bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 26 luglio 2018

il paesaggio dell'architettura



la mia domanda è:
perchè le foto (quelle degli autori che sanno farle) si riconoscono, si attribuiscono, a prima vista?
perchè guardando le foto di Ghirri so che sono di Ghirri?
o di Basilico
o di Jodice
o di Smith
o di McCurry
o di Woodman
o di Battaglia
o di Lange
perchè?
perchè le foto non sono tutte uguali?
come fa una foto a essere così inconfondibilmente riconoscibile e identificabile?
si potrebbe dire, perchè anche i quadri sono diversi a seconda di chi dipinge.
e dico no.
c'è un mezzo, la macchina fotografica, oggetto industriale ripetibile codificato, che media tra l'uomo e la sua creazione.
un occhio è diverso dall'altro, va bene, ma la macchina come si piega a questa diversità?
certo, direte voi, è chiaro che tu non sai fotografare.
certo, è chiaro.
altrimenti capirei.
forse non so spiegare il senso della mia domanda.
non importa, per me il mistero resta.

Luigi Ghirri, Triennale.
come mi piacciono le sue foto, e adoro saperle riconoscere al primo sguardo (certo, quella è una mostra, è facile, ma lo sapevo riconoscere anche prima della mostra).
il suo mondo è semplice, si può dire come un pregio?, la sua semplicità è un monumento.
il suo sguardo è nebbioso. c'è una patina, sempre. è la patina del tempo sullo spazio, io la vivo così.








Sempre più mi rendo conto che fotografare architettura necessita una consapevolezza, un tempo di attuazione molto dilatato. Tradizionalmente cosa fa il fotografo? Va in un luogo, guarda come gira il sole, ci ritorna. Cerca l’immagine, che dovrà essere il più possibile in asse, perfetta, regolare, incisa, dove tutto si dovrà vedere… E in queste foto non succede mai niente. Ma l’architettura vive, vive di sottili e affascinanti mutazioni spaziali e di tempo, anche atmosferico. Io di solito tendo a costruire un sistema di visione… Così per esempio fotografo nelle diverse ore del giorno, per evidenziare come la luce modifica e trasforma.








La prima cosa che mi colpì della fotografia degli anni Settanta era l’assoluta mancanza del presente. C’era una specie di rimozione di tutto il paesaggio che ci stava intorno. Mancava il presente e io volevo il presente! Forse è per questo che molti dicono che mi interesso del mondo minore. Per me non è il Duomo di Modena che fa una città. Sono l’insieme delle atmosfere presenti che fanno una città.





Mi sembra che dietro a quello che vedo ci sia un altro paesaggio, che è il vero paesaggio, ma non so dire quale o immaginarmelo. Dagli altoparlanti, l'autoradio ha cominciato a suonare la colonna sonora di Blade Runner, la musica è in strana sintonia con quello che vedo. Sembra che la musica stia celebrando un rito liturgico per il paesaggio, e la montagna sventrata che appare sulla destra illuminata dalle ultime luci del giorno non appare come è, cioè grottescamente fantascientifica, ma di una normalità inquietante.

2 commenti:

corte sconta ha detto...

concordo,non è fondamentale il senso della domanda(che comunque ha una sua validità)non so se colgo appieno la radice del tuo ragionamento,davvero non saprei,ma so per certo che le immagini del post sono incredibilmente belle..alcune mi hanno ricordato i quadri di Edward Hopper..ma forse anch'io non essendo né fotografo né critico d'arte,sto dicendo sciocchezze pantagrueliche! e comunque grazie Rouge,bonne soirée.

Rossa ha detto...

grazie, buona giornata a te.
Hopper non saprei, c'è sempre l'uomo nei suoi quadri, il suo è più lo studio della relazione tra l'uomo e il suo ambiente. Hopper ritrae spazi.
in Ghirri c'è il paesaggio, di uomini se ne vedono pochi, Ghirri fotografa l'architettura del paesaggio, qualcosa del genere.