bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

lunedì 21 luglio 2014

vita di Adéle

la misteriosa debolezza del volto
J.P. Sartre

Abdellatif Kechiche dirige Léa Seydoux e  Adèle Exarchopoulos.
sul romanzo "La Vie de Marianne" letto in classe durante un'ora di letteratura si apre la Vita di Adèle, storia d'amore e di formazione di un'adolescente che concede alla macchina da presa ogni dettaglio e ogni sfumatura di sé.
non sono certa di aver mai visto un film così, ne sono rimasta fulminata.
3 ore di film, 3 ore di sconcerto, di passione, di vita, come essere nella vita, nella testa, nel corpo di un'altra.
impressionante. totalizzante. un'esperienza di trasformazione e di verità.
di Adèle si vede tutto, e dico tutto.
la macchina non si distanzia da lei per più di mezzo metro per tutta la durata del film, praticamente una lettura analitica ravvicinata che non si stanca mai di guardare qualsiasi dettaglio. ovviamente anche il più intimo. la vediamo mangiare, respirare, dormire, ogni parte del suo corpo è a nostra disposizione. la si vede con la bocca sporca di cibo -Adéle ama mangiare come qualsiasi cosa simbolo di desiderio nella vita- con briciole o tracce d'unto a sporcarle le labbra, con il naso che cola e non si pulisce mai, piangere senza sciugarsi lasciandosi invadere dalle lacrime senza ritegno, con la bocca aperta mentre dorme, con i capelli sempre tra le mani o sulla bocca a invaderla ovunque, capelli puliti, capelli sporchi, bella e brutta, sudata e stanca, la si vede mentre scopa, mentre si masturba, mentre bacia, mentre si spaventa, sempre a meno di un metro, a volte ancora più vicina. è come un trasferimento, la si sente palpitare, gioire, soffrire, non ci separiamo da lei nemmeno per un istante. è una vita che per 3 ore ci appartiene. è un film di appartenenza, di respiro insieme. sembra di entrarle dentro, a Adéle, nella sua bocca, nella sua pancia, nel suo ventre, nella sua vagina, nella sua saliva, nel suo battito, nella sua timidezza e paura, nel suo desiderio e morte, nella sua speranza e delusione.
“Cosa provate quando avete avuto per la prima volta un colpo di fulmine?” chiede il professore agli alunni della classe di Adèle mentre leggono La Vie de Marianne di Marivaux , “sentite che il cuore ha qualcosa in più o qualcosa in meno?”. che sia in più o in meno, il cuore di Adèle sarà da quel momento in disequilibrio, mai più pieno: o troppo o troppo poco. se con un ragazzo della scuola avrà la prima insoddisfacente esperienza sessuale, è solo con Emma, incrociata per la prima volta in una strada di Lille, che il disequilibrio sarà vero, eccitante e irreparabile insieme. la vita di Adéle è una crescita in seno al vuoto, è la graduale conoscenza del vuoto che l'amore crea, della mancanza che non si colma mai.
Emma è più grande di Adéle, che ha 15 anni, e questa differenza in seno alla loro bella storia di amore si farà sentire nel tempo, come uno scalino che non si colma. Adèle sentirà la differenza, la disuguaglianza, la distanza, ne patirà e sbaglierà fino a perdere l'oggetto del suo amore. poi il vuoto sarà fatale, sarà sofferenza, cambiando solo di forma, dal vuoto della disuguaglianza, al vuoto dell'assenza.




Emma la ritrae, spesso, è una studentessa di belle arti, poi pittrice, e facendole un ritratto, il primo, le cita una frase di Sartre, il filosofo della libertà: "la misteriosa debolezza del volto". 
ed è questo il film, la misteriosa bellezza di questo giovane volto, bellissimo, aperto, esposto, magnetico, umano e vitale, sofferente e magico. così debole, così fragile a volte nella sua fase di formazione, così forte nella resistenza a ciò che fa male, a starci dentro senza scorciatoie, e anche forte nel cogliere ciò che fa bene, ciò che  tutto il desiderio del mondo porta di bello in sè.
le citazioni sono tante, il film è anche colto, profondo e serio. è Antigone che Adèle scopre a scuola, quella giovane eroina che deve scegliere tra la sua legge e la legge di Creonte, una scelta tragica, che, come ogni tragedia, è senza scampo, è destinata alla morte. Antigone lotta fino alla morte per difendere la sua ribellione alle leggi convenzionali, muore in nome della sua legge in antitesi a quella del potere. è il conflitto di ogni adolescente, portare avanti la propria istanza di autonomia rispetto a un mondo già scritto prima di loro, è la storia di Adéle che viaggia nella sua propria vita, nella sua tragedia, intorno a un vuoto conosciuto con l'amore e mai più colmato, un viaggio che la porterà verso l'età adulta e la consapevolezza delle sue perdite e sofferenze.

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