bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 3 ottobre 2019

Ti dobbiamo mandare via, ti dicono, vai là, tu vai là

c'erano molti uomini in scena.
sia sabato
sia martedì
direi esclusivamente uomini, fatta eccezione per sant'Agata, ma senza vita, corpo morto, seppure in trionfante processione.

COMPAGNIA ZAPPALÀ DANZA
A. semu tutti devoti tutti?
coreografia e regia Roberto Zappalà
la danza di Roberto Zappalà ritrae l’ambivalenza della processione di Sant’Agata a Catania, tra sacro e profano, spiritualità e illegalità.

COMPAGNIA SUSANNA BELTRAMI / CESARE PICCO
Ballade, preghiera profana.
coreografia Susanna Beltrami
musiche originali composte ed eseguite dal vivo al pianoforte da Cesare Picco. 
una riscrittura originale a partire da La notte poco prima della foresta di B. M. Koltès
è il canto di tutti coloro che sono stati relegati ai margini, in quello spazio “poco prima di” che è luogo fisico e esistenziale.

due spettacoli di danza, teatro danza, con corpi maschili in movimento, due spettacoli intensi, originalissimi nei soggetti, di ricerca sul corpo e la sua espressività.

quel che percepisco, otre al piacere che ho provato nel vederli, oltre alla gioia che puntuale si ripete quando il corpo dice e parla, è l'energia potente che si sprigiona quando i corpi sono solo maschili.
non ho provato nostalgia per il corpo femminile, ho trovato esplosiva la temperatura della mascolinità, nel primo balletto direi proprio del machismo, espresso dai corpi in scena.
c'è nel primo un'emergenza selvaggia e prepotente, una dominanza ancestrale, anche malefica e criminale, 

c'è nel secondo una ritualità indifesa, vulnerabile, dolente, la celebrazione di una preghiera disperata e piovosa, la constatazione di un'emarginazione che porta ai limiti, delle foreste, dei mari, della morte. tutto sfuma nel buio, buoo vero.

Bisognerebbe stare dall’altra parte senza nessuno intorno, amico mio
quando mi viene di dirti quello che ti devo dire, stare bene tipo sdraiati sull’erba, una cosa così
che uno non si deve più muovere con l’ombra degli alberi.
Allora ti direi: ‘qua ci sto bene, qua è casa mia, mi sdraio e ti saluto’.
Ma qua, amico mio, è impossibile, mai visto un posto dove ti lasciano in pace e ti salutano.
Ti dobbiamo mandare via, ti dicono, vai là, tu vai là
vai laggiù, leva il culo da là
e tu ti fai la valigia, il lavoro sta da un’altra parte,
sempre da un’altra parte che te lo devi andare a cercare,
non c’è il tempo per sdraiarsi e per lasciarsi, non c’è
il tempo per spiegarsi e dirsi ‘ti saluto’.
...
La notte prima delle foreste, Bernard-Marie Koltès

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