bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

venerdì 15 dicembre 2017

Molly Bloom - esercizio n.3

Scrivete un incipit
(dopo la bella. bellissima lezione, la prima degna di nota, di Alessandro Piperno)
ho deciso di citare me stessa e di giocare sul lavoro a scuola. come in un rimando di specchi.
e anche l'incipit è speculare, anche la fine potrebbe essere un inizio..
speriamo vada bene.

“Ve la giocate tutta qui”.
 Veramente non ci credeva, non avrebbe dato tutta quella importanza.
“Qui si esprime il DNA della vostra vocazione letteraria”.
Il DNA? Tutto qui in poche righe? Anni di studi medici e nozioni di genetica sul DNA convertiti nel potere di attrazione delle parole.
“Nell’incipit si concentra tutta l’ispirazione del libro”.
Ancora? ma, pensava: e il resto del libro?
Così ripetevano a lezione, nell’anfiteatro che lo ospitava in quell’ennesima fatica di apprendimento che si era imposto per imparare a scrivere.
Un “Longtemps” non ce l’aveva. Nemmeno uno simile. Figuriamoci un “Call me Ishmael”.
Tutto quel che aveva apparteneva a un’idea di mondo, un’idea faticosamente raggiunta dopo anni non tanto di pratica medica, quanto piuttosto di pensatore di pensieri, di ricercatore di senso. Cercava eventi emotivi, ne avrebbe voluti uno al giorno, non cercava che momenti come quelli, memorabili e incisivi, sentiva questo bisogno, ossessivo, di vivere quotidianamente un atto di senso.
Come quella sera al concerto, suonavano le Variazioni Goldberg e Bach aveva aperto, con la prima delle 32 arie, la porta di entrata per l’universo. Dopo un lungo peregrinare nel divino spazio musicale, a contatto con le sfere celestiali, perfette e matematiche, di crome­­­­­­ e semicrome, la porta, con l’ultima aria, si era richiusa e l’universo dietro di essa, con il suo mistero. La musica era finita  ma non la sua risonanza, il pianista era fermo sul pianoforte, immobile come tutto il resto della sala. Lunghi secondi di sospensione indimenticabili, in quello spazio vuoto di silenzio muto e condiviso, tra centinaia di persone, individui separati ma uniti, c'era tutto il valore della vita e del mondo intero. Si dovrebbe vivere in eterno, lì, in quel preciso momento, pensava.
Allora avrebbe potuto iniziare il suo libro proprio così.
Risuonavano ancora le Variazioni Goldberg. Bach le aveva composte per lui, quella sera. 

Nessun commento: