bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

lunedì 2 marzo 2015

il sale della terra: una foto non parla solo di chi è ritratto, ma anche di chi ritrae


Il sale della terra prende spunto dalle parole di Gesù rivolte agli uomini Wim Wenders per titolare il suo ultimo film, documentario codiretto da Juliano Ribeiro Salgado sulla figura di Sebãstiao Salgado fotografo brasiliano tra i più apprezzati al mondo. Il regista tedesco, egli stesso fotografo, autore de Il Cielo sopra Berlino, Paris, Texas, Buena Vista Social Club si è innamorato di Salgado comprando due sue fotografie, poi ha deciso di fare un film su di lui per capirlo, girato con il figlio del fotografo. È un viaggio tra l'immagine statica della foto e quella dinamica della pellicola che attraversa la produzione del fotografo sociale. Lui che aveva una carriera spianata in Banca ma poi ha deciso di seguire il cuore che andava verso il rischio di far fotografia. Ha viaggiato in più di 100 paesi documentando migrazioni, genocidi, comunità e catastrofi ambientali.

sono andata da poco a vedere la mostra fotografica di Wim Wenders a Varese - "America"- e sono, ancora una volta, interessata alle indagini di questo regista e autore. mi piace questa sua esplorazione degli spazi, questa reverenza verso la madre terra, questa filosofia dei luoghi. e allora mi è venuto in mente, prima di osannare la sua stessa ricerca fotografica, di citare il lavoro di regia compiuto per celebrare Sebãstiao Salgado, questo Sale della Terra al cinema, questo tributo all'uomo Salgado e alla sua fotografia.





da una parte emerge questo lavoro di ricerca fotografica, questa dedizione alle questioni del mondo laddove il mondo è povero e massacrato, o dalla fame, o dalle malattie, o dalla guerra. le visioni presentate sono massacranti a loro volta, il film è oneroso da un punto di vista figurativo e morale. è una vera pena, una piaga. naturalmente mi dico che c'è qualcosa di personale, di godimento personale,  in questa ricerca, reiterata tutta la vita, della sofferenza umana e della sua rappresentazione. Salgado si sposta di continuo da una zona di martirio ad un'altra e fotografa senza sosta. il film è una sequela di dannazioni, di morte, di denutrizioni, di maltrattamenti, di dimenticanze, di negazioni dell'uomo. Salgado riprende sistematicamente la distruzione dell'uomo. parallelamente viene inquadrata la sua vita, il suo modo di lavorare, il suo matrimonio, i suoi figli, la sua storia familiare, il suo Brasile, il suo progetto di reimpiantare un milione di alberi per ricostruire parte della foresta atlantica, nello stato di Minas Gerais in Brasile.

dopo quel pesantissimo bagaglio di morte si trova sollievo ammirando il paziente e sapiente lavoro di riforestazione, di trasformazione di un ambiente morto e desertificato in un nuovo impianto per la vita. probabilmente si tratta di una rinascita necessaria, dopo tutta quella desolazione fissata in bianco e nero per anni.
dall'altra non si può che ammirare, parallelamente, il lavoro di Wim Wenders, il suo amore per la fotografia e, soprattutto, per il lavoro di un altro. quel che colgo di Wenders è l'umiltà, la capacità di farsi strumento di progetti altrui, di farsi servitore dell bellezza altrui, della fatica altrui, di mettersi al servizio delle cause.
Wenders è simpatico.
Il sale della terra è un bel lavoro, una ricerca di immagini nel cinema, un'ubriacatura di inquadrature.

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