bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

domenica 31 gennaio 2016

scolpire carattere e pensiero

ancora una volta la scultura mi atterrisce, nel senso che mi paralizza, mi mette davanti a qualcosa che mi fa sbandare.
più della pittura, di più, mi mette difronte al mistero della materia.
dell'arte.
della creazione.
Wildt mi è piaciuto? si, mi è piaciuto.
com'è possibile che uno scultore faccia diversamente da un altro?
e un pittore diversamente da un altro?
è una domanda imbecille?
si lo è.
eppure per me la diversità è un mistero.
è il mistero della natura, della biologia, della mente, dell'arte.
i volti di Wildt non somigliano a quelli di nessun altro, e nemmeno i suoi corpi. l'ho pensato in estasi davanti a Medardo Rosso, a Alberto Giacometti, a Auguste Rodin, a Lucio Fontana.
Wildt mi sembra forte e potente, prepotente, massiccio, impositivo, imponente.
ma anche pietoso, struggente. misterioso.
i suoi volti sono unici, le fosse e segni marcati, i grandi nasi, le bocche che mostrano il palato, il pieno è spesso scavato da grandi vuoti.

 



squarcia il vuoto, lo spazio, con le sue forme. 
a volte i corpi sembrano scheletri e i volti teschi.
il richiamo alla morte è pauroso, ma è una morte che cede forza, che esalta la forma, che imprime espressività.
Wildt è pronunciato, di certo prende posizione davanti alla vita, e non sembra voler soccombere, nonostante tutto, vittorioso, a volte quasi retorico.
«Intendo l’arte non solo come fattore etico intellettuale, ma come mezzo di educazione del carattere. Esplico nel marmo le mie attività con lo scolpire carattere e pensiero.» Adolfo Wildt, 1915.

La GAM Galleria d’Arte Moderna prosegue con la mostra “Adolfo Wildt (1868-1931). L’ultimo simbolista” il percorso di valorizzazione dei nuclei più significativi delle sue collezioni scultoree. Dal 27 novembre al 28 febbraio 2016, la mostra – realizzata con la straordinaria collaborazione dei Musées d’Orsay et de l’Orangerie di Parigi - presenta un percorso dedicato alla ricerca dello scultore milanese sulla resa plastica e materica attraverso 55 opere in gesso, marmo, bronzo, accompagnate da una serie di disegni originali e alcune opere a confronto: oltre alla Vestale di Antonio Canova, opere di Fausto Melotti, Lucio Fontana e Arrigo Minerbi.

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