intanto hanno riaperto, parzialmente, i musei.
ci passerò tutto il prossimo we.
poi leggo sul giornale che un giocatore di basket, Jason Clark, che gioca a Varese, ha deciso di recidere il contratto e tornare negli USA per paura del contagio italiano.
vorrei dire a Jason, caro, che, ahimè, il contagio arriverà anche a casa sua, farà il giro del mondo, e che, senza ombra di dubbio, è molto meglio prenderselo qui, se lo si prende, a casa nostra con il nostro inimitabile sevizio sanitario nazionale, che a casa sua, negli USA, con quella sottospecie di assistenza sanitaria da assicurati milionari che hanno.
non c'è storia, secondo me.
e sto aspettando di veder cosa accadrà a quel paese malato che si chiama Sati Uniti di America con l'arrivo di sua maestà il coronavirus. forse sarà un microbo a spodestare le politiche marcescenti di Trump.
qui molti ancora non capiscono, vedi i vari capocomici dei teatri cittadini, che credono di essere dentro una resistenza bellica ai nazisti e che quindi il teatro abbia il valore politico e simbolico della resistenza, o dei sacerdoti, che urlano che la fede salva le anime (ma non i polmoni), o, non parliamone, dei dirigenti di inter e juve, diomiopoveretti, ma non possiamo aspettarci molto da un mondo calcistico viziato dai milioni che circolano come fossero noccioline, dagli urli fanatici degli spalti, dai giocatori autistici o ossessivi-compulsivi ma bilionari scambiati per eroi del nostro tempo.
assembramenti zero. è chiaro?
certo fa specie che le emissioni di CO2 si siano ridotte in Cina, di questi tempi.
sono certa che l'inquinamento milanese, piaga cronica inguaribile da città iperevoluta irrefrenabile insonne, darà segnali analoghi di contrazione.
il monito di sua maestà il virus a me sembra chiaro.
la quarantena del mondo ci salverà, la quarantena è necessaria, la frenata consumistica capitalistica è l'unica via per il recupero del nostro habitat, non ci sono mezze misure, mezzucci e inghippi.
per questo la battaglia ecologica è la battaglia del secolo, è la rivoluzione che ci attende.
ma che nessuno veramente vuole.
a vedere le cose oggi, a sentire i telegiornali, a guardare le cartine del mondo, le mappe del contagio, forse ci toccherà senza volerlo.
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