bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

lunedì 16 giugno 2014

l'amante

Ci eravamo ingannati. L'errore che avevamo fatto, in qualche secondo ha invaso l'universo. Lo scandalo era di proporzioni divine. Il mio fratellino era immortale e nessuno lo sapeva. L'immortalità era celata nel corpo di quel fratello finché era vissuto, e nessuno di noi aveva visto. che in quel corpo era racchiusa l'immortalità. Il corpo di mio fratello era morto, l'immortalità era morta con lui. E così ora il mondo si trovava privo di quel corpo visitato, di quella visita. Ci eravamo completamente ingannati. L'errore, lo scandalo, hanno invaso tutto l'universo. Dal momento che era morto, lui, il mio fratellino, tutto doveva morire dopo di lui e per opera sua. La morte, a catena, partiva da lui, il bambino.Il corpo morto del bambino non risentiva per niente degli eventi di cui era causa. Dell'immortalità che aveva ospitato nei ventisette anni della sua vita egli non conosceva il nome. Nessuno vedeva chiaro come me. E dal momento che avevo capito quella verità, tanto semplice, che il corpo del fratellino era anche il mio, io dovevo morire. E sono morta. Il mio fratellino mi ha riunita a lui, mi ha chiamata a lui e sono morta. Bisognerebbe avvertire tutti di tali eventi. Comunicare loro che l'immortalità è mortale, che può morire, che è successo, che continua a succedere, che essa non si palesa mai in quanto tale, che è la duplicità assoluta. Che non esiste nel particolare, ma soltanto in linea di principio. Che certe persone possono celarne la presenza, a condizione che lo ignorino, e che certe altre possono svelarne la presenza nelle prime, alla stessa condizione, ignorando di poterlo fare. Che la vita è immortale mentre è vissuta, mentre è in vita. Che l'immortalità non è una questione di tempo, non è una questione di immortalità, è qualcosa di ignoto. Che è falso dire che non ha principio né fine, come è falso dire che comincia e finisce con la vita dello spirito, poiché partecipa dello spirito e del trascorrere sulle orme del vento. Guardate le sabbie morte dei deserti, i corpi morti dei bambini: l'immortalità non passa di lì, si ferma e li evita. 

L'amante di Marguerite Duras è un libro che non capisco e non apprezzo del tutto.
nel leggerlo ho avuto nella testa le immagini, ormai "antichissime", del film che vidi, tratto dal libro, veramente molti anni fa. ho stampata in testa l'immagine della ragazza bianca, magrissima, con le trecce e il cappello da uomo e il viso sottile. ho in mente l'amante cinese più anziano di lei, ho in mente un'aria erotica malsana. 
il libro è malsano. si respira follia, aria calda soffocante delle colonie indocinesi, aria pesante delle camere in cui si fa sesso, ambiente corrotto, disturbo psichico, fratelli malati, uno di cattiveria bestiale e demoniaca l'altro di infermità mentale e fragilità mortale, una madre amata ma inadeguata, in preda alla depressione, in preda alla mania. si respira la corruzione, la discriminazione razziale, si incorre nella perversione familiare che scaturisce da una disperazione materna incurabile e pervasiva, da una miseria economica strisciante che non ha sempre un corrispettivo nello stile di vita dei personaggi. c'è confusione nelle menti, c'è confusione nella storia.
infatti la scrittura della Duras non è piacevole. è spezzata, frammentata, discontinua, incoerente. il discorso non fila, si interrompe, un punto ogni 5 parole. alla fine della lettura è difficile mettere insieme i pezzi di una storia che rimane fortemente accidentata, narrata per tratti, poi interrotta e ripresa capitoli dopo. il tempo si perde, la continuità non si ricostruisce, la consequenzialità non c'è. parla della protagonista - di fatto, lei stessa- in prima persona poi in terza. in uno stesso periodo il narratore è l'io e poi diventa lei. rimane il dubbio che sia un errore, rimane il dubbio che sia un effetto ricercato...ma perchè? sono io ma non sono io? è la mia storia ma non lo è?, è la mia immagine ma non mi appartiene?

Presto fu tardi nella mia vita. A diciott'anni era già troppo tardi. Tra i diciotto e i venticinque anni il mio viso ha deviato in maniera imprevista. Sono invecchiata a diciott'anni. Non so se succeda a tutti, non l'ho mai chiesto. Mi sembra di aver sentito dire che qualche volta un'accelerazione del tempo può investirci quando attraversiamo l'età giovane, la più esaltata della vita. È stato un invecchiamento brutale. L'ho visto impossessarsi dei miei lineamenti a uno a uno, alterare il rapporto che c'era tra di loro, render gli occhi più grandi, lo sguardo più triste, la bocca più netta, incidere sulla fronte fenditure profonde. Invece di esserne spaventata, ho assistito a quest'invecchiamento con lo stesso interesse che avrei potuto prestare allo svolgersi di una lettura. E poi sapevo di non sbagliarmi: un giorno avrebbe rallentato la corsa e avrebbe preso un ritmo normale. Chi mi aveva conosciuto a diciassette anni, all'epoca del mio viaggio in Francia, è rimasto impressionato quando mi ha rivista, due anni dopo, diciannovenne. Quel nuovo viso si è mantenuto così,è diventato il mio viso. Certo, è invecchiato ancora, ma relativamente meno di quel che avrebbe dovuto.È un viso lacerato da rughe nette e profonde, con la pelle screpolata. Non ha ceduto come certi volti dai lineamenti minuti, ha mantenuto gli stessi contorni, ma la materia di cui è fatto è andata distrutta. Ho un viso distrutto.



 le sue riflessioni sulla vita, la morte, la follia, il sesso, la madre, a volte sembrano incoerenti, scritti male, il cui senso sfugge. parla di un'immortalità attesa del fratellino minore, tradita dalla morte prematura dello stesso, che non trova linfa e conferma nella descrizione di questo misero personaggio, tratteggiato solo superficialmente, sottomesso e terrorizzato dalla figura del fratello maggiore. niente, nel libro, fa pensare a uno spirito immortale, tutto fa pensare a un'invenzione letteraria momentanea della scrittrice, a un pensiero posticcio, che non nasce dal personaggio, ma dalla mente fluttuante di chi scrive. anche la madre è descritta, denominata, come dolcissima e pura ma, al contempo, niente di lei mi ha dato questa impressione nei momenti che la vedono comparire sulla pagina scritta. è una lettura insoddisfacente, è una scrittura insicura, c'è una dissociazione tra ciò che si scrive e quel che si vuole a tutti i costi dire, una forzatura non sostenuta dalla verità della parola.

Durante quel viaggio l'immagine avrebbe potuto staccarsi, isolarsi, mettersi in evidenza. Sarebbe esistita se fosse stata scattata una fotografia, come altre immagini sono esistite in altre circostanze. Ma la foto non è stata fatta, la situazione era troppo insignificante per provocarla. Chi avrebbe potuto pensarci? Per fare quella foto, bisognava prevedere l'importanza di quell'avvenimento, di quell' attraversamento del fiume, nella mia vita. Ebbene, mentre esso accadeva, la sua importanza era ignorata da tutti. Solo Dio la conosceva. Ecco perché questa immagine, e non poteva essere diversamente, non esiste. È stata omessa, dimenticata, non è stata prelevata, isolata, messa in evidenza. Alla foto non fatta deve la sua virtù, quella di rappresentare un assoluto, di esserne l'artefice. 

forse per una volta potrei aver voglia di rivedermi il film, per giudicarlo meglio del libro stesso. 

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