quando Umberto Galimberti scrive sull'amore io mi sento in sintonia cosmica.
ho trovato questo articolo, penso pubblicato su Repubblica qualche anno fa, cercando altro e mi sono fermata.
bisogna fermarsi, ogni tanto, e pensare.
questo pensare per me è vita.
cio' che mi affascina e' la concettualizzazione dell'amore, il pensarlo come forza dinamica e prorompente e collocarlo nella dimensione contemporanea dell'uomo. al di la' della sua connotazione quotidiana di condivisione, al di la' del vivere sociale e delle sue regole, al di la' della comprensione e accettazione. l'amore e' una forza che ci governa, e' un potere emotivo e fisico sessuale penetrante, e' un perdersi incondizionato e misterioso a contatto pauroso a perdifiato con noi stessi nella sfera sconosciuta dell'altro che ci accoglie.
Rispetto alle epoche che ci hanno preceduto, nell'età della tecnica l'amore ha cambiato radicalmente forma. Da un lato è diventato l'unico spazio in cui l'individuo può esprimere davvero se stesso, al di fuori dei ruoli che è costretto ad assumere in una società tecnicamente organizzata, dall' altro lato questo spazio, essendo l'unico in cui l'io può dispiegare se stesso e giocarsi la sua libertà fuori da qualsiasi regola e ordinamento precostituito, è diventato il luogo della radicalizzazione dell'individualismo, dove uomini e donne cercano nel tu il proprio io, e nella relazione non tanto il rapporto con l'altro, quanto la possibilità di realizzare il proprio sé profondo, che non trova più espressione in una società tecnicamente organizzata, che declina l'identità di ciascuno di noi nella sua idoneità e funzionalità al sistema di appartenenza. Per effetto di questa strana combinazione, nella nostra epoca l' amore diventa indispensabile per la propria realizzazione come mai lo era stato prima, e al tempo stesso impossibile perché, nella relazione d'amore, ciò che si cerca non è l' altro, ma, attraverso l'altro, la realizzazione di sé. Nelle società tradizionali, da cui la tecnica ci ha emancipato, vi era poco spazio per le scelte del singolo e la ricerca della propria identità. Oggi l'unione di due persone non è più condizionata dalla lotta quotidiana per la sopravvivenza, o dal mantenimento e dall' ampliamento della propria condizione di privilegio sociale e di prestigio, ma è il frutto di una scelta individuale che avviene in nome dell' amore, sulla quale le condizioni economiche, le condizioni di classe o di ceto, la famiglia, lo Stato, il diritto, la Chiesa non hanno più influenza e non esercitano più alcun potere, sia in ordine al matrimonio dove due persone in completa autonomia si scelgono, sia in ordine alla separazione e al divorzio dove, in altrettanta autonomia, i due si congedano. L'amore perde così tutti i suoi legami sociali e diventa un assoluto (solutus ab, sciolto da tutto), in cui ciascuno può liberare quel profondo se stesso che non può esprimere nei ruoli che occupa nell' ambito sociale. L' amore diventa a questo punto la misura del senso della vita, e non ha altro fondamento che in se stesso, cioè negli individui che lo vivono, i quali, nell'amore, rifiutano il calcolo, l' interesse, il raggiungimento di uno scopo, persino la responsabilità che l'agire sociale richiede, per reperire quella spontaneità, sincerità, autenticità, intimità che nella società non è più possibile esprimere. è come se l' amore reclamasse, contro la realtà regolata dalla razionalità tecnica, una propria realtà che consenta a ciascuno, attraverso la relazione con l'altro, di realizzare se stesso. E in primo piano, naturalmente, non c' è l'altro, ma se stesso. E questo di necessità, quindi al di fuori di ogni buona o cattiva volontà, perché a chi sente di vivere in una società che non gli concede alcun contatto autentico con il proprio sé, come si può negare di cercare nell'amore quel sé di cui ha bisogno per vivere e che altrove non reperisce? Ma così l'amore si avvolge nel suo enigma: il desiderare, lo sperare, l'intravedere una possibilità di realizzazione per se stessi cozzano con la natura dell'amore che è essenzialmente relazione all' altro, dove i due smettono di impersonare ruoli, di compiere azioni orientate a uno scopo e, nella ricerca della propria autenticità, diventano qualcosa di diverso rispetto a ciò che erano prima della relazione, svelano l'uno all'altro diverse realtà, si creano vicendevolmente ex novo, cercando nel tu il proprio se stesso. Se tutto ciò è vero, nell'età della tecnica, dove sembrano frantumati tutti i legami sociali, l'amore, più che una relazione all'altro, appare come un culto esasperato della soggettività, in perfetta coerenza con l'esasperato individualismo cui non cessa di educarci la nostra cultura, per la quale l'altro è solo un mezzo per l' accrescimento di sé. L'amore non è ricerca della propria segreta soggettività, che non si riesce a reperire nel vivere sociale. Amore è piuttosto l'espropriazione della soggettività, è l'essere trascinato del soggetto oltre la sua identità, è il suo concedersi a questo trascinamento, perché solo l'altro può liberarci dal peso di una soggettività che non sa che fare di se stessa. Che cos'è quel desiderarsi degli amanti, quel loro cercarsi e toccarsi se non un tentativo di violare i loro esseri nella speranza di accedere a quel vertice morale che è la comunicazione vera, al di là di quella finta comunicazione a cui ci obbliga la nostra cultura della funzionalità e dell'efficienza? Per essere davvero il controaltare della tecnica e della ragione strumentale che la governa, amore non può essere la ricerca di sé che passa attraverso la strumentalizzazione dell'altro, ma deve essere un' incondizionata consegna di sé all'alterità che incrina la nostra identità, non per evadere dalla nostra solitudine, né per fondersi con l'identità dell'altro, ma per aprirla a ciò che noi non siamo, al nulla di noi.
Per questo diciamo che amore non è una cosa tranquilla, non è delicatezza, confidenza, conforto. Amore non è comprensione, condivisione, gentilezza, rispetto, passione che tocca l'anima o che contamina i corpi. Amore non è silenzio, domanda, risposta, suggello di fede eterna, lacerazione di intenzioni un tempo congiunte, tradimento di promesse mancate, naufragio di sogni svegliati.
Amore è violazione dell' integrità degli individui, è toccare con mano i limiti dell' uomo.
UMBERTO GALIMBERTI
sempre di Galimberti, su questo blog:
http://nuovateoria.blogspot.com/2009/07/le-cose-dellamore.html
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2 commenti:
Se devo esser sincero non ho mai sentito parlare di U. Galimberti..
devo dire che mi ha colpito molto il suo modo di pensare riguardo al tema dell'amore inteso come relazione tra due soggetti..
Se vuoi sapere la mia ...
io da tempo ho imparato che il miglior amore che ci possa essere tra due persone..
è quella dell'amicizia ...
ma quella con la A maiuscola...
Non avendo un legame affettivo standard ovvero riesci a scoprire e scoprirti con un o una migliore amico/a ... perchè si "osa" e quando avviene uno "scontro" o una diversità si tende a chiarire meglio e imparare l'uno dall' altro..
C'è gente che dice che la vera amicizia non esiste o va a finire prima o poi... io non credo...
ma anche se fosse direi che anche gli amori finiscono ma forse l'amore che c'è nell'amicizia è più duratura ..
mi sa Ivan che fai un po' di confusione. amore è una cosa, amicizia veramente un'altra. Nell'amicizia c'è anche il bene per l'altro, il rispetto, la lealtà. amicizia è riconoscimento dell'altro. e va bene. ma l'amore è tutta un'altra dimensione. due amanti non sono necessariamente amici. anzi meglio che non lo siano troppo. il mistero e la segretezza sono ingredienti indispensabili all'amore. amore è perdersi nell'altro, è vedersi e vedere il proprio limite e superarlo. io sto parlando della condizione d'amore, dell'amore in senso assoluto. galimberti è un filosofo e parla di amore nella sua essenza. il rapporto d'amopre, tra un uomo e una donna, poi, è un altro paio di maniche ancora e per portarlo avanti ci vogliono anche altri ingredienti, di convivenza rispetto e accettazione che però appartengono alla sfera del vivere civile. non più alla definizione della dimensione pura dell'amore. l'amore è un attimo, un momento, un'idea, si vive a tratti, tratti indimenticabili.
sia l'amore che l'amicizia finiscono, come tutte le cose, siamo nati per finire. per inziare e poi finire.
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