bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 6 febbraio 2014

still life

Uberto Pasolini, il regista.
Still life, il film (natura morta).
regista italiano, produzione inglese.
presentato alla 70ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, dove ha vinto il premio per la miglior regia nella sezione "Orizzonti".
il film, straordinario.
apparentemente funereo, fondamentalmente, radicalmente, vitale.
poesia, elegia, celebrazione della gestualità umana quando sa essere profonda e rispettosa dell'altro.



John May è un solitario funzionario comunale, il cui lavoro consiste nel rintracciare i parenti più prossimi delle persone morte in totale solitudine. May svolge il suo lavoro con estrema meticolosità e conduce una vita tranquilla e ordinaria, fatta di ossessivi riti quotidiani. Un giorno gli viene affidato il caso di Billy Stoke, un uomo alcolizzato morto in solitudine a pochi passi da casa sua. Così inizia a raccogliere indizi sulla sua vita e a cercare le persone a cui è stato legato. Ma a causa della crisi economica gli viene comunicato che il suo ufficio sta per essere ridimensionato e sarà licenziato in quanto in esubero. John May non si abbatte e convince il suo capo a concedergli qualche giorno per portare a termine il suo ultimo caso. Durante le sue ricerca conosce Kelly, la figlia di Billy Stoke abbandonata durante l'infanzia, e nei suoi viaggi, alla ricerca delle persone che hanno conosciuto Stoke, John May ha modo di riassaporare la vita.

è commovente la precisa descrizione del rituale ossessivo che difende dall'oppressione della morte, che è poi la natura profonda di tutti gli ossessivi, ritualizzare e ripetere per scongiurare la paura del nulla. è così. John May, organizza la sua solitaria giornata in modo rigoroso e ineccepibile, ogni gesto, lavorativo e non, è sostenuto da una ripetizione infinita di moduli e rituali e non c'è nulla al mondo che possa creare migliore difesa verso l'inconoscibile. ripetere quel che si sa, quel che sappiamo che matematicamente avverrà, scongiura in modo, illusoriamente, definitivo la mostruosità dell'imprevisto.
ma dentro il suo rituale John May, che si occupa di ricostruire la vita e le relazioni familiari di chi è morto in solitudine, dimenticato, magari già putrefatto dopo settimane dalla morte da nessuno reclamata, compie una rivoluzione in controtendenza, restituisce dignità alla morte, celebrandola e restituendola di senso.
che la morte abbia, almeno, una vita da concludere.
c'è così tanta umanità in quest'uomo piccolo e solo, irrigidito e premuroso, da renderlo amabile e glorioso.
l'effetto più straordinario del film, con un finale, oltre che coerente anche vittorioso, è quello dell'innamoramento. inaspettato e insperato: l'incontro d'amore innesca la dimenticanza del rituale, innesca il ripensamento a una vita terrena possibile, non solo in difesa della morte, ma anche attuale e sentimentale. sarà questo imperdonabile sogno a far dimenticare a John il rituale scaramantico per poi, proprio nel momento in cui non penserà alla morte, morire.
morire sognando l'amore.
bellissimo.

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