bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

martedì 13 maggio 2014

al fresco

non è mia abitudine recensire i ristoranti, ci vado raramente in fondo.
i soldi preferisco spenderli in biglietti di cinema teatri mostre ( enevannoviaparecchi!!) e mangiare al volo un stuzzichino prima o un gelato dopo lo spettacolo.

ma, l'occasione fu speciale, e meno male.

il posto fu delizioso, con anche un bel giardino all'aperto, da sfruttare quando mai sarebbe arrivato il caldo. caldo caldo.
me lo gustai dall'interno, osservando i cuochi, 5, di cui uno giapponese,  cucinare.
di chi fu l'ideaoriginaria di mostrare la cucina e i suoi componenti? dei giapponesi, non so, ma fu un'idea gagliarda.
pensai di mangiare milanese e invece mangiai terrone, ma terrone forte, e di gusti mediterranei indimenticabili.
pomodoro, bufala, pane di matera, pasta, olio, una delizia sopraffina.

La cucina è il cuore di al fresco. Per questa ragione è stata affidata nelle mani dell’abilissimo chef Kokichi Takahashi. (http://www.alfrescomilano.it/
Un giapponese di nascita, ma italianissimo d’adozione, già braccio destro (e sinistro) di Alessandro Negrini e Fabio Pisani de Il Luogo di Aimo e Nadia. 
Takahashi ama il profumo del basilico di Pra, la farina macinata a pietra, lo zafferano sardo e sa combinare e reinterpretare in modo straordinario quanto appreso nelle cucine dei grandi chef con i quali ha collaborato per dare ai suoi piatti tutta la naturalità e la bontà che un in un luogo come questo non possono mancare. 

ci ritrovammo in piena zona Tortona, Via Savona 50 (mia via natale per altro, in una casa poco più in là), oramai lanciatissima e trendissima in città, in un magazzino dismesso, poi trasformato in ristorante con giardino. fu un bel rifugio, una vera fortuna potersi riprendere, rammendare i buchi e ricomporre i frammenti in un luogo accogliente e profumato.




il vino, come il resto, fu ottimo, un fresco (!!) Fiano di Avellino, ce lo scolammo tutto e lui si scolò noi, dall'antipasto al dolce. ci raccontò il cameriere, sommelier per l'occasione, di una terra di coltivazione, in quel dell'azienda  agricola San Salvatore in provincia di Salerno, ove pascolano i bufali. 
citava l'etichetta: ho visto un bufalo tra le vigne ed ho bevuto vino. ho visto un bufalo tra le vigne e lui ha visto me.
le stesso facemmo noi.
fu una bella serata, tranquilla e sommessa, senza dichiarazioni d'amore ma con la promessa, tacita, di un tempo migliore. se mai ci fu, se mai ci sarà.


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