giovedì 4 settembre 2008
ho un nuovo amore, anzi due, o forse tre
Scozia.
Fotografia.
Hikmet.
Possiamo anche mettere tutto insieme.
il motore è la passione, l'appassionarsi, il dedicarsi. entrare dentro.
Scozia.
spazio, acqua, mare, terra, odori, aromi.
selvaggia, desolata, poi morbida e luminosa, poi verde e accogliente, di nuovo spoglia disabitata e a picco sul mare con scogliere ripide e vertiginose.
alta marea, bassa marea. il gioco della luna.
cielo veloce mobile limpido e poi turbolento.
atlantico forte e potente, sabbia bianca e corallina.
fari sull'infinito che ci attende.
Scozia.
La Scozia ti fa scoprire, riscoprire, il senso del viaggio, del passaggio, dello spostamento dell'assetto del se' dalla routinarietà assassina alla visionarietà dello spazio infinito. luoghi lontani difficili da raggiungere o irraggiungibili che ti appaiono in un attimo, si fissano sulla retina... e ti portano nel sogno. stato onirico della veglia. luoghi che poi scompaiono alla vista ma che rimangono e sedimentano sul fondo all'anima. irraggiungibilità e sogno. sogno del vuoto, del niente, del nulla. finalmente l'inconsistenza dell'essere, l'annullamento dell'angoscia di essere davanti all'irruenza della vita, della natura. sgorga fluente l'idea di appartenere a un progetto, vitale naturale potente. per una volta il nulla. che non è morte. ma e' vita. è se stessi, il nulla se non se stessi. Scozia.
un nulla che si fissa in una foto. si può? si prova.
alla fine e' difficile rinunciare alla consistenza. una foto per fissare, per non perdere. abbiamo fotografato tutti, ognuno a suo modo. ognuno per se'. ognuno nel suo piccolo grande mondo della memoria. ognuno nella propria personalissima scozia. le foto...il diario degli occhi. luoghi visti da angolazioni diverse, lo stesso scorcio visto con gli occhi che ognuno di noi possiede. è l'illusione che la foto trattenga la sensazione di bellezza. ma quella, secondo me, non è legata alla vista. la vista è un transito, come lo è il viaggio. la bellezza rimane dentro, è l'essere via, in una dimensione inusuale che ci ha restituito a noi stessi.
la foto ci appaga di ciò che abbiamo lasciato dietro di noi, ce lo restituisce per un attimo, ma ci lascia insoddisfatti. abbiamo preso e poi lasciato. ma dentro è rimasta l'impronta.
l'irraggiungibilità e l'inafferrabilita' si perpetuano nella memoria delle parole di Nazim Hikmet. poeta, turco, parla d'amore, lui, solo d'amore, come se l'amore fosse davvero l'unica realtà che ci rende coesi, l'unico elemento vitale che tiene unito il corpo alla mente, l'unica possibilità di non cedere alla follia della solitudine, della dissipazione. immaginifico, grande.
una bolla illusoria o assoluta verità?
a me pare vero. e potente, come la natura che ti lascia nudo davanti a te. Lascia solo l'autentico.
Il più bello dei mari
Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.
Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
sei la mia carne che brucia
come la nuda carne delle notti d'estate
sei la mia patria
tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
tu, alta e vittoriosa
sei la mia nostalgia
di saperti inaccessibile
nel momento stesso
in cui ti afferro
Ti sei stancata di portare il mio peso
Ti sei stancata di portare il mio peso
ti sei stancata delle mie mani
dei miei occhi della mia ombra
le mie parole erano incendi
le mie parole erano pozzi profondi
verra' un giorno un giorno improvvisamente
sentirai dentro di te
il peso dei miei passi
che si allontanano
e quel peso sarà il più grave.
Amo in te
Amo in te
l'avventura della nave che va verso il polo
amo in te
l'audacia dei giocatori delle grandi scoperte
amo in te le cose lontane
amo in te l'impossibile
entro nei tuoi occhi come in un bosco
pieno di sole
e sudato affamato infuriato
ho la passione del cacciatore
per mordere nella tua carne.
amo in te l'impossibile
ma non la disperazione.
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