bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 10 ottobre 2013

via castellana bandiera

ci penso e ci ripenso.
e non so cosa pensare di questo film.
un film che aspettavo: Via Castellana Bandiera, regia di Emma Dante, con Emma Dante, Alba Rohrwacher, Elena Cotta (coppa Volpi miglior attrice a Venezia)
l'idea ha una sua polpa, una sostanza, ma non abbastanza succosa.
le immagini hanno contorni definiti, ma non abbastanza forti.
c'è qualcosa che colpisce ma poi, di fatto, il film mi ha lasciato fredda.
il film è freddo.
e non sa cosa vuole dire.

LA STORIA DEL FILM
Una domenica pomeriggio calda e assolata. Lo scirocco soffia senza pietà su Palermo quando due donne, Rosa e Clara, venute per festeggiare il matrimonio di un amico, si perdono nelle strade della città e finiscono in una specie di budello: Via Castellana Bandiera. Nello stesso momento un’altra macchina, guidata da Samira e con dentro ammassata la famiglia Calafiore, arriva in senso contrario ed entra nella stessa strada. Né Rosa, al volante della sua Multipla, né Samira, donna antica e testarda alla guida della sua Punto, intendono cedere il passo l’una all’altra. Chiuse nelle loro auto, le due donne si affrontano in un duello muto che si consuma nella violenza intima degli sguardi. Una sfida tutta al femminile punteggiata dal rifiuto di bere, mangiare e dormire, più ostinata del sole di Palermo e più testarda della ferocia degli uomini che le circondano. Perché, come in ogni duello, è sempre una questione di vita o di morte…



intanto, lo devo dire, non ne posso più della Rohrwacher -Alba- che fa sempre e dico sempre la stessa parte. sembra trasportarsi da un film all'altro senza modificare mai la sua immagine. mi sembra di ritrovarla immutata e mi sforzo di ricordare cosa faceva prima, nell'altro film: la stessa cosa. stessi vestiti, stesso look, stessa parte, stessa pettinatura. basta.
questo toglie carattere al personaggio, ammesso che ne abbia, alla fine lo rende del tutto anonimo.
la nostra regista e attrice, la brava Emma Dante, artista piuttosto poliedrica nota soprattutto per la dedizione al teatro, sembra voler dire qualcosa con lo strumento cinema ma non riuscirci fino in fondo. ci sono trovate, espedienti, allargamenti, immagini fisse, ma alla fine nulla è convincente.
le immagini più forti sono quelle dei corpi. non so se mi sono fissata sul corpo ultimamente, ma vedo corpo ovunque. qui non me lo sono immaginata, qui il corpo c'è, mangia piscia, sa di corpo.odora di corpo.
ma.


nel procedere del film lo sguardo si allarga, la strada che sembrava così stretta e angusta, e che giustificava il fronteggiarsi delle due macchine, o passi tu o passo io, o ti sposti o da qui non ci muoviamo, diventa larga, molto larga, spaziosa, con tutto l'agio per passare senza fastidio per nessuno.
lo spazio c'era ma nessuno l'ha voluto vedere.
e quindi?
quell'ostinato fronteggiarsi e sfidarsi che senso ha avuto?
è forse quello che accade negli invincibili orgogli? nei rifiuti al cedere? nelle prese di posizione ad ogni costo?
vogliamo dire che la rigidità è solo un prodotto mentale o un comportamento acritico? che la soluzione c'è sempre? è lì ma non la vogliamo intraprendere per la volontà, la caparbietà, la prepotenza di voler dimostrare che abbiamo ragione? almeno questa volta nella vita voglio aver ragione dell'altro dopo che per tutta la vita ne ho sopportato l'abuso? è questa la metafora che sottende i due musi duri, quello delle auto e delle due protagoniste nemiche amiche?
insomma, avrei voluto che questo film mi piacesse, avrei voluto ma non è andata così.

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