bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

mercoledì 13 marzo 2013

educazione siberiana

mi piace moltisssssssimo questa definizione, il titolo.
l'abbinamento tra un sostantivo che fa riferimento a un concetto formativo, come l'educazione, 
con un aggettivo che ha risonanze lugubri, gelide e ostili, come siberiana.
mi domando se ogni tipo di educazione abbia caratteristiche siberiane.
l'educazione ha un costo, per chi la somministra e per chi la riceve.e se non si passa da questo giogo, da questa prova, da questa dettatura della legge, si paga ancora di più, educatore ed educando.
quindi mi convinco che l'educazione potrebbe essere definita siberiana sempre, anche quando non è coercitiva violenta o punitiva ma semplicemente sana e necessaria.
tutti coloro che sono stati educati, in siberia ci sono passati comunque, per poi tornare al clima mediterraneo della liguria, alla focaccia di Recco e ai tuffi in mare a Camogli, ormai posti nella configurata condizione di godersi la vita nei giusti e rispettosi limiti che l'educazione impone. mettiamola giù così.

Il film di Salvatores, che, almeno foneticamente, sembrerebbe già essere diventato un oggetto di consumo tanto quanto il libro del 2009 del russo Nicolai Lilin di da cui è tratto (ci sono anche già riduzioni teatrali), è un film vedibile, che lascia intendere però la sua conclusione già a metà proiezione, che ha il grande pregio di un titolo accattivante (può bastare?), di alcune massime lodevoli e di un nonno siberiano, un credibilissimo John Malkovich, trapiantato in Moldova (o Moldavia), che elargisce criteri educativi, appunto, discutibili su un piano formale (trattasi di onesti criminali) ma ineccepibili su un piano morale. la ferocia si alterna alla generosità, il crimine con la morale e l'onore di appartenere a una comunità regolata da categorie ferree, inderogabili.
si può ammazzare ma non tutti, va da sè solo i cattivi gli oppressori i russi bastardi la polizia, non si fa entrare denaro in casa, non ci si droga, non si fa violenza sulle donne, non si eccede nel possesso (non si può possedere più di quanto il cuore possa amare, così pare) ma si può ammazzare crudelmente chi sgarra e trasgredisce (le regole vanno rispettate, giusto?) e si può rubare, si rispettano i folli come "voluti da dio", ci si scrive sul corpo tatuaggi come messaggi del codice d'onore, del linguaggio di appartenenza alla comunità.
il film, magari anche il libro, è tutto qui, secondo me: nell'ambigua oscenità dell'ossimoro.

2 commenti:

monteamaro ha detto...

La spiegazione dell'ossimoro, potrebbe essere cercata proprio in ciò che tu annoti. E cioè che se è vero che chiunque sia stato educato, in Siberia c'è passato comunque, la discrimine sta che mentre qualcuno può tornare a mangiare focacce a Recco o a Vattelapesca, i Siberiani, restano in Siberia.
Ciao Rossa, interessante il post di ieri sulla felicità...

Rossa ha detto...

Buongiorno Monteamaro, la tua definizione potrebbe essere calzante, se l'ho capita nel modo giusto.
il post sulla felicità è bello, probabilmente perchè non l'ho scritto io!!