bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

venerdì 18 agosto 2017

le otto montagne

delle Otto montagne di Paolo Cognetti (e dove mai potevo leggerlo?) non comprendo l'innesto del Nepal, è stonato. capisco sia funzionale allo svolgimento della trama, o meglio alla composizione del titolo, ma sono i pezzi narrativi in cui mi sono completamente estraniata, perché sono corpi estranei.
ne ricavo invece la bellezza della montagna, per chi la ama.
è un libro in bianco e nero, così come sono in bianco e nero le bellissime cartoline e fotografie della montagna, anche di Ortisei, negli anni 60 o prima ancora, quando era montagna. sono struggenti, mi procurano una nostalgia tremante per ciò che era e non è più, sono l'emblema di una purezza perduta, case essenziali, strade ampie, nessuna vetrina, uomini con i pantaloni di velluto alla zuava e donne con i fazzoletti in testa.
io della montagna amo il verde, quello brillante dei prati in contrasto con quello scuro degli abeti.
le rocce mi fanno paura. se rosate dal tramonto mi adeguo al gusto comune, se grigie o nere o graffiate dalle frane, se intervallate da forcelle pietrose, mi irrigidisco, sono luoghi di contrasto, sono anime nere.













mi tranquillizzo al suono delle Ganes, trio ladino che canta e suona rievocando la lingua e le leggende di queste valli. le ho ascoltate in cima al paso Sella, chiuso al traffico ogni mercoledì. l'unica giornata nuvolosa della settimana, l'unico giorno in cui sono in gita. mi sono consolata, nonostante tutto, al pensiero delle fate dell'acqua, alle streghe delle rocce, delle amazzoni dal cuore di pietra (figure mitiche leggendarie delle dolomiti che già avevo incontrato alla visita di Firmiano, qualche anno fa - http://nuovateoria.blogspot.it/2014/09/mmm.html).

oggi, mentre quelli da giorni e giorni e giorni vanno sul Puez, sullo Stevia, verso le Odle, mi avvio verso San Giacomo, in un tentativo di riconciliazione, intenerita dal libro, ma  sbaglio fermata dell'autobus e poi sbaglio strada, allungo di molto il tragitto, mi affanno con la mia insufficienza mitralica che si fa tristemente sentire e ritrovo, seduta e felice, riposata e allegra, in cima alla salita con la bella chiesa svettante, la famigliola con due bambini piccoli che era in autobus con me all'andata.
è lì che il dubbio mi assale: o sono ganes travestite da veneti o io mi sono, non una, ma più volte sbagliata.
montanara fallita.


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