bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

domenica 29 maggio 2011

il paradiso dei bambini dimenticati

 
così lo definisce un giornalista del Corriere della Sera, in un articolo di sabato scorso, il luogo di raccolta delle creature che, al posto di andare al nido quella mattina, rimangono in auto e finiscono così la loro esistenza.
sarà che sono stanca e provata dall'intensità lavorativa della mia nuova vita, darà che sono oppressa da molti pensieri, sarà che sono soffocata dalle incombenze, sarà che sono irritabile e mi altero facilmente, ma le opinioni a  latere di Giovanni Battista Cassano sulla questione delle dimenticanze mi hanno lasciata stremata e con l'idea che non ci sia speranza. 
l'illustre psichiatra, qualcuno dice il più grande in italia, afferma che dimenticare il proprio figlio in macchina può capitare a chiunque. "il nostro cervello attraversa fasi di amnesie che possono coinvolgere persone e oggetti importantissimi. il portafoglio, i gioielli, lo stipendio, anche un figlio che dorme sul seggiolino". "la nostra memoria ha limiti enormi e funziona a fasi alterne. per alcuni periodi siamo perfettamente consapevoli di ogni azione compiuta, in altri cancelliamo i ricordi, qualsiasi peso essi abbiano". e ancora: "il cervello ha migliaia di funzioni che in certi momenti possono essere sottotono o bloccarsi completamente. è un organo conformato in questo modo proprio per adattarsi elle esigenze dell'uomo". aggiunge che è più facile dimenticare ciò che non rientra nella routine - e quindi se non siamo abituati a portare il figlio al nido è più facile che il black out si verifichi-se poi faccio uso di psicofarmaci o alcool o droghe o se sono stressato e depresso sono più predisposto a lacune transitorie.
ecco qua, il più celebre e celebrato psichiatra italiano ha dato la sua assoluzione: capita, il cervello è una macchina imperfetta, a chiunque può succedere.
sembra straordinario a me, che sono l'ultima degli psichiatri italiani, la più ignorante e insicura, la meno eccellente e più miserevole - e deve proprio essere per questo che sto per scrivere quello che scriverò- che il più quotato professore in tema di psichiatria possa avere una posizione così antistorica. 
per cassano l'inconscio non esiste. tutto si spiega sulla base del suo psichismo e scientismo che si è fermato all'età della pietra, sicuramente prima della nascita di Freud, per cui un padre, o una madre, che si dimentica il proprio figlio in macchina rientra in una normale casistica di interruzione neuronale di fissazione glutammatergica della memoria, con un portafoglio alla pari di un figlio. 
alla faccia dico io. alla faccia di tanti anni di lavoro studio indagine conoscenza e rappresentazione onirica che ci hanno dimostrato che sotto quell'io cosciente che agisce c'è un meccanismo che governa tutto di noi, dalla nascita alla morte, che si chiama inconscio.
si potrebbe dire piuttosto che di dimenticarsi del proprio figlio succede, e molto più di quanto noi si possa leggere sui giornali attanagliati e morbosamente attratti dall'idea della morte per edema polmonare di un bambino di 12 mesi, succede a molti genitori che poi però non finiscono sui giornali perchè l'estate dura solo pochi mesi all'anno. succederà d'inverno con conseguenze molto meno definitive, succederà alle fermate degli autobus, all'uscita da scuola, alla feste degli amici, nei negozi di frutta e verdura. succede e non accade la tragedia ma semplicemente succede.
succede di dimenticare il proprio figlio. succede anche in forme molto meno conformate e strutturate come una vera dimenticanza, succede di avere accanto figli che si dimenticano tutta la vita e dico tutta la vita. non muoiono in coma a 30 gradi, ma muoiono dentro di qualcosa d'altro per tutta la dolorosa durata della loro misera esistenza.
quello che accade, e che non succede a tutti, ma succede anche molto spesso, non è legato a un circuito neuronale deficitario con una spiegazione degna di uno scolaretto delle elementari, ma alla storia, al legame, alla relazione tra quel padre, o quella madre, e quel bambino. in modo specifico e indelebile. a quel genitore con quel figlio, e con quel coniuge che gli sta accanto tutti i giorni, oppure non gli sta accanto più, in relazione ai suoi stessi genitori e alle pulsioni desideri frustrazioni dolori che condizionano la sua vita ogni giorno. 
quel bambino dimenticato è legato non alla storia di tutti e di chiunque, ma in modo singolare e univoco al proprio genitore che lo dimentica in un atto che ha a che vedere con qualcosa che non si spiega come la luce che salta checcazzo proprio adesso che c'era la scena più bella del film ma con qualcosa di inconsapevole e potentissimo che condiziona ogni nostro gesto e ogni nostra scelta, tutti i santissimi giorni della nostra vita. quel bambino è stato dimenticato da quel genitore perchè in quel momento, che è apparentemente un istante ma è invece eterno nel mondo senza tempo della psiche, nella vita di quel genitore, per motivi che sono inscritti indelebilmente dentro di lui e solo lui può conoscere, non c'era posto, un posto, per quel bambino, quel figlio.
ma devo essere una cogliona io a pensarla così, una povera ignorante psichiatra del cazzo mal pagata e senza prospettive se il più grande psichiatra italiano si è dimenticato -oibò pure lui- di questo piccolo particolare nella sua autorevole intervista sul corriere della sera di milano. che sia uno scherzo del suo inconscio??
che dio mi perdoni.

12 commenti:

Amore_immaginato ha detto...

Siamo due coglione allora.
Ed io ho pure l'aggravante di essere nulla in materia di psichiatria!

Anonimo ha detto...

"nella vita di quel genitore, per motivi che sono inscritti indelebilmente dentro di lui e solo lui può conoscere, non c'era posto, un posto, per quel bambino, quel figlio"

Cara Rossa, tu sai quanto io ti stimi, ma hai detto una cosa così disumana, così razzistica, così priva di compassione, da farmi orrore. Che uno psichiatra o l'altro possano pensare che la realtà sia interpretabile con la chimica o con la categoria dell'atto mancato mi sembra normale: ci si può rispettare avendo idee diverse. Ma che qualcuno si permetta di dire, a un genitore cui è capitata la cosa più terribile che si possa immaginare, e la cui tragedia merita solo umana pietà, "non c'era posto, un posto, per quel bambino, quel figlio", trovo che sia una delle cose più orrende che io abbia mai sentito in tutta la mia vita.

Rossa ha detto...

caso mai la tua è un'attenuante direi. ma io, come vedi dal commento sotto, sono molto colpevole.

Titaniumx7 ha detto...

Rossa riposati...Ciao

Rossa ha detto...

caro Rofrano, evidentemente la tua stima non è poi così vasta. ma decisamente limitata. io sono tutto tranne che crudele, ma conosco la psiche -oddio povera me sembri volermi dire il contrario ma l'ho messo in dubbio pure io dai- e so che in ogni gesto c'è responsabilità. metti nelle mie parole un valore di colpevolizazzione verso qualcosa o qualcuno che io non ho messo. neanche per idea. sono crudele? giudico? do colpe? ho dato a qualcuno dell'assassino? no, però è certo che nella vita di tutti noi le dimenticanze non sono legate ad accensioni neuronali casuali ma dettate da questioni inconscie profonde. ti scandalizzi, o forse ti identifichi, per il mio commento perchè quei bambini sono morti ma gesti simili di dimenticanza sono molto frequenti e, come ho avuto modo di scrivere ampiamente nel post, non hanno conseguenze tragiche come quelle che si leggono a raffica nei giornali. evidentemente anche tu ti lasci cogliere dal potere spiazzante della notizia, orribile spaventosa, ma il fatto che a volte nella nostra mente venga a mancare il posto per i nostri figli questo è un fatto, non necessariamente dalle tragiche conseguenze. ho sentito racconti di bambini lasciati alle fermate dei tram, o lasciati a casa di amci dopo una festa, o dimenticati in un negozio. tutto bene tutto recuperato tutto a posto, diversamente se fuori ci sono 30 gradi e 40 in un abitacolo. certo quella dimenticanza, in quel caso, è lunga e ha un valore psichico in quella relazione che ci piaccia o no.
in quel momento non c'era posto nella mente di quel genitore per quel bambino, il che non toglie niente al bene che gli si possa volere e a tutto quello che gli si sarebbe potuto donare nella vita, ma quella dimenticanza si è verificata e non si può negarne l'evenienza. se avessi davanti quel genitore di certo non lo affosserei con parole di questo genere - se lo pensi è meglio che tu riveda davvero la tua opinione di me- ti puoi immaginare, la mia umana pietà, di cui penso di essere dotata, verrebbe messa in atto, ma il mio post non era una commemorazione funebre -ma ne troverai moltissimi in giro ne sono certa- il mio commento ha un valore e un significato del tutto diverso, ha il valore di dire che negare il potere dell'inconscio è un atto superficiale e che, di fatto, non aiuta nessuno, nemmeno in tragedie di questo genere.

Rossa ha detto...

cosa vuol dire Titanium il tuo commento?

enzo ha detto...

Cara Rossa, forse già ti dissi che il Cassano è annoverato fra i miei concittadini, e questo lascia un'onta sulla città pensante tutta. Da noi si dice "Ti porto da Cassano!" per dire che sei incorreggibilmente bollito.
E qui mi allaccio ai fatti.
Credo che stia proprio nelle tue parole "non c'era posto nella mente di quel genitore per quel bambino" la chiave di tutto. Non c'era posto perché siamo bolliti, strippati, ansiogeni, continuamente di corsa e con la mente invasa da una miriade di pensieri spesso inutili, da una infinita moltitudine di immagini: e tutto questo overpressing di emozioni annebbia il nostro pensare. Abbiamo perduto sempre più la vera vita, quella comune a tutte le specie di mammiferi e di primati, quella che inizia con il sorgere del sole, che vive all'interno di un sistema così splendido da essere semplicissimo.
"Cogito ergo sum" si è trasformato da troppo tempo in "sum".
Cogitare è demodé, i cogitanti in questa nostra società sono considerati babbei o una elite snob, la consapevolezza e la coscienza del sé vengono considerate troppo difficili, meglio avere una fede incontrollata per il Pisa o per la Juventus, o per Maria De Filippi o Santoro. La tv distrugge la scimmia nuda più delle ingiustizie e tragedie quotidiane.
Non sono competente in materia ma sento che manca una strada e che ciò sta trasformando la nostra vita in un inferno.
Un abbraccio e buona giornata

enzo ha detto...

Rossa, ti scrivo ancora, da te è tutto finito:
G R A Z I E !!!!

Sono commosso e godo come da tempo non mi capitava, non so se questo è il posto giusto ma volevo condividere con i milanesi la mia gioia.

Rossa ha detto...

ciao Paolo. non fosse stato per Pisapia oggi sarebbe stata una giornata impossibile.
non penso quel che hai scritto, non è la mancanza di pensiero o lo schiacciamento da over pressing a creare questi eventi. tu ipotizzi un ingorgo di eventi e preoccupazioni che ci impediscono di pensare e ci portano a una scrematura forzata, per forza di cose, di ciò che possiamo contenere. ma dimenticarsi di pagare l'assicurazione della macchina, per dire, non è paragonabile alla dimenticanza di un bambino in macchina con noi. sono eventi non paragonabili perchè possiedono, ovviamente, valori simbolici diversi. l'inconscio è etico e distingue il valore degli oggetti. penso che queste dimenticanze abbiano un valore privato, non sono legate al saper pensare o al soggiogamento telematico, penso che abbiano una derivazione profonda, intima. inconscia.
grazie del tuo contributo, ti abbraccio.

Rossa ha detto...

ho scritto la mia risposta prima di leggere il tuo nuovo commento. prego è stato un vero piacere, speriamo che questo cambiamento abbia un senso reale, una portata autentica di miglioramento. liberarsi delle derive berlusconiane non basta.

Anonimo ha detto...

Chiedo scusa a Rossa per l'ospitalità che le chiedo, ma a Enzo, per nessun altro motivo che per onestà, vorrei dire che io sono uno dei bolliti portati da Cassano, da due genitori disperati com'erano i miei: ci sono arrivato più morto che vivo e ringrazio chi mi ha messo in macchina e mi ha portato a Pisa. Quello che è arrivato davanti a Cassano era un uomo di 35 che giaceva da 6 mesi nello stesso letto, piangendo, rifiutandosi di lavarsi e di sbarbarsi, spesso coprendosi di merda che la pazienza e la bontà della mia fidanzata provvedeva a rimuovere, senza mai aver aperto le finestre (se me le aprivano adottavo comportamenti autolesivi), e soprattutto schiacciato da una sofferenza per descrivere la quale le parole non esistono. Quel medico mi ha curato in modo efficace e mi ha restituito a una vita che, come quella di tutti, ha gioie e dolori, ma che è diventata vivibile, che mi ha permesso di esprimermi, di aprirmi agli altri, di amare la vita stessa e le persone. E' molto amaro leggere parole come "città pensante" e "onta". Al medico che, dopo decine di fallimenti da parte di altri specialisti, mi ha efficacemente curato, va solo la mia gratitudine.

Ma le parole di Enzo non sono un caso isolato: ormai è così, funziona così. La tolleranza, la misura, il rispetto per gli altri anche se la pensano diversamente da noi, hanno lasciato il posto alle contumelie, al processo alle intenzioni, alla risentita malevolenza. Non ce ne accorgiamo nemmeno più, e forse il vero atto mancato, sul quale interrogare l'inconscio collettivo, è questa censura dell'accettazione per chi ha avuto una storia, un percorso, un destino diverso dal nostro, che ci sembra sempre l'unico giusto, l'unico adatto alle "persone pensanti", sulle quali gli altri, con il loro semplice esistere, gettano "un'onta".

enzo ha detto...

@ Rofrano: ti porgo sinceramente le mie scuse se ho toccato le tue corde personali. Il mio era un pensiero generale, io sono un "bollito" come tanti, a volte la mia vita mi passa davanti e mi lascio andare alla disperazione più profonda.
Ho avuto persone a me vicine che hanno avuto una esperienza traumatica in quella clinica e la mia presa di distanza dal luminare è dovuta a questo: penso a Giusi, a Lele, a Umberto ed altri che, al contrario della tua esperienza, una volta usciti da lì hanno dovuto ricostruirsi con una ulteriore esperienza negativa alle spalle.
Non sono certo del "mestiere", può essere che abbia usato toni superficiali in un argomento che richiede più preparazione; come puoi leggere ho usato sempre il "noi", includendomi con questo nel novero.
Ho portato la mia esperienza di pisano, e ti chiedo di perdonarmi se con le mie parole ho suscitato in te una reazione così negativa.
La mia vita è costruita nella tolleranza e nel mutuo aiuto, da sempre, ancora oggi.
Un saluto a tutti