aria di vetro.
qui c'e' un vetro e sono dentro. sono dietro.
aria scura, sfumata, disegnata.
un fiore di metallo segna il limite del vetro smerigliato, ne conforma la funzione.
la trasparenza e' incompleta, l'opacita' e' parziale.
nemmeno io sono completa ma frammentata, sono dentro ma mi penso fuori.
il vetro e' il mio confine, reale e immaginario.
vedo delle scale. forse posso uscire. forse posso andare.
forse possono entrare.
Entro nella torre delle mie paure,
chiudo la porta su quella oscura colpa,
sprango la porta, tutte le porte sprango.
Il sangue corre, mi rimbomba
nelle orecchie: il passo
della pantera è sulle scale,
ora la sento che sale, che sale.
il passo della pantera è sulle scale,
ora la sento che sale, che sale
(Sylvia Plath)
7 commenti:
mi piace la 4°, sono tue vero?
sei un tesoro titanium. si sono mie, un maldestro tentivo di dire qualcosa. ma migliorero'!! non so perche' ti piaccia la 4a ma in ogni caso ti sono eternamente grata.
A gusto mio, senza alcuna concezione della Fotografia, l'ultima è quella che mi piace di più, quelle scale di Hitchcockiana memoria, anche se questa foto si è già vista in giro molte volte.
Anche la seconda, quella sfocata, mi piace, fuori fuoco e un po' mossa.
De gustibus...
Ciao Rossa, buona settimana
anche tu sei una persona gentile, pietosa direi...GRAZIE.
che difficoltà rappresentare qualcosa con un 'linguaggio' che, salvo rare eccezioni, non possiede le strutture per descriverla.
in aggiunta, trattandosi di una percezione soggettiva, il desiderio di renderla esportabile (e quindi oggettiva) raddoppia la difficoltà del tentativo.
dubbio, o timore, e fatica. questo mi pare di scorgere. insomma, la 'pantera' si vede bene, bella :-)
alla prossima
si vede nella poesia della plath o nelle mie foto? dubbi dubbi moltissimi dubbi. diciamo che lo strumento proprio non ce l'ho. dovrei studiare di piu'!!
ero convinto di aver scritto 'la tua pantera', probabilmente l'ho solo pensato e mi è rimasto nella tastiera :-)
certo anche quella della plath si percepisce bene, ma lei parte da una posizione di vantaggio dal momento che la parola è il mezzo principe per descrivere ciò che non sempre l'occhio vede.
mi (ti) ricordo una canzone di fossati che ti piaceva. c'è tempo :-)
alla prossima
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