bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 13 luglio 2017

perchè nessuna vita vive per sempre

Ebbe la sensazione di galleggiare languidamente in un mare di visioni sognanti. Lo circondavano luminescenze colorate, come per colpirlo e penetrargli dentro. E quello cos’era? Sembrava un faro, ma all’interno del suo cervello: una bianca luce brillante che lampeggiava. Lampeggiava sempre più rapida, sempre più rapida. Quindi ci fu un suono, come un lungo rimbombo, e gli parve di precipitare giù, lungo una grande, infinita scala, al fondo della quale, da qualche parte, sprofondò nell’oscurità. Fu tutto quello che riuscì a capire: era sprofondato nell’oscurità. E nell’istante stesso in cui lo seppe, cessò di saperlo

o forse sarebbe meglio, come nella traduzione di Cecilia Scerbanenco, "smise di sapere"
quel che funziona di questa traduzione di Paolo Petroni (E nell’istante stesso in cui lo seppe, cessò di saperlo.) è la ripetizione di saper(lo), prima nell'accezione della vita, poi in quello della morte. 
ma nella prima emerge il senso del romanzo, quella disperata e salvifica ricerca della conoscenza che ha animato Martin e che ne ha poi determinato la morte, il desiderio di morire. 
la conoscenza ha determinato quel cambiamento nella lettura del mondo che lo ha poi lasciato solo, in una condizione di isolamento, senza più alcuna posizione, disallocato, senza un posto nel mondo.
dopo aver cercato di sapere perchè, il perchè lo ha annientato nella sua profondissima mancanza.
smise di sapere.

le ultime tre pagine di Martin Eden rimarranno nella mia memoria in modo indelebile, come un solco, come una traccia. sono un trascinamento nell'angoscia, nel buio, nel precipizio della morte.
mi sono trovata in lacrime, scossa da una disperazione incontenibile, è morto, assisto alla sua morte, muore per un bacio il folle amante di dio, sono morta.
mi annienta l'idea di una costruzione così precisa del momento, dell'immaginazione che spinge London a descrivere l'attimo ultimo nella mente del suo personaggio, un attimo ultimo che è ultimo così solo per lui, è così per la sua vita, è così per la sua biografia.
ho sentito la morte come se Martin Eden fosse stato vivo.
questo è l'evento straordinario che ho vissuto.

Da troppo amore per la vita,
da speranza e paura liberi,
rendiamo grazia con una breve cerimonia
A qualsiasi dio possa esserci
perchè nessuna vita vive per sempre,
perchè i morti non risorgeranno mai,
perchè anche il più disperso dei fiumi
trova la sua contorta, sicura strada verso il mare.

Swinburne gli aveva fornito la chiave.



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