, ma di altro tono narrativo- e il conto deve tornare, sempre.
ho ritrovato la faccia incredibile di Alessandro Borghi, ovvero Vittorio, personaggio indimenticabile di Non essere cattivo, altro bel film, ma bello bello caspita, italiano.
è chiaro, sono un gangster, sguazzo nella melma della corruzione sanguinolenta.
in verità c'è poco da scherzare, la vita, così, è una tragedia, la terra di mezzo ci ha contaminato, siamo marci, la terra alta, il Palazzo, si confonde con quella bassa, La strada, è il risultato è un mondo melmoso di perversione e violenza. la politica si infanga, il godimento perverso a tutti i costi dilaga, le figure paterne di riferimento evaporano, la soddisfazione non possiede più i confini della legge, le sparatorie entrano nei supermarket, la droga obnubila, la Magliana ancora resiste, la mafia coatta buzzurra zingara sembra diversa da quella paludata delle Ville, ma non lo è. la droga ammazza,  in vena o condita dal sesso feroce dei corpi senz'anima,  il pitbull allevato nella ferocia ammazza a morsi, sbranando vivo il boss. ferocia è, di sopra o di sotto.
ho amato Favino, Germano, Amendola, Borghi, avercene film così, come Gomorra, come Romanzo Crimilale, come Non essere cattivo. come Suburra.

«Il Libanese era morto. Tanti altri erano morti, qualcuno era diventato infame, qualcuno si faceva la galera in silenzio, sognando di ricominciare, magari con un lavoretto senza pretese. Il Samurai era ancora là. L'antico nome di battaglia denunciava ormai soltanto sogni abbandonati. Ad affibbiarglielo era stato il Dandi, ma lui aveva cercato di esserne degno. E il potere, quello, era concreto, vivo, reale. Il Samurai era il numero uno». 
Carlo Bonini, Giancarlo De Cataldo, autori del libro Suburra, edito da 

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