bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 20 luglio 2017

Freude, schöner Götterfunken

è stato di nuovo sinfonia n. 9, questa volta all'Auditorium, orchestra LaVerdi, direttore Claus Peter Flor.
è stato di nuovo bellissimo, diverso e bellissimo, dopo l'esperienza in Duomo.
e ci sono state anche la n. 6 e la n. 7, settimana scorsa, sempre all'Auditorium.
avrei gambizzato la signora seduta davanti a me, ma ormai non posso più dire quante e quali sono le mie esperienze di pubblico indisciplinato, tra chiacchiere a voce alta, cellulari accesi, ritardi inverosimili a spettacoli iniziati. è una piaga sociale, bisognerebbe prendere provvedimenti di Legge, visto che la legge interiore ormai non fa più presa, non se ne vede più traccia, il senso di colpa ha lasciato il posto al "perchè no".
in questo caso la signora (signora?) davanti a me si muoveva a destra e a manca, del tutto annoiata e disinteressata, riavvio dei capelli, cellulare acceso per i messaggi, ravanamenti in borsa, piegamenti in avanti e indietro, spostamenti inconsulti sulla sedia per vedere se l'amica, altra cima, tornava dopo essersi alzata a concerto appena iniziato (ovviamente non più riammessa in sala, come prevedibile in un teatro degno di questo nome ma non per la signora, signora?, davanti a me convinta che la socia sarebbe potuta rientrare nel mezzo della fila 14 a concerto, la NONA DI BEETHOVEN, iniziato).
per me è un mistero della biologia, della natura, solitamente così saggia, come possa procedere in vita una persona che non trova il tempo, un minuto, per prestare ascolto alla nona di Beethoven.
potrei dire che certa musica, questa, è una condizione d'obbligo all'ascolto. non c'è alternativa possibile. è un sequestro dell'attenzione, è un rapimento, è una necessità molecolare.
e non c'è movimento alternativo possibile all'applicazione dell'udito. qualsiasi spostamento dell'asse corporeo, un testa girata, un pensiero, una distrazione momentanea e il rapimento si interrompe, drammaticamente e irreparabilmente. l'udito non prevede distrazioni possibili.
in questo caso lo si paga con la perdita del filo, del filo del discorso, del discorso della musica, del linguaggio in atto. non si può essere altrove, ma nemmeno, se dotati di intelletto, lo si vuole.
non parlo di capire la bellezza, le sfumature, il fraseggio, il canto, il coro, la struttura, la composizione, l'orchestrazione, Schiller, l'Europa, l'Ottocento, nulla. parlo solo di rapimento dei sensi.
è impossibile non essere lì.
tranne che per una, quella davanti a me!

qualcosa è mutato per me, per sempre ringrazio il cielo, con la sinfonia n.7 a settembre, alla Scala, per MiTo. un mutamento radicale si è appropriato di me con il secondo movimento della sinfonia. 
da quell'ascolto in poi si è radicalizzato un fanatismo sentimentale musicale.
qualcosa si è aperto, come una strada, un passaggio, dove andrò non so.
quindi, riascoltarla, settimana scorsa, è stato consolante e motivante, si può vivere bene, ci sono state vite come quella di Beethoven, con tutta quella musica dentro, e molte altre che hanno coltivato e coltivano la bellezza, allora posso sopportare anche la signora (signora?) davanti a me.
penso, seriamente, che l'Ottocento sia stato un secolo cruciale nella storia dell'umanità, qualcuno mi dirà tutti i secoli lo sono stati, per me l'Ottocento di più (certo Mozart è fine 700, Beethoven a cavallo tra i due secoli, e Virginia Woolf a cavallo con il 900, e Jack London pure, e Freud anche, ma troveremo mille eccezioni e non la finiremo più).
quella musica, quella letteratura non torneranno più. certo, ce n'è abbastanza per una vita intera ma il pensiero non mi consola. il nostro tempo sa partorire portatili e i-phone, l'era digitale non produce bellezza, solo "sempre di più, perchè no". 

4 commenti:

marco eugenio ha detto...

C'ero anch'io!
Mercoledì sera, ero in fila 18
Estasiato.
Sono contento che ti sia piaciuta.
Sono i musicisti che vado a fotografare.
E di Claus Peter Flor, che apprezzo molto, ho molte foto.
Ci vedremo allora, alla prossima stagione.
Un caro saluto
Marco

Rossa ha detto...

sai che ci ho pensato? magari Marco è qui, mi sono detta, sapendo bene della tua frequentazione della La Verdi, dei tuoi servizi fotografici, delle tue conoscenze.
vedo sempre la violinista che ho incontrato alla tua mostra.
all'Auditorium vado spesso, sempre più spesso.
che bello, bellissimo, che emozioni.
mi piacerebbe vedere le tue foto del direttore, lui mi sembra in gamba, o forse Beethoven è il suo pane quotidiano.

corte sconta ha detto...

hai una vena comica che trovo irresistibile!!condivido:davanti a queste espressioni artistiche bisogna farsi statue vibranti altrimenti l'incanto svanisce. qui ci sono manifestazioni per lo più popolari(canti della tradizione ecc.)che,per la carità hanno la loro valenza e sono rispettabilissimi,ma nulla a che vedere con quello di cui stai parlando..
ciao Rouge

Rossa ha detto...

grazie di tutto, commenti e saluti.
ciao corte sconta.
Rouge