bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

lunedì 1 gennaio 2018

La maschera - Perché il teatro continui in questa "epoca buia" ad aiutare l’uomo a stare con l’uomo

La maschera è un istrumento misterioso, terribile. A me ha sempre dato e continua a dare un senso di sgomento. Con la maschera, siamo alle soglie di un mistero teatrale, riaffiorano i demoni, i visi immutabili, immobili estatici, che stanno alle radici del teatro. Ci si accorse, ad esempio, ben presto, che l’attore, sulla scena, non può toccare la maschera, con un gesto consueto (mano sulla fronte, dito sugli occhi, coprirsi il viso con le mani). Il gesto diventa assurdo inumano, sbagliato. Per ritrovare la sua espressione l’attore deve indicare il gesto con la mano, non compierlo "realisticamente" sulla maschera.
La maschera insomma non sopporta la concretezza del gesto reale. La maschera è rituale. In questo senso ricordo che ad un certo punto, durante gli applausi finali avevo indicato agli attori di apparire finalmente al pubblico a viso scoperto. Per non perdere tempo tra una chiusura di sipario e la successiva apertura, gli attori si smascheravano e gettavano in quinta la propria maschera. A poco a poco furono gli attori stessi, prima a raccogliere le maschere appena possibile poi ad imparare un modo per togliersele e tenerle in mano o alte sulla fronte. E da allora non ho più vista una sola maschera gettata in un canto, anche nel camerino. Essa ha troneggiato sempre in mezzo alla natura morta del tavolo da trucco, al posto d’onore.



da Giorgio Strehler.
Intorno a Goldoni. Spettacoli e scritti.

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