bianco e nero

come una foto. in bianco e nero. nessuna concessione al colore, alla spettacolarita', ai nuovi barbari. bianco e nero colori vividi dell'essenziale, solo l'autenticita' della forma. della sostanza. l'occhio vede e non si inganna.
"questo e' il mio segreto.
veramente semplice.
si vede bene solo con il cuore.
L'essenziale e' invisibile agli occhi."
Il piccolo principe. A.d.S-E.

giovedì 31 dicembre 2020

Damiel e Cassiel

Rainer Maria Rilke, 
da “Elegie duinesi”

La prima Elegia: 
“Ma chi, se gridassi, mi udrebbe, dalle schiere 
degli Angeli? E se anche un Angelo a un tratto
mi stringesse al suo cuore: la sua essenza più forte
mi farebbe morire. Perché il bello non è
che il tremendo al suo inizio, noi lo possiamo reggere ancora, 
lo ammiramo anche tanto, perch'esso calmo, sdegna 
distruggerci. Degli Angeli ciascuno è tremendo. (…)” 

Nella seconda riprende: 
“Gli Angeli sono tutti tremendi. Eppure, ahimè, 
io invoco voi, uccelli d'anima che quasi fate morire, 
pur sapendovi. Dove sono i giorni di Tobia, 
quando uno dei più radiosi si stette all'umile porta di casa 
un po' travestito da viaggio e, così, già non più pauroso, 
(giovane al giovane che guardava fuori curioso). 
Si movesse ora l'Arcangelo, il pericoloso, 
si movesse da dietro le stelle 
di un passo soltanto, giù verso di noi: con la violenza 
del battito, ci ucciderebbe il nostro proprio cuore. 
Chi siete voi? (…)”

ho letto un commento interessante secondo cui, effettivamente, l'Angelo di Rilke non ha molto a che vedere con quelli del film di Wenders, anche se Rilke viene quasi sempre citato in questo caso. in Wenders il movimento è dall'esterno all'interno e dal distacco compassionevole al coinvolgimento, che fa sì che alcuni angeli decidano di diventare "umani" entrando a pieno titolo nella vita con le sue emozioni e unendosi agli uomini per condividerne le passioni.


nel caso di Bruno Ganz, Damiel, è l'innamoramento che spinge ad "entrare nel fiume", in Rilke il movimento è opposto: il grido sale dal basso verso l'alto ed è il poeta che deve compiere un lungo e doloroso percorso per incontrare il volto amichevole dell'Angelo, di cui all'inizio è presente solo l'aspetto terribile e inaffidabile, una bellezza terrifica, spaventosa, incomprensibile all'uomo. l'Angelo rimane l'abitatore dei due mondi, estraneo ed inafferrabile, e solo la preghiera lo rende il simbolo più perfetto del destino umano: quello di trasformare il visibile in invisibile.

mercoledì 30 dicembre 2020

ora so ciò che nessun angelo sa



ora so 
ciò che nessun angelo sa

narra, musa del narratore, 
l'antico bambino gettato ai confini del nulla 
e fa che in lui ognuno si riconosca.


come fui sul monte e arrivai al sole dalla nebbia della valle 
il fuoco ai bordi del pascolo
le patate nella cenere
il capannone delle barche sul lago
la croce del sud
l'oriente lontano
l'ovest selvaggio
il grande lago dell'orso

https://youtu.be/Etrhn2vI1Vw

Elogio dell'infanzia
di Peter Handke 

Quando il bambino era bambino, 
camminava con le braccia ciondoloni, 
voleva che il ruscello fosse un fiume, 
il fiume un torrente 
e questa pozzanghera il mare. 

Quando il bambino era bambino, 
non sapeva di essere un bambino, 
per lui tutto aveva un’anima 
e tutte le anime erano un tutt’uno. 

Quando il bambino era bambino 
non aveva opinioni su nulla, 
non aveva abitudini, 
sedeva spesso con le gambe incrociate, 
e di colpo si metteva a correre, 
aveva un vortice tra i capelli 
e non faceva facce da fotografo. 

Quando il bambino era bambino, 
era l’epoca di queste domande: 
perché io sono io, e perché non sei tu? 
perché sono qui, e perché non sono lì? 
quando comincia il tempo, e dove finisce lo spazio? 
la vita sotto il sole è forse solo un sogno? 
non è solo l’apparenza di un mondo 
davanti al mondo quello che vedo, sento e odoro? 
c’è veramente il male e gente veramente cattiva? 
come può essere che io, 
che sono io, non c’ero prima di diventare, 
e che, una volta, io, 
che sono io, non sarò più quello che sono? 
...
Quando il bambino era bambino,
per nutrirsi gli bastavano pane e mela, 
ed è ancora così. 

Quando il bambino era bambino, 
le bacche gli cadevano in mano come solo le bacche sanno cadere, 
ed è ancora così, 
le noci fresche gli raspavano la lingua, 
ed è ancora così, a ogni monte, 
sentiva nostalgia per una montagna ancora più alta, 
e in ogni città, 
sentiva nostalgia per una città ancora più grande, 
ed è ancora così, 
sulla cima di un albero prendeva le ciliegie tutto euforico, 
com’è ancora oggi, aveva timore davanti a ogni estraneo, 
e continua ad averlo, 
aspettava la prima neve, 
e continua ad aspettarla. 

Quando il bambino era bambino, 
lanciava contro l’albero un bastone come fosse una lancia, 
che ancora continua a vibrare. 

tutto
da Il cielo sopra Berlino 
Wim Wenders, 1987

capolavoro
Parole e pensieri 
Poesia
Il sorriso buono di Bruno Ganz
La scena della biblioteca 
Gli angeli, tremendi, di Rilke

capolavoro 

domenica 20 dicembre 2020

cado

cado, mi faccio male.

accade spesso ultimamente.

perchè cado?

cado e questa volta anche mi spavento un po',

cado per strada, non inciampo, cado e basta e sono al semaforo.

cado, in avanti e finisco in strada.

cado, in avanti, e mi proteggo con le mani.

mi faccio male, una botta al ginocchio e una, potente, alla mano che ha frenato la caduta in avanti.

cado, mi avranno visto dalle macchine.

cado e una signora, con una bambina, mi chiede se mi sono fatta male

si.

cado e mi rialzo, spaventata, e le dico si, mi sono fatta male.

forse spiazzata dalla mia risposta, di solito si dice: no non è niente, la signora mi dice:

SI APPOGGI AL PALO

e se ne va.

si appoggi al palo?

una locuzione senza senso, ma non avrà trovato nel suo vocabolario e nel suo codice simbolico nulla d'altro da dirmi.

si appoggi al palo o si impicchi al palo?

cado e finisco nel non senso, mio e dell'Altro.

giovedì 10 dicembre 2020

Oropesa sulle tracce di Vettriano

l'immagine più bella, ma ne ho in mente parecchie, dalla prima on line della Scala del 7 dicembre 2020 è quella di “Regnava nel silenzio” da Lucia di Lammermoor di Donizetti con Lisette Oropesa.

all'immagine si unisce la bellezza del canto.

ma l'immagine ha avuto una potenza dirompente, almeno in me.



e mi ha ricordato altre immagini, alle quali certamente Davide Livermore si è isprirato, senza particolari misteri

Jack Vettriano, che campeggia a casa mia.




Macron Al Sisi e la legion d'onore

mentre sulla base di due nuove testimonianze, e di molti altri elementi raccolti nel corso di ormai quasi cinque anni di indagini caratterizzati da un’interlocuzione con i magistrati egiziani a dir poco complicata e intermittente, la Procura di Roma ha chiuso le indagini e si appresta a chiedere il processo per la morte di Giulio Regeni per il maggiore Sharif (accusato anche di omicidio), il generale Tariq Sabir, il colonnello Athar Kamel Mohamed Ibrahim e il colonnello Uhsam Helmi (gli ultimi tre accusati solo di sequestro di persona)

e mentre il tribunale del Cairo decideva di tenere in carcere per altri 45 giorni Patrick Zaki

a Parigi

il sig. Emmanuel Macron, per il quale è notorio non ho mai provato alcuna simpatia, anzi, e consorte hanno incontrato il benemerito Al Sisi e pure lo ha onorato di una patacca retorica e abominevole quale la Grande Croce della Legion d’Onore della Repubblica francese, il tutto non ufficialmente registrato dall'entourage dell'Eliseo e in assenza dei media francesi ma solo reperibile attraverso il sito internet del regime autoritario egiziano.
le porcate immonde, invenzioni retoriche come il "dialogo esigente" di cui la Francia abbonda, si fanno di nascosto ma si sa, sono eludibili per poco.

certo cerchiamo di tenere duro ma finchè in Europa saremo governati da personaggi come questi sarà difficile mantenere intatta la coraggiosa fede nell'unione europea.

così, come per mimì e cocò che dirigono la regione Lombardia volgendola al fondo dell'abisso del ridicolo da una parte e dell'infimo dall'altra, c'è sempre da sperarare che alle prossime elezioni, regionali lombarde, nazionali, francesi ed europee, i dementi non ricevano ulteriore contributi in voti. ma sufficienti calci in culo e una generosa porzione di oblio e recessione in fondo classifica.


domenica 6 dicembre 2020

Suarez, non è una vignetta

 no, non lo è.

questo episodio della nostra contemporaneità concentra in sé le tragedie i lutti le perdite le meschinità irrecuperabili inemendabili del nostro tempo.

si svolge in un ateneo, non nei sobborghi, in un'università non nei non-luoghi della sottocultura planetaria.

si svolge in Italia, ove accogliamo migliaia di migranti e dove milioni di migranti lavorano, partecipano del bene comune, pagano le tasse, crescono, almeno loro, figli e li mandano nelle nostre scuole. è il paese in cui si è rinunciato a votare in favore dello ius soli.

è un episodio che ci parla di un sovranismo desolante dell'io, meschino e deplorevole, un io inabissato, naufragato, nella cattività, senza varco verso l'altro e il mondo.

possiamo dare la cittadinanza a chi non  lo merita, a chi non ne ha i requisiti rispondendo solo al credo del dio sovrano del denaro, delle società di calcio, del potere e del vuoto di senso che ci comandano.

la cultura si piega al commercio, alla svendita della dignità in nome del denaro. e nemmeno del denaro che porta, ma del denaro che si rappresenta, quindi difronte all'idolatria del denaro.

un docente universitario trema di gioia e viene nelle mutande al pensiero di avere di fronte, e di favorire, quell'italiano che gli porterà a casa un gol, un pallone nella rete.

intendiamoci, siamo immersi nello sfacelo liquido della putrefazione, ma questo è un pugnale infilato nella testa attraverso un occhio, è la fine definitiva della decenza.

è la fine di tutto.

liberatemi.


giovedì 3 dicembre 2020

vignetta Cremonini sulla schizofrenia

c'è da sbellicarsi.
oppure da gridare allo scandalo.
non so, vedete voi.
leggo sul giornale, l'accreditato Corriere della Sera, qualche giorno fa, un'intervista a Cesare Cremonini.
non sono una fan, ma lo conosco, e ho letto l'intervista perchè attirata, come una falena, dal titolo che mette in mezzo, udite udite, la schizofrenia.
ciumbia!!
siamo sicuri?
roba grossa.

vado a vedere. leggo.
il suddetto cantante riferisce di una fase buia della sua vita in cui avrebbe cominciato a sbarellare, isolamento, aumento ponderale, e un senso di oppressione.
va dallo psichiatra e gli spiega. c'ho un senso di angoscia come se avessi dentro un mostro.
lo psichiatra gli mostra (LO VOGLIO CONOSCERE!!!) una roba al pc e gli chiede: è questo?
e lui (VOGLIO CONOSCERE ANCHE LUI!!) gli dice si, è quello il mostro che ho dentro, un tipo brutto e peloso.
lo psichiatra gli dice: è schizofrenia, cammina e ti passa.
lui ha camminato e gli è passata.
così fa scrivere al giornalista (potrei conoscere anche questo??): HO SCONFITTO LA SCHIZOFRENIA.

di certo si tratta di una presa per il culo e di uno scherzo da burloni, da brutta vignetta umoristica.
il solo problema è che non vorrei che qualcuno pensasse che questa sia la schizofrenia e che Cremonini possa mai aver avuto qualcosa che nemmeno ci somigli, o pensare che dalla schizofrenia si esca con quel bel musino, quella carriera e quei soldi e quel successo, o che la schizofrenia abbia una faccia brutta da scovare sul pc o su Vimeo o se ne esca camminando. oppure che tutti i giornalisti siano così ignoranti. 

brutti tempi questi. è così di idioti in giro.